Il duo Fragments of Light all'EuropaVox 2019 di Bologna. Intervista

- di

Il duo Fragments of Light all'EuropaVox 2019 di Bologna. Intervista

Fragments of Light il duo formato da Max Messina e Gianluca Di Stefano saranno all’EuropaVox Bologna 2019, la tappa italiana del Festival Europeo 6 e 7 dicembre, una due giorni del meglio della nuova scena musicale del continente, i Fragments of light suoneranno venerdì 6 dicembre, un progetto tutto italiano che fonde analogico e digitale, acustico ed elettronico, atmosfere artiche e anima rock.
Parteciperete all'Europavox Bologna 2019. Cosa significa per voi partecipare a un festival di questa portata?
«Per noi è innanzitutto un onore, non è facile trovare le parole giuste per descrivere la nostra emozione. Non smetteremo mai di ringraziare Pasco e Katia che ci hanno dato la possibilità di "essere" un progetto concreto, anche dal vivo. Approdare a un festival simile è una delle tappe che ogni artista vorrebbe vivere con tutto se stesso. Condividere il palco, e non solo, con artisti di calibro internazionale è meraviglioso,  alcuni di loro figurano abitualmente nelle nostre playlist quotidiane. E poi, il Teatro Comunale, una cornice prestigiosa e seducente, rende il tutto ancora più speciale. Sarà un momento di condivisione molto forte che porterà a un'ulteriore maturazione del progetto e di noi stessi». 
Il vostro ultimo album ha per titolo Anima. Cosa significa e che importanza date a questo titolo?
«Anima è un viaggio interiore, istintivo e senza troppi schemi mentali. È stato concepito dopo anni di influenze, esperienze, alcune andate bene, altre male, un mix vitale e di vita. Il titolo è venuto da noi, mentre stavamo scrivendo, ci siamo accorti che le composizioni nascevano da zone molto più recondite e che, nonostante ci conoscessimo da poco tempo, stavamo parlando la stessa lingua. A volte differente ma con una linea univoca: il cuore. É un album istintivo, esattamente come lo è l'anima».
Con quale criterio avete scelto i pezzi da inserire in questo album? E quanti ne avete lasciato fuori...
«Non c'è stato un criterio ben preciso. L'idea di album è nata dopo circa 8/10 ore di prove effettuate in due giorni. Dopo averle riascoltate, abbiamo deciso di cominciare a selezionare le parti più significative ma, ogni volta che provavamo a svilupparne una, nasceva una nuova idea e si lavorava su quella. Non abbiamo preteso di trovare un filo rosso conduttore, ci siamo resi conto strada facendo che alcuni brani avevano una certa complementarietà. Ovviamente, questo processo ha lasciato tantissimo lavoro ancora da sviluppare. Penso cominceremo a lavorarci su già dopo l'Europavox».


I titoli sono stati scelti in base a quale emozione?
«Siamo tutti e due appassionati di spazio. Missioni lunari e non, viaggi cosmici e tutto ciò che ti fa vivere guardando con gli occhi verso l'alto. Abbiamo voluto giocare un po' su questo aspetto. Sicuramente sognatore ma anche molto scientifico. Senza il cuore e la voglia di migliorarsi, la scienza non avrebbe fatto passi avanti e non avremmo dato un nome alle galassie».
La vostra musica è pura o subisce delle influenze?
«Pura, direi di no. É veramente difficile non sentirsi contaminati da ciò che si ama. Sicuramente nel nostro sound si possono trovare elementi di ambient ed elettronica, nelle sue varianti più cinematiche; post-rock e sonorità tipicamente nordiche. Gli ingredienti sono tanti e anche gli ascolti in questi anni che hanno condizionato la nostra scrittura».
Quali sono gli strumenti che usate nella musica elettronica?
«Il nostro setup varia spesso, ci piace creare forti contrasti tra acustico ed elettronico, talvolta in maniera anche un po' irriverente, ma mai casuale. Per quanto riguarda la parte armonica ed elettronica, lasciamo dominare la scena al Synth Bass, affiancandolo ad alcuni sintetizzatori esterni per le parti soliste e i suoni più eterei e avvolgenti. Il setup batteristico è molto ricercato. Abbiamo scelto di creare un kit ibrido, con pad elettronici che consentono di allargare notevolmente la paletta di suoni, senza però annullare il compito del musicista: elettronica sì, ma suonata. In questo progetto, ci siamo voluti cimentare anche su parti di chitarra e basso che prevedono un'effettistica completamente analogica, modificabile in base al momento e alle sensazioni che si provano in studio o sul palco. Molti pedalini Boutique e tanti potenziometri modificabili all'istante. Insomma, l'anima è ridondante e cerchiamo di sfruttarla il più possibile, facendoci guidare dalle emozioni. Anche l'elettronica, nonostante sia qualcosa di digitale ha molto spesso una veste completamente analogica».
Pensate in futuro di utilizzare anche un vocalist?
«Ci piace pensare che sia la musica a parlare e a farci parlare. Sono gli strumenti che creano una sorta di linea vocale. Ma siamo aperti a qualunque sperimentazione e collaborazione, quindi, in futuro, perché no?».
Quando e com'è nato il vostro progetto?
«Il nostro progetto è nato per puro caso, ci siamo ritrovati colleghi in un negozio di strumenti musicali. Nel tempo ci siamo scambiati del materiale, ascolti e contaminazioni....Un giorno, come tutti poi in un negozio di strumenti, ti ritrovi a testare le novità di mercato e, con gli strumenti giusti in mano, abbiamo cominciato a comunicare simultaneamente, senza quasi accorgerci che lo stessimo facendo. Attimo di stupore ed abbiamo deciso di fare una prova in studio, senza troppe aspettative. Da li a poco è nato "Anima"». 
Cosa o con chi lavoravate prima di creare questo progetto?
«Il nostro storico musicale è stato fortunatamente molto vario e costellato di piccole e grosse collaborazioni. Abbiamo sperimentato e suonato quasi tutti i generi possibili e prestato le mani (e piedi) a svariati artisti, sia in studio che dal vivo. Prima di arrivare a concepire Fragments of Light, ci siamo fatti le ossa pesantemente sul campo, producendo artisti e passando le notti ad arrangiare, tra un live ed un altro. Uno degli esempi è una piccola etichetta creata anni fa che prendeva il nome di Liquido Records, nata insieme a Vince Pàstano, Antonello D'Urso ed Ignazio Orlando. Questo ci ha permesso di crescere, sperimentare di tutto e creare una bellissima ramificazione di anime emozionali. Lo stesso Vince ha prestato la sua arte per il disco, creando il suono e le parti di chitarra in "Circum". Insieme abbiamo condiviso il giorno e la notte per anni e quel brano ne è la dimostrazione.
Allo stesso tempo, la musica non è fatta solo da musicisti ma da chi sa come darle il suono giusto, soprattutto nella fase finale. Grazie sempre a collaborazioni passate, abbiamo deciso di affidare il Mix a Lorenzo Perrella ed il Mastering a Marc Urselli, direttamente dagli USA.
Diciamo che "Anima" è il disco dei Fragments of Light ma anche un po' di coloro, grazie ai quali ci siamo influenzati e formati musicalmente».