"E sarà per sempre" di Viola Valentino, un album “per far conoscere nuovi aspetti di me, che molti ancora non conoscono”. L’intervista.

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É disponibile negli store e piattaforme digitali “E sarà per sempre”, il nuovo album di Viola Valentino, prodotto da Luca Venturi. Il disco è composto da 20 brani di cui 3 inediti e 2 cover. Le canzoni scelte sono molto significative per Viola Valentino  e sono state scritte da autori importanti della musica italiana, tra i quali Cristiano Minellono, Andrea Gallo, Luca Venturi, Giovanni Germanelli, Francesco Mignogna, Francesco Altobelli, Mirko Oliva e Francesco Serra, che duetta con Viola nel brano “Questo pensiero d'amore”.
Un grande ritorno per una voce iconica come quella di Viola Valentino che non ha mai smesso fin dai suoi esordi di far sognare tutti, non solo i suoi ammiratori. Oltre ai suoi più grandi successi, impressi nell’immaginario collettivo, Viola Valentino ha saputo dar voce, nel corso degli anni, anche ad un tipo di musica impegnata nel sociale. Ritornano in “E sarà per sempre” brani dal potente significato, “I Tacchi di Giada” in cui affronta il tema della violenza sulle donne e “Domani è un altro giorno” a favore della lotta contro l’omofobia, quest’ultimo inciso in ben quattro lingue. I tre inediti presenti lasciano intravedere le capacità di Viola di essere attuale non solo nei testi, ma anche nelle sonorità. Di notevole spicco l’inedito “Da qui all’eternità” in cui l’amore viene celebrato come sentimento universale, in grado di superare anche le barriere temporali. Insomma, un album ricco di emozioni, sorprese e nostalgici ricordi. 
Viola, mi sembra doveroso, prima di tutto, soffermarci un momento su quanto sta accadendo in Italia e nel mondo. Si soffre, si stringono i denti... Secondo te, troveremo la forza per rialzarci? Che idea ti sei fatta?
«In questo momento le idee mancano. Mi sento priva di idee. Penso stiano facendo tutto il possibile, ma è davvero dura».
Qualche giorno fa è stato rilasciato "E sarà per sempre" il tuo nuovo album, in un momento così delicato, che suppongo abbia fermato promozioni, spettacoli, come mai non hai optato per posticiparne l'uscita?
«Non è stato posticipato perché era già tutto pronto e stabilito, la programmazione, l’uscita, prima ancora che scoppiasse l’emergenza sanitaria, inoltre, non si prevedeva quanto sarebbe poi accaduto. Spero almeno possa portare un sospiro di sollievo a quelli che mi vogliono bene. Un modo anche per intrattenere coloro che sono a casa». 
Nell'album hai ripreso 17 brani... fantastici, dai tuoi ultimi lavori. Come sei riuscita a scegliere quali inserire e quali escludere? Un lavoro complicato! 
«É stata una scelta difficile perché ci sono almeno altri 10 brani che avrei voluto inserire all’interno di quest’album. Ovviamente, ho dovuto fare delle scelte necessarie, anche per far conoscere nuovi aspetti di me, che molti ancora non conoscono. Forse nella situazione che stiamo vivendo c’è più spazio per essere riflessivi. Si ascolta più musica e si possono comprendere cose nuove. Certo, quando esce un album nuovo, se sei un ammiratore dell’artista, lo compri, ma anche per chi lo ascolterà online, penso che molte persone potranno scoprire un lato di Viola che non conoscevano».

                
In ogni album non mancano brani che strizzano l'occhio al sociale, alla politica. Penso per esempio a “Romantici” oppure a brani come “I tacchi di Giada” e “Domani è un altro giorno”. La tua è una denuncia per mezzo della musica o un modo per mantenere alta la riflessione e l’attenzione in chi ascolta i tuoi pezzi?
«Viola Valentino è quella di “Comprami”, ma non solo quello. Ci sono anche tanti altri temi che affronto, politica sociale, amore, amicizia, temi diversi dai più drammatici ai meno drammatici e mi piace che le persone possano conoscerli. Inoltre, queste canzoni sono tutte tratte da album poco pubblicizzati. Nascono da un lavoro con il mio produttore, che non è più tra noi. É una dedica a lui. Mi sembrava doveroso rivedere le cose belle che avevamo fatto insieme e mi rendo conto che ne abbiamo fatte tante».

Un tributo, dunque, per Luigi Matta?
«Sì, per lui, credo di averlo anche scritto in una dedica nel mio disco. (“È un viaggio speciale attraverso alcuni anni di musica particolarmente importanti e intensi, perché furono voluti e condivisi con gioia insieme a un uomo speciale, Luigi Matta, come le canzoni che insieme abbiamo costruito e realizzato con amore. Ndr)».
La tua sensibilità nei confronti della comunità LGBTQ+  ti è valsa come incoronazione a icona gay, come ci si sente ad essere considerata una paladina? 
«Ci si sente bene. Gay, uomini e donne, vivono l’amore anche loro, i sentimenti sono uguali per tutti. Non vedo differenze, non riesco a vederle. Siamo tutti figli di Dio, ci ha voluto così Lui». 
Gli inediti sono tre, “Da qui all'eternità” è, a mio parere, il più forte e incisivo.
"Potrei amarti senza compromessi, da qui all’eternità, ma che c'entra l’età io non la sento." È forte come pensiero, i sentimenti non hanno confini... di nessun tipo. 

«Sta piacendo molto. Non mi aspettavo questo successo, sinceramente avevo puntato tutto su un altro inedito e pensare che è stato inserito quasi per un gioco del caso. Un giorno mi tornò in mente questo testo, al fatto che era stato scritto, ma non era mai stato utilizzato. Ci ho riflettuto e pensai che forse poteva essere inserito in “E Sarà per sempre”.  Di getto, quindi, come fossi un pittore l’ho messo sulla tela del mio album e con sorpresa sta piacendo tanto. Forse le persone sono state più intuitive di me, hanno avvertito qualcosa che io non avevo percepito. É Magia». 
Quando ti propongono un nuovo testo che cosa valuti prima di accettare? Cosa ti fa pensare che possa essere giusto?
«É sempre un’incognita, una scommessa. Lo valuto a pelle. Il testo deve crearmi delle emozioni. Se ci riesce lo canto, altrimenti, lo lascio in sospeso. Ci sono tanti brani, messi lì, perché non mi hanno suscitato nulla. 
É vero quando si dice che una canzone deve emozionare le persone che l’ascoltano, ma le emozioni deve provarle anche chi canta. Anzi, forse, soprattutto chi canta, perché solo così, a sua volta, può trasmetterle in chi ascolta».
Le due cover, sono tributi a un genere di musica che ami? Canzoni che canticchi in auto o che sono tra i preferiti nella tua Playlist?
«Sono due omaggi. “Che m’importa del mondo” è per Rita Pavone, un’amica e mi piaceva l’idea che suonasse in un modo diverso da com'è l’originale, che è degli anni ‘60. Ascoltando la mia versione si notano le differenze. L’altro omaggio riguarda “La mia storia tra le dita” di Gianluca Grignani. Mi piace molto il suo modo di scrivere, come canta. Lo considero un piccolo Vasco  Rossi ed io adoro Vasco. Sono circa 30 anni che chiudo i miei concerti con Albachiara, quindi, ti lascio immaginare. Penso che Grignani in qualche modo si avvicini molto. Userò un termine, forse poco adatto, è spregiudicato, nel modo di vivere, ma è questione caratteriale. Fuori dagli schemi. É importante, però, ascoltare anche chi è fuori dagli schemi, soprattutto se hanno qualcosa d’importante da dire e da dare. Si accettano, perché sanno dare emozioni». 
Che cosa hai pensato della partecipazione di Rita Pavone a Sanremo?
«A me è sembrata grintosa. Sembrava una piccola Tina Turner. In seguito sono state dette tante cose, che forse era meglio partecipasse come ospite e non come concorrente». 
Forse c’è quest’idea che artisti che hanno calcato l’onda negli anni passati, siano ormai leggende e debbano lasciar perdere queste gare? 
«Ho dato la stessa interpretazione, ma non credo sia giusto. Mettersi in gioco nella vita, ogni tanto, vale la pena farlo. Lei ha voluto fare quest’esperienza. Quando avrò modo di sentirla le chiederò personalmente di questa decisione, ma per me è giusto mettersi in gioco, considerando che lei è una grande artista, a livello mondiale».


Tu, a Sanremo? Ci hai mai pensato?
«No. Sinceramente non mi sono nemmeno più presentata. Forse non c’è stata la voglia, forse non era il momento. Nemmeno quest’anno che avrei potuto concorrere con “Da qui all’eternità”, ma non ci ho proprio pensato. Esistono troppi meccanismi particolari, burocratici, editoriali, per cui a un certo punto pensi di non sentirti abbastanza forte da poter affrontare tutto ciò».
Appena quest’incubo sarà finito, riusciremo a vederti in giro per l'Italia in un tour? Che progetti ci sono in cantiere?
«Me lo auguro! Noi siamo pronti, siamo pronti già da un po’. Mi auguro anche che finisca tutto questo che stiamo vivendo. Ovviamente ci sarà un tour, come del resto c’è ogni estate. Al momento ho dovuto rinunciare a molte serate, ma ho tutto pronto, anche la band, bisogna aspettare solo che le cose migliorino. Dobbiamo pensarla così, anche quando si è un po’ tristi, bisogna far prevalere l’ottimismo». 
La quarantena è pesante per tutti, soprattutto, per chi non è abituato a stare tanto tempo in casa...
«Vero. Ci sono persone più nervose cui risulta difficile restare segregati, ma suppongo sia così un po’ per tutti». 
Prima di lasciarti, una piccola parentesi sul brano “Sola”. Quanta carica infonde? Un inno a farcela e a superare tutte le avversità della vita... da soli! É un grande insegnamento di vita. Quando ti è stato proposto, quali considerazioni ha avuto? 
«Chiaramente il brano mi è piaciuto. C’erano tante cose in quel momento che mi entusiasmavano. É legato al film che ho girato insieme a Tomas Milian, un’esperienza bellissima. Il brano si lega e si adatta molto al film e la trama del film aiuta a comprendere meglio la canzone. In quel momento, ci ho visto tante cose, tanti colori diversi. Sono contenta per la canzone e anche per il film».