«Avevamo 16 anni a uno dei nostri primi live, le facce delle persone, che assistevano inorridite, erano impagabili». Intervista ai Réclame

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«Avevamo 16 anni a uno dei nostri primi live, le facce delle persone, che assistevano inorridite, erano impagabili». Intervista ai Réclame

I Réclame sono una band di Roma,  Marco Fiore (voce) e i fratelli Edoardo Roia (batteria), Gabriele Roia (basso), Riccardo Roia (tastiere), che, a pochi mesi della loro esibizione alla finale di Sanremo Giovani 2019, hanno guadagnato attenzione come una delle band emergenti più promettenti. Dopo la bellissima Il viaggio di ritorno, esce il singolo Due Amanti un'ammirevole suite indie rock con fusioni elettro pop.
Due canzoni che fungono da spina dorsale del loro primo album,  Storie d’appartamento, sarà un debutto intrigante in uscita nei prossimi mesi.
Due amanti, il vostro nuovo singolo, dice: “Ci siamo persi nella folla /Senza neanche dirci addio”. Per molti, la cosa più difficile da imparare è dire addio… 
«L’ abbandono fa parte dell’orizzonte degli eventi che tinteggia le nostre vite, pertanto è una condizione con la quale tutti, prima o poi, dobbiamo confrontarci. I rapporti umani nascono da meccaniche contraddittorie e indecifrabili, come, ad esempio, incontrare persone, con le quali abbiamo condiviso esperienze di vita significative, che ci guardano come fossimo degli estranei; ma, per quanto doloroso possa essere, l’unico modo per superare questo conflitto è viverlo».
State pensando di farne un video?
«L’idea è quella di realizzare un videoclip legato al singolo, all’interno del quale ritrarremo, in senso metaforico, lo sviluppo di una relazione, tracciandone, attraverso i vari quadri, la vitalità, la morte e la rinascita».
Uscirà tra qualche mese il vostro primo album… “Storie d’appartamento” era il primo titolo deciso? Avete cambiato, potete spoilerarci qualcosa sul titolo e sui vari temi che affronterete in questo album?
«L’idea di fondo del disco è quella di ritrarre otto personaggi, uno per ogni traccia, all’interno di un appartamento immaginario. Le otto stanze, talvolta ampie e luminose, talvolta anguste e buie, riflettono i loro abitanti e le loro vite. Su di esse sono costruiti arredi sonori, sempre differenti fra di loro, che mettono in luce la psicologia e gli stati d’animo dei condomini. I brani  sono progetti come otto storie e affrontano tematiche eterogenee come la dipendenza, l’abbandono, il suicidio e l’amore».
                        

Avete iniziato a suonare da piccoli, quali cover suonavate e se andavate in giro a suonare per locali…
«Non ci è mai piaciuto suonare delle cover, abbiamo sempre preferito eseguire brani scritti da noi. Sebbene suonassimo vari strumenti già da bambini, abbiamo iniziato a dedicarci seriamente alla musica fra i 17 e i 18 anni. Fondamentale è stata la scoperta del progressive rock europeo e del jazz, che ci hanno stimolato ad approfondire tecnicamente gli strumenti che suonavamo, nel tentativo di imitare i nostri musicisti preferiti. Da un punto di vista testuale, invece, sono stati importanti, per la nostra formazione, i grandi cantautori italiani e stranieri: Fabrizio De André, Francesco Guccini, Paolo Conte, Franco Battiato, Leonard Cohen e Bob Dylan su tutti. Sono stati loro ad averci aperto le porte a nuove possibilità espressive, ad insegnarci l’importanza del rapporto fra la musica e il testo e, soprattutto, a spronarci verso un tipo di canzone, che poggiasse su una profonda ricerca contenutistica e formale».

Un aneddoto legato alla vostra gavetta nei locali?
«Particolarmente divertente è stata quella volta in cui abbiamo suonato in strada, a Monterotondo, davanti a dieci persone, per una manifestazione musicale. Avevamo 16 anni e suonavamo malissimo, cercando di replicare, con scarsi risultati, i nostri miti dell'epoca: Pere Ubu, Banco del Mutuo Soccorso e Clash. Le facce delle persone, che assistevano inorridite, erano impagabili».
Qual è stato il vostro primo inedito scritto? E di cosa parlava?
«Il primo brano in lingua italiana che abbiamo scritto si intitola “Cosa resterà” e sarà presente all’interno dell’album Storie d’appartamento. Il brano, al quale siamo particolarmente legati, riflette l’incertezza nei confronti del futuro, propria, soprattutto, del periodo adolescenziale».
Pensate anche di presentarvi a qualche talent o non li ritenete giusti per voi?
«Non pensiamo di partecipare a dei talent. In questo momento vogliamo concentrarci sui live e cercare di suonare nella maggior parte dei locali possibili».
Réclame è stato il vostro primo nome da band e fra quanti ipotizzati avete scelto? 
«Réclame è stato il primo nome che abbiamo scelto. Ci è piaciuto sin da subito e quindi non abbiamo fatto altre ipotesi».
Che significato e importanza date al vs nome: Réclame?
«Così come la réclame (pubblicità) tenta di dare la più ampia diffusione a un prodotto o a un servizio, ai suoi pregi, alla sua utilità e convenienza, le nostre canzoni hanno come obiettivo quello di testimoniare, preservare e diffondere le storie che racchiudono al proprio interno. Inoltre. le strutture pop, alle quali siamo particolarmente legati, così come gli spot pubblicitari, sono brevi, di ampia fruizione, e tentano di unire l’efficacia comunicativa ad una originalità formale, al fine di rimanere impresse nella mente di chi ascolta».

                
Avete tutti e quattro l’amore per De Andrè. Cosa amate di questo grande cantautore e qual è la canzone che più vi rappresenta?
«Il nostro punto di riferimento, per quanto riguarda la canzone italiana, è indubbiamente Fabrizio De André. Lo reputiamo uno dei capisaldi della canzone d’autore, non solo italiana, ma mondiale. Le vette raggiunte dal cantautore genovese per raffinatezza stilistica, inventiva, sperimentazione della forma canzone, recupero della cultura popolare rimangono a nostro avviso, ancora oggi, insuperate. Ciò che ci affascina della sua opera è la continua sfida alla società, nonostante la sua visione profondamente pessimista del reale. La sua è una voce controcorrente, ironica, dissacrante, talvolta violenta, eppure, al tempo stesso, piena d’amore e d’interesse nei confronti dell’oggetto che indaga: l’uomo. La canzone che più ci rappresenta è “Smisurata preghiera”».
Poche domande sui vostri hobby, un pretesto informale per far conoscere ai vostri fan quello che amate: 
 

Hobby?
Marco: Cinema e Letteratura
Edoardo: Calcetto
Gabriele: Calcetto
Riccardo: Fotografia
 

Libro preferito?
Marco: La promessa 
Edoardo: Cuore di tenebra
Gabriele: Il Signore degli Anelli
Riccardo: Tre camere a Manhattan
 

Fumetto preferito?
Marco: Dylan Dog
Edoardo: Non leggo fumetti
Gabriele: Nathan Never 
Riccardo: Non leggo fumetti
 

Album preferito?
Marco: Remain in Light (Talking Heads)
Edoardo: The Nightfly (Donald Fagen)
Gabriele: Applause (Balthazar)
Riccardo: Goodbye Yellow Brick Road (Elton John)
 

Artista preferito?
Marco: Nick Cave
Edoardo: David Bowie
Gabriele: U2
Riccardo: Bill Evans 
 

Film e/o serie televisiva preferita?
Marco: Chinatown
Edoardo: Blade Runner
Gabriele: Non è un paese per vecchi
Riccardo: BoJack Horseman