Al Nuovo di Napoli Giuseppe Battiston arrostisce a fuoco lento il genio di Orson Welles fino al 17 novembre. Recensione

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Al Nuovo di Napoli Giuseppe Battiston arrostisce a fuoco lento il genio di Orson Welles fino al 17 novembre. Recensione

Giuseppe Battiston è al teatro Nuovo di Napoli fino al 17 novembre per proporre lo spettacolo Orson Welles’ Roast, scritto con Michele De Vita Conti e prodotto da Nuovo Teatro di Marco Balsamo.

Il noto attore friulano così spiega la genesi dello spettacolo:«Esso nasce da un atto d’amore verso Welles e tutto quello che ha rappresentato nel cinema e nella cultura del suo tempo. Ho scelto di raccontare anche l’aspetto privato che è imprescindibile dalla sua attività di attore e regista».

Il testo è costituito da numerose interviste rilasciate da Welles nel corso della sua vita, condite con le idee personali degli autori in un monologo che racconta la sua storia ricca e avvincente.

Ma perché mettere Welles sulla graticola?

Bisogna sapere che nel mondo anglosassone è un modo di onorare una figura importante, mettendola anche in ridicolo e prendendola un po’ in giro. E nessuno potrebbe fare il roast di Welles se non Welles stesso. Pertanto Battiston si cala nel personaggio condividendone per prima cosa la fisicità e poi il piacere della buona tavola, le piccole manie e i suoi pensieri.

Le capacità interpretative di Battiston non richiedono alcuna prova del nove. Ha dimostrato di essere un attore versatile e padrone della scena, capace di interpretare ruoli brillanti o drammatici con la stessa intensità e maestria e possiede quello sguardo sornione e quella leggerezza che lo rendono riconoscibilissimo alla prima battuta.

Per questa interpretazione Giuseppe Battiston si è aggiudicato il premio UBU 2009 come migliore attore e il Premio Hystrio al Teatro Festival di Mantova 2009.

                            

Entra in scena, in questo lavoro, con un accappatoio bianco, il sigaro acceso, la bottiglia di whisky in bella mostra e la voglia prepotente di raccontare le sue “imprese” iniziando dai piaceri della tavola e da come si prepara un arrosto sopraffino fatto di carne succulenta cotta a fuoco lento e diffuso.

La prima battuta ironica è questa:«Il medico mi ha permesso di cucinare per quattro sempre che arrivino gli altri tre commensali!». E di seguito riflessioni sulla sua carriera, sulla famosa trasmissione radiofonica dell’invasione dei marziani e il suo musical con la musica di Cole Porter.

Il gioco teatrale di Orson Welle’s Roast, ruota interamente intorno all’attore Battiston che sa essere ironico, sarcastico, esilarante, cialtrone e drammatico nel restituirci la personalità sfaccettata di un genio dell’ eccesso.

Al di là del racconto esistenziale di Welles, lo spettacolo pone l’accento su due temi importanti: la potenziale pericolosità dei mezzi di comunicazione di massa e il desiderio di Welles di poter lavorare in modo autonomo alla realizzazione delle sue opere. Profeticamente Welles aveva compreso le insidie che si celano nel rapporto con i media e l’importanza dell’autonomia creativa degli artisti.

Si spera che il pubblico che assiste allo spettacolo, incuriosito vada a vedere i film di Orson Welles, primo fra tutti Quarto potere, una pietra miliare della cinematografia mondiale e girato all’età di soli 25 anni nel 1941. Lo scrittore argentino Jorge Luis Borges lo definì un “giallo metafisico” ma tutto ciò meriterebbe un altro articolo