
C'è un tempo in cui il teatro diventa vocazione, spirito, rito. E Spiritilli e altri movimenti, in scena al Piccolo Bellini dal 14 al 19 ottobre, è esattamente questo: un viaggio nella lingua, nella memoria e nel corpo poetico di Enzo Moscato , uno dei più visionari autori della scena contemporanea.
La regia di Costantino Raimondi riporta alla luce tre testi che formano il trittico Ritornanti: Spiritilli (1982), Guerra di religione (1989) e Trompe l'oeil (2004), unendo le loro voci in un flusso di immagini e corpi sospesi tra realtà e sogno. Sul palco, Annalisa Arbolino, Liliana Castiello, Carlo Geltrude, Michele Ferrantino e Fiorenza Raimondi danno vita a una partitura teatrale che è insieme racconto, visione e danza dell'anima.
La produzione, firmata Teenspark di Antonio Nardelli, arriva a Napoli dopo aver preso parte alla rassegna “We Love Enzo” al Teatro Elicantropo, diretta da Claudio Affinito, confermando la vitalità e la risonanza internazionale della drammaturgia moscatesca.
«Il racconto è un momento di affabulazione – spiega Raimondi – un ritorno bambini restando incantati da una storia magica». In Spiritilli, la favola di Nannina, Totore e Tittinella, giovani sposi alla ricerca di una casa, si intreccia con l'eco delle credenze popolari, trasformando lo spazio domestico in un luogo metafisico abitato da presenze buone o malefiche. Gli altri due “movimenti”, Trompe l'oeil e Guerra di religione, ampliano la visione con atmosfere sospese tra il sacro e il profano, tra il comico e il tragico, tra il reale e il surreale.
Raimondi, che già nel 2004-2006 aveva messo in scena Aquarium Ardent di Moscato anche in Francia (La Imprimerie, Parigi; La Guillotine, Montreuil), torna qui a un linguaggio teatrale che nasce dal corpo e attraverso il gesto traduce pensieri, emozioni e pulsioni collettive. «Gli spettacoli si intrecciano – racconta il regista – e agiscono in azioni del volere o del non volere, del partire o restare, entre rêve et réalité».
Enzo Moscato, poeta dell'animo-mito e dell'animo-tempesta, resta una delle voci più radicali e sensuali del teatro italiano. La sua lingua carnale, musicale, visionaria, genera mondi, accende immagini, restituisce al pubblico il senso fisico del piacere e del dolore. Con Spirilli e altri movimenti, Raimondi non mette in scena solo un omaggio, ma una vera resurrezione scenica: un dialogo tra generazioni, corpi e spiriti. Un ritorno necessario alla parola che diventa canto, al gesto che diventa memoria, alla favola che, come ogni mito, non smette mai di parlare al presente.