«Auguro di guardare il mondo con gli occhi di chi viene guardato». Intervista a Biagio Musella sullo spettacolo Ranavuottoli

- di

«Auguro di guardare il mondo con gli occhi di chi viene guardato». Intervista a Biagio Musella sullo spettacolo Ranavuottoli

Biagio Musella torna al Piccolo Bellini di Napoli dal 14 al 19 maggio con lo spettacolo Ranavuottoli (Le Sorellastre), per la regia di Lello Serao con Nunzia Schiano nei panni di Genoveffa, Vincenzo Esposito, l’idraulico e Biagio Musella è Anastasia
Ranavuottoli è la favola di Cenerentola, ma narrata dal punto di vista delle sorellastre, Anastasia e Genoveffa. Scritto a quattro mani da Roberto Russo e Biagio Musella, nel testo si denota l’amore e l’attenzione per le diverse tradizioni della lingua e gli usi e i costumi di una Napoli antica, quasi a voler tener ancora vivi quegli idiomi e usanze di un’epoca oramai dimenticata.

Qual è stata la scintilla che ti ha portato a scrivere Ranavuottoli?
«La scintilla si è innescata una notte di 5 anni fa, non riuscivo a dormire, non era un bel momento per me. In particolare ero nervoso, scuro, appunto mi ero "imbruttito", deformato, avevo perso l'allegria e la positività con cui di solito affronto la vita. E quella notte me ne accorsi e mi domandai il perché. Così nacque il primo germoglio di Ranavuottoli».

Dal testo si capisce che c’è stata una ricerca ben definita sulla tradizione popolare-dialettale napoletana. Com’è avvenuto il processo di editing?
«Sicuramente la ricerca è partita delle radici della nostra lingua, riesumando termini e suoni oggi ormai dimenticati che, però, contengono una forza immaginifica enorme.
Insieme a Roberto Russo, così come si è creato nel racconto una commistione tra realtà e fiaba, si è ritenuto poi necessario creare una commistione di linguaggi per quanto riguarda il napoletano, fondendo suoni antichi e moderni. Bisognava raccontare due sorellastre aspre, malinconiche, ma estremamente esilaranti».

Uscirà un libro di quest’opera?
«I libri preferisco leggerli al momento».

...e non scriverli, allora.

«No, non c è in programma un libro».

                

 Foto di Fiorella Passante

È la tua prima opera teatrale scritta o hai scritto altri spettacoli?
«Ho un cassetto pieno di parole. Prima di Ranavuottoli, altre due opere hanno incontrato il pubblico, e sono state propedeutiche a quest'ultima, le altre, al momento, sono arrivate solo alle orecchie mute di mia madre».

In questo testo ci sono molte emozioni liberatorie, come la risata, la solitudine, l’indifferenza, ma allo spettatore cosa speri che rimanga davvero dopo averlo visto?
«Ma qui siamo a rischio spoiler!! Ad ogni modo spero che emozioni! É così difficile oggi trovare del tempo per nutrire l'anima che qualsiasi emozione arrivi è una vittoria.
Allo spettatore auguro di guardare il mondo con gli occhi di chi viene guardato».

Quali tradizioni s’incrociano in questo testo?

«Credo che nello spettacolo ci siano varie influenze c'è Basile, il teatro dell'assurdo, la commedia dell'arte, il teatro modernoۚ».

                      

Foto di Fiorella Passante

C’è una magia in questo spettacolo?
«Per me la parola magia appartiene al teatro. Non è forse magica la vita che anima ogni sera solo per quell'ora o due i personaggi sulla scena? Credo che ci sia magia in ogni spettacolo che ha come motore un urgenza».

Sul palco insieme a te anche una grandissima attrice, Nunzia Schiano. Come sono state le prove con lei, abbastanza divertenti?
«Lavorare con Nunzia è un piacere e un privilegio, quando pensai a Genoveffa il primo volto che gli attribuì fu proprio quello di Nunzia Schiano e non ci conoscevamo ancora.
Le prove sono state divertenti ma meno di quanto pensi!
"Il teatro è gelo"… scherzo ovviamente! Si è lavorato con molta armonia, anche con Lello Serao che cura la regia ed è stato il pazzo che per primo ha dato fiducia a Ranavuottoli, poi il virus si è diffuso...
Hanno aderito al progetto oltre a Nunzia e Vincenzo Esposito che sono in scena con me anche Sergio Assisi, nel ruolo di un inedito principe Azzurro, Giovanni Esposito è lo specchio magico, Niko Mucci, Carmen Pommella, Claudia Puglia.
Le scene sono di Tonino di Ronza, costumi di Anna Zuccarini, musiche originali di Niko Mucci e Luca Toller, trucco di Rossana Giuliano. Insomma una famiglia numerosa!».

              Foto di Marcello Merenda

A cosa stai lavorando ora?
«Ho da poco concluso due spettacoli che si sono alternati quest'anno "Abitare la battaglia" regia Pierpaolo Sepe e "Fronte del porto" regia Alessandro Gassmann. Poi c'è stata l'esperienza di Gomorra 4 la serie, quindi,  un anno felice! Ora sto partecipando al processo creativo di uno spettacolo a mio avviso meraviglioso, qui di "urgenza" ce n'è a fiumi ma di più adesso non posso dirti».

Un ultima domanda, piuttosto una richiesta, come saluterebbe i lettori di The Cloves Magazine il tuo personaggio Anastasia?
«'A bruttezza è malarazza, ma a bellezza è sul mazzo!... Vi aspetto a teatro!».