Al teatro San Ferdinando “La grande Magia” di Eduardo fino al 10 novembre 2019. La nostra recensione

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Al teatro San Ferdinando “La grande Magia” di Eduardo fino al 10 novembre 2019. La nostra recensione

Con lo spettacolo, in prima nazionale, La grande magia di Eduardo De Filippo al Teatro San Ferdinando, si è aperta la nuova Stagione del Teatro Stabile di Napoli –Teatro Nazionale.

Il capolavoro di Eduardo fu scritto nel 1948 e rappresentato per la prima volta nel 1949 al Teatro Mercadante di Napoli.

Non fu un grande successo in quanto la commedia presentava toni e situazioni pirandelliane da cui lo stesso Eduardo prese le distanze affermando: «Ho voluto dire che la vita è un giuoco e questo giuoco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede. E ho voluto dire che ogni destino è legato al filo di altri destini in un giuoco eterno del quale non ci è dato di scorgere se non particolari irrilevanti».

C’è da dire, insieme al critico teatrale Giovanni Antonucci* che Il pubblico era abituato alle commedie prevalentemente comiche di Eduardo, sulla scia scarpettiana. Inoltre, gli spettatori, usciti da un conflitto mondiale aspro e crudele, volevano divertirsi con storie popolari dalla trama semplice e “non erano disposti a credere a un dramma borghese, per loro assurdo e surreale di un uomo che crede di avere la propria moglie in una scatola”.

                                                 

Non a caso il grande commediografo napoletano inserì la commedia nella Cantata dei giorni dispari, quando la vita presenta il conto di tutte le sue amarezze e disillusioni a differenza delle commedie inserite nella Cantata dei giorni pari, legate al teatro dell’avanspettacolo che Eduardo frequentò in giovane età e promosse con memorabili atti unici tra i quali ricordiamo Sik Sik l’artefice magico nel quale, per la prima volta viene introdotto il tema dell’illusionismo e delle pratiche magiche.

La commedia fu ben accolta dal pubblico nel 1985 con un nuovo allestimento al Piccolo di Milano per la regia di Giorgio Strheler, a un anno dalla scomparsa di De Filippo.

Il grande regista triestino disse: «Questa sera avremmo voluto che ci fosse qui Eduardo. Questi applausi, forse li meritiamo ma è più giusto che l’applauso più grande lo abbia lui, il poeta, che ci ha lasciati».

E così La grande magia fu “sdoganata” tra quelle più intellettuali e pirandelliane di Eduardo e fu consacrata come la commedia legata al concetto che è il teatro stesso ad essere una Grande Magia: fa vivere sulla scena una finzione a cui gli spettatori danno credito per tutta la durata dello spettacolo e sono ben felici di farlo perché il teatro è vita.

La vicenda narrata è nota.

Il proprietario di un albergo ingaggia il mago Otto Marvuglia (Nando Paone) per divertire i suoi ospiti. Tra questi c’è Calogero Di Spelta (Claudio Di Palma), gelosissimo di sua moglie Marta (Angela De Matteo). La donna, volendo incontrare segretamente il suo amante, corrompe il mago organizzando il trucco della sua sparizione durante lo spettacolo. Marvuglia fa credere al marito che potrà ritrovare sua moglie solamente se aprirà, con totale fiducia nella fedeltà della donna, la scatola in cui sostiene di averla rinchiusa. Quando Marta, pentita del suo gesto ed abbandonata dall’amante, decide di tornare dal marito questi si rifiuterà di riconoscerla preferendo alla realtà l’illusione di avere nella magica ed inseparabile scatola la sua donna fedele ed innamorata.

L’allestimento di Lluis Pasqual risponde pienamente agli interrogativi che lo stesso regista spagnolo, da sempre affascinato dal tema dell’illusione teatrale, si è posto affrontando il testo eduardiano, come si legge in alcune note : «La vita per Eduardo è come una grande finzione teatrale ma anche come quelle scatole cinesi o quelle bamboline russe che stanno una dentro l’altra come un giuoco illusionistico infinito… Chi è l’illusionista che inventa le nostre vite? E lui, da quale altro illusionista è dominato? E se volessimo vivere in un mondo di illusioni? Se fosse meglio che vivere in una presunta realtà? Ilarità ed emozione si fondono nelle mani di questo genio del teatro napoletano che recitava per raccontare la vita sempre con un sorriso furbo sulle labbra, proprio come noi».

                                             

E, infatti, durante tutto l’arco temporale della commedia si sorride e prevale una leggerezza che non svilisce gli interrogativi espressi ma li rende velati e calati in una dimensione magica dove tutto è possibile e credibile.

Lo spettatore è ben consapevole che una persona non può essere chiusa in una scatola ma accetta questa illusione consolatoria della realtà spesso amara “ che poco è più morte”, e lo fa proprio nei termini e nei modi del protagonista della vicenda con cui si identifica.

Il testo, originariamente in tre atti è stato ridotto in un unico atto della durata di 1h e 40 senza intervallo ed è rappresentato in modo magistrale da tutti i componenti della Compagnia teatrale, diretti con piglio deciso ed efficace dal grande regista spagnolo che ha curato anche le scenografie e i costumi. Tutti gli attori recitano il loro ruolo rispettando tempi e umori, esaltando la parte “magica” del testo con i loro sguardi che manifestano a tratti compiacimento, meraviglia, stupore.

Nando Paone è credibilissimo nei panni del mago con quel fisico asciutto e allampanato, quei baffetti indisponenti “alla D’Artagnan” e quello sguardo allucinato e sfuggente. I suoi gesti, fortemente teatrali e caricati sottolineano le caratteristiche del personaggio ovvero un illusionista da strapazzo che deve tenere a bada non solo i creditori ma anche una moglie –assistente Zaira (Alessandra Borgia) dal carattere sanguigno e poco disposta a credere alle pratiche magiche. É particolarmente bravo nel persuadere il marito geloso che la sua adorata moglie sia chiusa in una scatola con argomenti che sfiorano la sofistica snocciolati come perle di saggezza e fortemente inconfutabili. La sua recitazione non è “di mestiere”, ma naturale e spontanea in ogni accento e per questo alta.

Gli attori comprimari Claudio Di Palma e Angela De Matteo sono abili nel recitare il loro personaggio senza sbavature e tentennamenti di sorta conferendo al testo quella levità, quella leggerezza, tanto ricercata da Pasqual che ha tenuto fede al suo pensiero espresso in queste poche parole:«Io non so mai come è il personaggio fino a quando non mi trovo davanti all’attore». E anche per gli altri interpreti che segnaliamo, il regista spagnolo ha valorizzato le caratteristiche personali di ciascuno, facendole confluire nei personaggi in modo chiaro, semplice e naturale: Gino De Luca, Gennaro Di Colandrea, Luca Iervolino, Ivana Maione, Francesco Procopio (un bravissimo ed esilarante brigadiere dal forte accento siciliano), Antonella Romano, Luciano Saltarelli, Gianpiero Schiano.

La scenografia e i costumi sono dello stesso Lluis Pasqual: la prima rimanda ad elementi usati dai maghi quali un ingombrante sarcofago e una scatola luccicante in un gioco di specchi e di luci e i secondi si rifanno alla moda degli anni ’30.

La musica è affidata alla voce ed alla fisarmonica di Dolores Melodia accompagnata da Raffaele Giglio alla chitarra e al mandolino.

Alla prima lunghi e fragorosi applausi del pubblico presente in sala.

Uno spettacolo da non perdere!

*Giovanni Antonucci - Eduardo De Filippo: introduzione e guida allo studio dell’opera eduardiana –storia e antologia della critica Firenze 1981

 

Orario rappresentazioni

17, 18, 22, 25, 29 ottobre e 1, 5, 8 novembre ore 21.00

19 e 26 ottobre, 2 e 9 novembre ore 19.00

20 e 27 ottobre e 3 e 10 novembre ore 18.00

23, 24, 30 e 31 ottobre e 6 e 7 novembre ore17.00

 

Info: www.teatrostabilenapoli.it

Biglietteria tel. 081 551 33 96

biglietteria@teatrostabilenapoli.it