«I giovani dovrebbero riconoscere il proprio talento e coltivarlo per arricchire se stessi e chi li circonda». Intervista ai dARI 2010

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Interviste D’Annata - Una serie di interviste rilasciate al giornalista Nicola Garofano su un vecchio magazine web, che ora non c’è più, verranno pubblicate su questo magazine, The Cloves, per la prima volta.

A dicembre scorso è uscito il loro nuovo singolo “Grigio” e nei primi mesi del 2020 doveva partire il loro tour, dARI XXL tour, sospeso a causa del Covid_19. La formazione attuale è composta da dARI (Dario Pirovano-Lead Vocal, Guitar) e Fasa ( Daniel Fasano - Drums),

Intervista pubblicata il 14.06.2010:

I dARI, nuovo emblema della musica anni ottanta, sono tornati con uno sprezzante album, In Testa, un poliedrico assortimento di pesanti riff elettronici e parentesi psichedeliche dance che insieme alla valenza rivoluzionaria del loro look glam, eccentrico e colorato, li rendono unici.
L’album è stato anticipato dal singolo Più di te, dalla grande solarità, dalla ritmica trascinante e, dall’irresistibile leggerezza del tormentone estivo.
Dal vivo danno il meglio, sul palco sprigionano una dance new wave potente e visionaria, e vi trascinano in un mondo dove ogni show è un evento da condividere.
Abbiamo intervistato Dario Piovano (Dari), lead vocal e chitarra della band.
Cos’hanno In Testa ora i Dari?
«Questo disco l’abbiamo fatto senza compromessi, qualcosa su cui farci puntare il dito addosso perché non vogliamo passare indifferenti. Col primo disco abbiamo mosso un po’ le acque, con questo vogliamo ricevere un sacco di critiche sia positive sia negative, ma l’indifferenza proprio no. Troppe volte i sentimenti importanti vengono messi in coda e, quindi, con In testa abbiamo voluto raccontare il fatto di riportare in testa i sentimenti, quelli che dovrebbero guidare le azioni dell’uomo. Purtroppo ci troviamo di fronte a una società incentrata sull’io, sull’egoismo e, con questo disco ci mettiamo direttamente in contrapposizione. Deve essere l’amore a guidare le azioni dell’uomo, deve’essere tutto un dare e un ricevere, magari pensare prima agli altri, ciò porterà a un arricchimento e a una condizione positiva personale». 
Vi togliete con questo nuovo album qualche sassolino dalle scarpe?
«Sicuramente sì. Questo nuovo lavoro è dedicato soprattutto a chi ci dava morti dopo il primo singolo Wale (tanto Wale). Sono, però, passati due anni e siamo ancora qua. Oltre a dire grazie alle canzoni che fortunatamente ci sono, bisogna dire grazie al vero primo nostro datore di lavoro che sono i fan. È grazie alla loro costanza che ci siamo spinti, loro ci hanno sempre aiutato e supportato in ogni nostra iniziativa e ci permettono di fare quello che abbiamo sempre voluto fare, la musica».
C’è un filo conduttore in questo album?
«Una caratteristica che i giovani dovrebbero sempre avere è quella di  riconoscere i propri doni, i propri talenti e coltivarli per arricchire se stessi e di conseguenza quello che li circonda, di pensare anche agli altri e non solo se stessi».
"Più di te", pensi veramente che le persone hanno il coraggio di ammettere i propri errori?
«Dico sempre che a far vedere sempre e solo i lati positivi sono capaci tutti, ma per quelli negativi è un po’ più difficile. Credo, però, che se ci troviamo di fronte a degli errori, a degli sbagli, riconoscerli è già un passo in avanti, quello successivo sarebbe di non commetterli più, sperando in una sensibilizzazione generale della gente, facendo un lavoro interiore personale».
In "Da me", accenni al Papa, avete qualcosa contro?
«Non è contro il Papa, volevo solo dire che il “Papa non è dio sceso in terra”, nessuno è assolutamente perfetto, tutti nasciamo con degli errori, con degli sbagli, e come dicevo prima, l’importante è riconoscerli e non ricommetterli più. Cerco sempre di provocare, perché dire qualcosa e non creare una reazione, alle volte è come non dire niente, dire una cosa un po’ forte crea una reazione che poi comporta una riflessione. Cerco di fare questo quando scrivo le canzoni, e a volte mi trovo di fronte a delle cose un po’ forti che destabilizzano».
In "Chiediti perché", poni delle domande…
«A una certa età uno si pone una serie di domande, una di queste è “Se sono tuo fratello non si va d’accordo”. Si dice ama il tuo prossimo come te stesso, il primo comandamento, ma ti trovi di fronte a molte guerre, si parla a  tutti di cercare di migliorare, ma ci troviamo sempre con scontri e litigi, ma guardiamoci anche nel nostro piccolo, nella tua sfera personale che dovresti creartela nei migliori dei modi». 
Sempre in “Chiediti perché”, dici: “Per me conta quel che canto perché canto quel che per me conta”, una sfida a chi non potrebbe piacere la vostra musica?
«Cerchiamo sempre di andare avanti e seguire un sogno che alla fine ti fa sentire vivo e ti fa star bene, ti fa avere voglia di esistere, mettendo in dubbio certe verità come la conoscenza imposta dalla televisione. Credo che dovremmo essere noi a cercare la verità che ci accresce».
“Difettosa” descrive la fantasia…
«La fantasia è uno degli argomenti che mi prende al cuore, perché un tempo, l’Italia era il capo del mondo dell’arte, adesso magari è solo il calcio. Credo che l’arte dovrebbe essere valorizzata e buttare giù quegli stereotipi che ti dà la televisione, con i vari Grande Fratello o anche i talent show che alla fine non aiutano mai l’artista, ma solo e sempre il programma, un format che ogni anno butta fuori gente nuova che viene ben presto dimenticata».
Nelle tue canzoni entrano anche i libri che leggi o i film che vedi?
«Sicuramente sì, adesso sto leggendo “Elianto” di Stefano Benni e sono un grande appassionato di cinematografia. Ho guardato l’ultimo di Allen, “Basta che funzioni”, ma anche la storia di “Coco Chanel” e “Videocracy”.
Comunque, nei testi descrivo sempre esperienze personali, cerco di fermarmi, vedere un’immagine, un qualcosa, analizzarla e buttarla nelle mie canzoni, poi di base cerco di lasciare un messaggio positivo».
Dai vostri testi si desume una certa moralità e pulizia nelle emozioni, ma non avete di certo un’immagine monacale, che potrebbe essere fastidiosa per chi veste in doppiopetto. Di conseguenza quali sono le vostre cattive abitudini?
«Sono un ritardatario. In questo lavoro è importantissimo essere puntuali e sto cercando di ridurre i miei ritardi a pochi secondi, ma per me è un grande sforzo. Invece, per quanto riguarda l’attitudine sono anche belli i contrasti, magari abbiamo un’attitudine aggressiva con un look riconoscibile. Ho sempre avuto come riferimento band che avevano quel tipo di look, come ad esempio i primi Green Day, ma anche Bowie, the Cure, per quanto riguarda l’introspezione quella di Kurt Cobain dei Nirvana, lui diceva “Come as you are (Vieni come sei)”, una cosa molto importante che rispetto agli stereotipi che ti dà la televisione è veramente andare controcorrente».
Tre canzoni che ti hanno segnato?
«”Rock’n’roll robot” di Alberto Camerini, “Let’s Dance” di David Bowie e “Basket Case” dei Green Day».
Tour iniziato, ma non ci sono ancora delle date al Sud.
«Certamente capiterà di venire al Sud quest’estate, per ora il tour è al Nord e al Centro, ma speriamo di venire a Napoli che è un bellissima città, siamo stati già due volte, c’è gente bellissima e anche un mangiare benissimo, non vediamo l’ora di tornare». 
Ci sarà un seguito del vostro Dari4real?
«Stiamo facendo delle riprese, ma per fare questo tipo di cose e non farle studiate a tavolino, ci vuole del tempo. Ad ogni modo, stiamo raccogliendo del materiale nuovo, infatti, già dalla prima settimana della promozione del disco abbiamo raccolto diverso materiale e magari faremo qualche puntata un po’ più lunga».
Nei vostri progetti futuri c’è un altro libro, come “Tuttodarifare”?
«”Tuttodarifare” è stata una bellissima esperienza, la casa editrice era rimasta colpita dall’immaginario che ci portavamo dietro. Il libro è andato abbastanza bene e se ci sarà di nuovo l’occasione sicuramente lo faremo».
Premio Band rivelazione dell’anno al MEI (Meeting Etichette Indipendenti). Che cosa significa per voi ricevere dei riconoscimenti per il vostro operato? 
«Ringraziamo sempre i nostri fan che ci aiutano a vincere questi premi, perché loro ci sono attivamente, e sicuramente è un loro apprezzamento al nostro lavoro ed è un input per noi per fare meglio».
Come state vivendo questo successo? 
«Cerchiamo di viverlo con i piedi per terra, passo dopo passo, sappiamo che non è niente di regalato e non può essere duraturo, per farlo diventare tale, devi lavorare duro e impegnarti molto, ma il lavoro non ci spaventa».
Come vedete l'immissione da parte dei vostri fan dei vostri video sul web?
«Come ho detto, loro sono il nostro primo datore di lavoro, finché c’è gente che ci segue, compra i dischi, fa passaparola, pubblica online i video dei nostri live e canta sulle nostre canzoni imitandoci, è tutta energia positiva che arriva e non bisogna mai fermare un ragazzo giovane che fa qualcosa e ha un fine».
Siete molti disponibili con i fan, riuscirete a mantenere quest’umiltà e disponibilità?
«Noi lavoriamo per questo, per mantenere sia l’umiltà sia la disponibilità. Cerchiamo di accontentare tutti i fan, anche se le volte è difficile accontentarli tutti, poiché ne sono tanti, ma ripeto, ci impegniamo molto su questo lato».