
La Compagnia Daltrocanto torna sulla scena con il nuovo album Come acqua di mare
Quasi vent’anni di carriera, un cambio di formazione e un disco che ricongiunge egregiamente il passato e il presente della band.
L’ultimo loro album risale a otto anni fa ed era Di terra, di mare e di sale. Con un lieve cambio di formazione, la band in questo progetto rivisita qualche vecchio brano, integra qualche pezzo edito soltanto in digitale e include degli inediti mantenendo il filo conduttore del mare e dei suoi movimenti che sfociano poi nell’infrangersi sulla riva lasciando comunque tracce. Ai membri storici quali Antonio Giordano (voce, zampogna, chitarra, chitarra battente), Bruno Mauro (chitarra), Flavio Giordano (basso), Luca Lanzara (tamburi a cornice, mandola, mandolino) si sono aggiunti Imma Barbarulo alla voce, Mario Villani alla batteria ed Osvaldo Costabile violinista e polistrumentista.
L’anima del Sud impera in ogni pezzo. Il singolo scelto Ventitrè maggio vede il featuring di Daniele Sacco ex voce dei Nomadi dopo il compianto Augusto Daolio. Altra ospite è Clara Moroni in Canzone per Tonino.
La track-list è così composta:
1.Come acqua di mare
Brano il cui titolo ha ispirato il nome di questo lavoro, è un regalo, preziosissimo, di un caro amico della Compagnia, Roberto Billi. L’immagine dell’onda che dà e dell’onda che toglie non ha quindi la sola dimensione della concretezza, ma anche quella, in una visione più allargata, del tempo. Il tempo è Chronos e Kairos, è tempo cronologico, che spesso sembra togliere più di quanto possa aggiungere ed è tempo dell’esperienza, che invece, senza alcun dubbio, stratifica. Su questa battigia immaginaria resta la Compagnia, un po’ disincantata ma sicuramente mai arresa, a cercare di lasciare un’impronta che resista alle onde, nell’unico modo in cui sa farlo: attraverso la musica.
2.Ninna nanna ai 700
È una reinterpretazione più intima di un brano inciso nel precedente lavoro “Di Terra, di mare e di stelle”, una sorta di constatazione collettiva ad opera di tutti, nuovi e vecchi membri della Compagnia, di come nonostante gli anni passati, il dramma delle migrazioni e delle morti in mare non perda mai il suo carico di dolore, cambiando al massimo colore e suono.
3.La spada di San Giuseppe (La leggenda del Principe Enrico)
Anch’essa diffusa precedentemente solo in formato digitale, è una rielaborazione in chiave salernitana di uno splendido brano di Ambrogio Sparagna. La bellissima musica fa da sfondo ad una dichiarazione d’amore alla città di Salerno, l’Opulenta Salernum. Su di essa si adagia una favola, quella del Povero Enrico, che ha le sue origini nel cuore medievale di Salerno. È anche questa una storia d’amore, a lieto fine, che fra diavoli, interventi di santi potentissimi ed echi di Alfonso Gatto, racconta dell’aria della città, tenuta in piedi da un dedalo di vicoli e miracolosamente sospesa fra cielo e mare.
4.Tra nuvole e favole
Anch’essa proveniente dallo scorso album, è una semplice, festosa, canzone d’amore. Tra nuove suggestioni irlandesi ed intrusioni di folk-rock che hanno unito il nostro immaginario collettivo, ci ricorda che l’amore dovrebbe essere una cosa semplice come una danza di “quattro passi e un bicchiere di vino”.
5.‘O bene e ‘o male
È un regalo di uno storico amico della Compagnia, Mario Mercede, appassionato cantautore salernitano. In questo brano, ritorniamo all’uso della “lingua madre”, il dialetto, che carica di un’atmosfera fortemente mediterranea, una riflessione profonda sulla vita e su come di fronte all’incomprensibilità del destino, la speranza e lo sguardo sull’orizzonte siano l’unica strada di salvezza. A fare da cornice sonora a questo brano così intenso, tornano in primo piano gli strumenti tradizionali, zampogna, ciaramella, tammorra, a fare da collante fra parole, musica, luoghi e persone.
6.Ventitré maggio
Il titolo è una data che dovrebbe essere scolpita nella memoria di tutti noi italiani. Il 23 maggio del 1992 è il giorno della Strage di Capaci. La storia del magistrato è nota a tutti, ma la solitudine dell’uomo dietro l’eroe spesso viene invece dimenticata. A rendere più sentito questo doveroso omaggio c’è la preziosa collaborazione di Danilo Sacco, già voce dei Nomadi, sicuramente tra gli interpreti più espressivi della musica italiana e l’eleganza del sax soprano di Sandro Deidda, uno dei musicisti che hanno reso la città di Salerno punto di riferimento per il jazz italiano.
7.Canzone per Tonino
È giusto, che quanto accaduto al sindacalista campano Tonino Esposito Ferraioli, ucciso dalla camorra il 30 agosto del 1978 solo per aver fatto bene il suo lavoro di cuoco e di rappresentante dei lavoratori, trovi posto e ricordo in un album fisico, essendo questa una vecchia release solo digitale. Ad aiutarci a narrare questa storia, in questa nuova versione, c’è la splendida voce di Clara Moroni, storica corista di Vasco Rossi e artista di straordinaria sensibilità.
8.Quante notti
Torniamo ad un’atmosfera di festa. La storia dei musicisti, vagabondi di professione, di questa inesauribile passione che ci tiene sempre in bilico fra la necessità dell’altrove e il bisogno di mantenere una radice. Ma questa radice non è mai in realtà in un luogo fisico, qualsiasi posto sarebbe uno scenario troppo angusto per chi vive a suo modo di fantasia. La radice è nel cuore delle persone che amiamo. È lì che torniamo a casa. Così come ci si sente a casa in un tappeto sonoro che porta le tracce della musica che si ama.
9.Malacqua
Mala-acqua, acqua che questa volta abbandona la visione poetica del mare e diventa cattiva e portatrice di morte, sembra un’antica maledizione, scritta utilizzando il distico, il verso tradizionale della tammurriata, dedicata alla fragilità del territorio campano e scagliata contro chi ne abusa senza riguardo. Pur mantenendosi in parte molto vicina al suono che ha fatto la storia della Compagnia Daltrocanto, l’andamento quasi processionale ed ossessivo del contrabbasso, l’inserimento di alcune texture sintetiche e soprattutto le particolarissime sonorità del violino rendono questa canzone quasi un’intrusa all’interno dell’album. Ma il messaggio che porta è decisamente troppo importante per essere lasciato da parte.
10.Oltre la terra che bacia il mare
Non solo proviene anch’essa dal precedente disco “Di terra, di mare e di stelle”, ma è il brano che accompagna da qualche anno la chiusura di ogni concerto, ed è per questo che la rilettura che vuol essere il più possibile simile a quanto viene restituito sul palco. È un messaggio di speranza, di buon augurio, antico e sempre attuale, per ricordare innanzitutto a noi stessi che, qualunque sia la nostra storia, l’importante è conservare la capacità di guardare oltre e di andare sempre avanti, come il mare.