Vauro Senesi e il suo ultimo libro: “Dio è tornata”. Recensione

- di

Vauro Senesi e il suo ultimo libro:  “Dio è tornata”. Recensione

Vauro Senesi, il noto giornalista, scrittore e vignettista satirico ha partecipato alla VI Edizione di Ricomincio dai libri Fiera del libro di Napoli alla Fondazione FoQus, presentando il suo ultimo lavoro dal titolo Dio è tornata, Ed. Piemme pag.270, euro 17,50.

In un momento storico in cui le donne reclamano a gran voce i loro diritti negati, le pari opportunità lavorative e di salario, l’appropriazione dei loro corpi spesso mercificati, la lotta verso la violenza che è alla base dei femminicidi commessi, Vauro Senesi fa ritornare Dio sulla Terra, ma un DIO-DONNA curioso, empatico, solidale, comunicativo e per nulla onnisciente e onnipotente.

Senesi riprende i caratteri squisitamente femminili del Dio Creatore agli albori del Cristianesimo che, sebbene fosse rappresentato come un vecchio dalla barba bianca fluente e l’occhio saggio iscritto in un triangolo, aveva compassione e misericordia per l’uomo e il creato.

Dio veste i panni di una ragazza senza nome che vaga per le strade di una città imprecisata vestita con un rozzo e consunto cappotto di lana.Passa tra la gente che la osserva silenziosamente, meravigliandosi di ciò che vede ed ascolta. É capace di trasformare semplici ritagli di carta in pesciolini vivi e guizzanti, ma anche di capire le pieghe più profonde dell’animo umano, di svelarne le paure e le attese entrando in empatia con persone e luoghi.

                        

In questo viaggio sulla Terra incontrerà tanta gente e vivrà tante avventure con le sue fragilità, le sue nevrosi, i suoi sbalzi di umore, le sue insicurezze, la sua carnalità. Il Dio-Donna sente nostalgia degli uomini e del creato ed è per questo che ha fatto ritorno sulla Terra, ma la sua divinità diventa un ostacolo alla comprensione del mondo .

Al termine del suo viaggio capirà che l’uomo può fare a meno di Dio, ma Dio non può fare a meno dell’umanità per condividerne gioie e pene senza alcuna pretesa di giudicare.

Il libro è intrigante, gradevole e si legge tutto di un fiato anche se apre alla riflessione e alla meditazione per la molteplicità degli input presenti.

L’intensità della scrittura è ben distribuita nelle pagine, accattivanti e originali.

Ci voleva uno spirito laico come quello di Senesi per calarsi in un Dio-Donna credibile ed umano.

                           

Noi di The Cloves Magazine eravamo alla presentazione del libro e pubblichiamo alcuni stralci della conversazione dell’autore con Luca Delgado.

Il pubblico ti conosce sia come vignettista sia come scrittore. Perché questo nuovo libro?

«Perché amo raccontare storie. Se prendiamo questo dèpliant, dobbiamo metterlo a una certa distanza per poterlo leggere. Non possiamo farlo, se lo mettiamo troppo vicino o troppo lontano. La proiezione verso l’altro presuppone un percorso verso una meta e quando crediamo di averla raggiunta, si sposta. Ogni percorso è il fondamento della vita umana. E penso ai migranti. Chi è fermo odia, perché è chiuso, asserragliato nelle sue convinzioni, ha una paralisi mentale, ha una paralisi della curiosità. Io sono molto legato a questo termine. La curiosità ha spinto l’uomo al progresso, allo sviluppo. Nell’approccio con l’altro e con l’altrove c’è una dinamica di movimento dell’essere umano. Una delle parole che non si usa più è solidarietà, sostituita dal termine buonismo. Questa è una parola nata solo per depauperare, defraudare il termine solidarietà. Il mio è un libro sull’empatia. Io sono ateo, per cui questo non è un concetto mistico, ma nato nel mondo cristiano perché Cristo si è fatto Uomo. E, quindi, anche Dio fa un suo percorso. La capacità empatica è quella della donna che dà la vita, che porta un figlio nel suo grembo per ben nove mesi. E, quindi, ho pensato che Dio è una donna, una donna curiosissima e a un certo punto sentirà che il suo elemento divino è un ostacolo all’empatia e cercherà in tutti i modi di rimuoverlo».

Molti sono i personaggi del libro ben descritti e delineati: un parroco, un bambino rom, una coppia omosessuale e altri. Ce ne vuoi parlare?

«Tutti questi personaggi vengono etichettati, ma non vengono trattati da esseri umani. Ci siamo abituati a disumanizzare le persone. Per il parroco mi sono ispirato a Don Gallo, di cui ho sempre ammirato la sua inesauribile energia. Trascorrevamo nottate intere a parlare, a discutere. A un certo punto mi sorprendeva la stanchezza, mentre lui usciva e si faceva un giro tra le prostitute per dare loro 20-30 -50 euro da dare ai magnaccia.

Il bambino rom ha il nonno che è stato internato ad Auschwitz. Ho pensato a Primo Levi che si domandava dove fosse Dio nei campi di concentramento. Il mio Dio più si fa donna e più sente il “fardello del divino” e se ne allontana».

Noi viviamo in un mondo di grandi certezze e Luciano De Crescenzo nel suo libro Così parlò Bellavista ci esorta a diffidare delle persone che hanno certezze e che non si pongono domande e dubbi. Come si concilia questo tuo Dio-donna con il concetto di un Dio Onnipotente?

«Penso che, ogni forma di potere, è un elemento di mancanza di comprensione per l’altro e chi detiene il potere non è curioso. Il potere è una forma di privilegio che, sicuramente, non si sposa con i principi della democrazia. Mi ricordo degli episodi accaduti di recente a Roma contro i rom che hanno scatenato una rabbia e una violenza tra i poveri. Le persone non si scagliavano contro chi li aveva resi poveri, bensì contro i rom, più poveri di loro. Assurdo. Dio è Logos, Verbo, Parola. È, quindi, comunicazione,,empatia,,curiosità verso l’altro e verso l’altrove. Dio ritrova la sua divinità in quella collettiva. Dio diventa Dio attraverso l’umanità».