I Jalisse da ranocchi a principi della musica  - Intervista

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I Jalisse da ranocchi a principi della musica  - Intervista

Alessandra Drusian e Fabio Ricci, i Jalisse, duo formatosi nel 1994, uno dei grandi fenomeni pop con un picco nel ’97 con la loro vittoria al Festival di Sanremo, con l’indimenticabile “Fiumi di parole”, sono tornati in tv in questo periodo nella trasmissione “Ora o mai più” con un coach d’eccezione Michele Zarrillo.   
In autunno uscirà il loro album, ma subito dopo la trasmissione saranno impegnati con la promozione del loro nuovo singolo e del tour estivo.


Cosa pensate di questo coinvolgimento in Ora o mai più, è positivo per voi?
Alessandra:

«Dai messaggi arrivati, anche da persone che non avevamo mai incontrato sul nostro percorso artistico, penso sia molto positivo. Messaggi belli, solari e di grande accoglienza da parte del pubblico. Noi siamo veramente felici di aver accettato questa sfida di tornare in prima serata su Rai 1 con un format totalmente italiano, è un bel privilegio.»

Un ritorno alla grande di alcuni artisti che per vari motivi hanno dovuto abbandonare la musica, mentre voi non l'avete mai abbandonata…

Alessandra: «Chi l'ha abbandonata e chi ha continuato a farla come noi, anche se in tv abbiamo fatto ben poco. Tornare e incuriosire le persone, farli andare su internet o su Wikipedia a curiosare su cosa hanno combinato i Jalisse in questi ventuno anni, credo che un po' di curiosità l'abbiamo stuzzicata.»

Dopo il vostro successo a Sanremo avete fatto delle tournèe importanti che vi hanno portato all’estero poi, ci sono stati degli anni che in Italia eravate come scomparsi…
Fabio:

«Non ci siamo mai fermati, infatti, subito dopo il programma abbiamo due concerti in Olanda. In Italia ci sono state delle difficoltà che ancora oggi ci chiediamo e non sappiamo perché c'è stato quest’ostracismo per non far promuovere la nostra musica. Noi abbiamo realizzato tre album, diversi singoli, è uscito il The Best Of Jalisse a dicembre scorso, stiamo lavorando al nuovo album e sinceramente non sappiamo dare una risposta al perché, probabilmente perché artisti e produttori indipendenti o forse per l’attacco antipatico dopo la vittoria del Festival di Sanremo, con varie polemiche che si sono alimentate su di noi. Noi siamo sempre stati degli artisti, produttori che hanno portato avanti un certo tipo di musica fatta con il cuore, senza obiettivi di marketing per andare a stupire o a creare del gossip. Siamo una famiglia di artisti che lavora sia sul palco sia nella vita e lavora con grande serenità.»


In effetti, non si è capito quest’ostracismo, anche perché Fiumi di parole è ancora ricordata oggi e molti la cantano rispetto alle altre vittorie passate…

Fabio: «Mi sembra che Zarrillo abbia rotto questo incantesimo, con lui e con “Ora o mai più”, da ranocchietti a principi come sono Fabio e Alessandra, che sono stati un po' relegati all'embargo, ma è una storia tutta italiana, perché dopo l’Eurofestival abbiamo girato il mondo e continuiamo a farlo e non ci preoccupiamo. Ora o mai più permette di farci conoscere al pubblico italiano ed è fondamentale per noi, perché siamo italiani, viviamo in Italia e per noi è importante far capire al popolo italiano non solo la musica di Fabio e Alessandra, ma anche come sono. Il mistero spero si sveli presto, se non accadrà, non abbiamo paura di nulla, l’importante che si sciolga quest’incantesimo. Del buio non abbiamo paura, siamo molto luminosi e non ci piacciono le zone d'ombra e continuiamo a fare la nostra musica con molta serenità.»

Vorrei insistere, so che è fastidioso e non se ne può più, quest’ostilità l’avete avuta anche con le case discografiche…

Fabio: «Non vorrei parlarne, infatti, perché continuamente si torna su quest’argomento, sono ventuno anni oramai, parliamo del presente e dei nostri progetti futuri, molti non ci conoscono questo è anche vero, la nuova generazione non ci conosce, ma alcuni ci scrivono su Instagram e ci dicono che sono nati con Fiumi di parole, i nostri genitori hanno cantato i vostri brani.»


Come avviene la composizione dei vostri brani e quali sono i temi che amate trattare?


Fabio: «I temi sono sempre molto spirituali, vediamo tutto con gli occhi innamorati della vita, senza nessun tipo di religione, noi siamo cattolici, ci piace dare un ampio spettro d’interpretazione alle nostre idee universali. “Tra rosa e cielo” è un brano scritto con il poeta iracheno Younis Tawfik, musulmano, e parla di uomini di pace, la storia di una donna che attende il proprio uomo che parte per missioni di pace e la donna con queste rose guarda l'immensità del mare in attesa del suo uomo che ritorni.  Gli uomini di pace quali i volontari, infermieri, poliziotti, soldati, vigili del fuoco, tutti quelli che vivono quotidianamente sulle strade nei cieli o nei mari per cercare di aiutare le persone in difficoltà, sempre un tema tristemente attuale, scritte da un poeta di Mosul città tristemente nota per il disastro fatto dall'Isis. La spiritualità è fondamentale, anche se parliamo d'amore quello vissuto con grande intenzione e intensità, facciamo molta attenzione alle parole.»

Come nascono…


Fabio: «Con molta attenzione anche alla melodia, una voce come Alessandra che espone il cantato con una grande apertura e qualsiasi melodia lei la fa volare, ha un colore di voce che abbellisce. Può nascere da un testo, un'idea, un suono, Fiumi di parole nacque da un'idea di suono, “Tra rose e cielo” è nata dalla poesia, tante altre cose sono nate da esperienze che abbiamo vissuto. Nel nostro progetto nelle scuole facciamo capire ai ragazzi che loro hanno la creatività di poter scrivere una canzone e partiamo sempre dal testo,  come le vecchie scuole cantautorati di Guccini, De Andrè e Battisti, dove immaginiamo l'autore che, prima di mettersi sulla chitarra, scrive il testo, l'immagine di un racconto che diventa musica.»


Attraverso le vostre canzoni lanciate anche dei messaggi…


Fabio: «Assolutamente sì, io nasco come cantautore e Alessandra come interprete,  poi diventata autrice dei progetti e delle idee che abbiamo realizzato. Contenuti sono fondamentali, come “Liberarmi”, un brano dedicato agli angeli custodi, un legame tra cielo e terra, “Vivo” ai labirinti della nostra vita e il primo album dei Jalisse, “Il cerchio magico del mondo” era dedicato alla simbologia dei nativi americani, il legame forte tra le tradizioni, la propria fede, il proprio territorio, l'amicizia, i veri valori che fanno famiglia che sono i valori che ci hanno salvato.»

Siete stati influenzati da qualche genere musicale particolare e quale musica seguite ancora oggi… 

Alessandra: «Io continuo a seguire la musica del passato, Loreena McKennitt, Clannad, Eurythmics, mi piacciono molto le contaminazioni rock metal sinfonico con voci come quella di Simone degli Epica, i Lacuna Coil con Cristina Scabbia, sono abbastanza varia, perché in famiglia abbiamo due ragazze che ascoltano tutt'altro e mi capita di ascoltare anche la musica attuale.»

Che cosa pensano le vostre figlie della partecipazione al programma?

Alessandra: «Loro sono felicissime, abbiamo sempre spiegato loro che noi facciamo un lavoro normalissimo come tutti gli altri genitori e abbiamo la responsabilità di lanciare messaggi positivi e quando saliamo sul palco ci rivolgiamo a un pubblico con il quale dobbiamo essere coerenti sia nella vita privata sia nel lavoro, quindi bisogna portare avanti questo messaggio. Loro non sono ragazze che si vantano, abbiamo insegnato loro di non vantarsi di questo perché non vogliamo che lo facciano. La più grande, ora, è in Paraguay e soffre di non poter vedere la trasmissione, non so per quale motivo, ma le sue amiche le mandano dei video. La piccolina è a casa con la mia mamma, inizialmente non voleva che venissimo a Roma, il distacco per lei è la cosa che le dà più fastidio, però si sta divertendo nei centri estivi e fa la sua vita da bambina ed è giusto che sia così.»

Qual è stata la più grande sfida che avete fatto e superata? 

Fabio: «Quella di trasformare le cattiverie e gli attacchi o le negatività che arrivano, non sono soltanto verso i Jalisse perché l'artista con la sua sensibilità è sempre molto sotto attacco, sotto critiche, sotto pressione. Forse dipende dalla nostra educazione, grazie ai nostri genitori, o sarà per la maturità o per aver costruito intorno a noi una protezione, abbiamo sempre trasformato questa negatività che ci arrivava in  positività e  rispondiamo sempre con un sorriso, mai con un attacco. Naturalmente vogliamo essere rispettati come noi rispettiamo gli altri, non tolleriamo la violenza e l'attacco volutamente cattivo, con un po' di saggezza che la maturità ci sta dando è quella di trasformare e capovolgere quelle che possono essere le negatività in positività e, per noi, la negatività diventa opportunità per capire un punto di vista diverso della vita,  che poi la negatività solitamente accade in qualsiasi cosa nella vita, non è soltanto un attacco di una persona, può essere anche un fatto brutto che ti accade. L'importante è cercare di essere forte e prenderne i lati positivi, la vita è una grande cosa, è bellissima e dobbiamo difenderla e salvaguardarla in tutti i modi. Sicuramente la saggezza e l'unione ci fanno forti.»

State lavorando al nuovo album, ci saranno delle collaborazioni, potete darmi qualche anticipazione?

Alessandra: «Adesso ci stiamo preparando perché nell'ultima puntata proporremo un nuovo singolo, un bel premio che ci sta dando questa trasmissione, la possibilità di proporre un tuo brano nell’ultima puntata, oltre al duetto con il maestro. Stiamo collaborando con Gianni Errera della One Publishing Music, etichetta con cui abbiamo inciso il tema della colonna sonora del film “Niente di serio”, fuori concorso al Festival di Cannes e andrà nelle sale da settembre, la protagonista è Claudia Cardinale. Stiamo lavorando ai brani dell'album che uscirà in autunno e stiamo programmando la tournée estiva.»


 

Cosa pensate del vostro coach, Michele Zarrillo?

Alessandra: «Michele è un artista con la A maiuscola, molto istintivo e preparato anche a livello vocale. Io lo definisco lo Stevie Wonder italiano, perché ha questa particolarità nella voce con queste scale arabe, con gorgheggi pazzeschi. Ha scritto, poi, delle canzoni meravigliose, un grande poeta non potevamo avere di meglio anche se c'era l'imbarazzo della scelta. È uno molto pignolo e severo ed è giusto che sia così come maestro, e la cosa ci fa molto piacere e ci ha preso veramente a cuore. Quando ci ha visto per la prima volta, ha fatto cinquantamila domande quando c'è stato l'incontro si sarà chiesto: “e adesso chi sono questi?” “Come saranno questi due?”. Alla fine è scoccata la scintilla artistica e ci siamo trovati subito.»

Anche perché anche i coach hanno la difficoltà di porsi con voi…

«Non è semplice, immagino la loro difficoltà, a parte la nostra, di porsi nei nostri confronti perché c'è sempre un artista più o meno suscettibile, che non vuole magari andare al di fuori di determinati schemi. Se uno  si mette in gioco deve farlo totalmente, seguire la strada che ti viene proposta e ovviamente discuterne, il dialogo, il colloquio, il confronto anche questo è bello oltre a cantare sul palco. E questo ci fa piacere che appunto c'è questo confronto tra noi e lui è e la cosa è molto costruttiva.»