Felicissima jurnata, la vita infinita dei bassi napoletani. Recensione

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Felicissima jurnata, la vita infinita dei bassi napoletani. Recensione

Felicissima jurnata di Putéca Celidònia, scritto e diretto da Emanuele D’Errico, prodotto da Cranpi e Teatro di Napoli – Teatro Nazionale è stato al Ridotto del Teatro Mercadante, spettacolo che ha ricevuto due nomination ai Premi Ubu 2023 come miglior attrice (Antonella Morea) e miglior scenografia (Rosita Vallefuoco), il prossimo 18 dicembre avverranno le premiazioni al Teatro Arena del Sole di Bologna.
Felicissima Jurnata descrive l'aridità della vita come quella di Giorni Felici di Samuel Beckett cui è scaturito lo spettacolo. Parte da alcune interviste fatte agli abitanti dei bassi del Rione Sanità i cui racconti diventano poi parte integrante del testo drammaturgico di D’Errico, una commistione interessante che si alterna durante lo spettacolo, ascoltando sia la voce registrata delle persone del Rione Sanità sia dettate dalla voce della protagonista, Lina, interpretata da Antonella Morea.
Voci di venditori ambulanti, brusio, rumori, urla, clacson di auto, “motomezzi a saltello ‘n’coppa ’e sampietrini”, ci introducono nel chiassoso e brulicante rione Sanità e, sulla scena, man mano il buio fa posto alla luce fioca e s’intravede una donna non più giovane, incastonata fino al seno in un cono rovesciato alto più di due metri. Chiacchiera incessantemente con Lello, il suo compagno, quasi invisibile, che si vede all’interno del cono trasparente, una camera costruita forse anno dopo anno di solitudine apparente, quasi come un Geppetto all’interno della Balena. Trasandato, apertamente lascivo, un gentiluomo ridotto ad abitudini ordinarie e risposte borbottate e, nell'eccellente interpretazione di Dario Rea, Lello è presente ma fuori dalla (sua) vista, è l'incarnazione stessa dell'assenza minacciosa, grugnendo di tanto in tanto, rinchiuso in questa tana sotto di lei, un abisso tanto ampio quanto indifferente.
Lina cerca di riempire le ore. Ricorda, commenta, ride, brontola. Si assicura che questo sia uno dei suoi giorni felici, quando in realtà è sull'orlo delle lacrime. Si lamenta del fatto che il "povero Lello" non ha alcun interesse per la vita, ma ammette che il suo sonno costante è un dono che vorrebbe avere. 
Lina prega per un mondo che letteralmente non finisca, una vita infinita, e la sua dipendenza dai rituali rafforza questa infinità: i rituali sono per natura ripetitivi e la loro ripetizione cancella la distinzione tra passato, presente e futuro. Questa cancellazione dei diversi tempi verbali crea un'unica temporalità.
Elogia non solo la felicità della giornata, ma è grata per ciò che non c'è di male nel suo mondo. 
Tuttavia, la sua dipendenza da una serie di forze esterne è ben consolidata e non tutta la sua giornata è felice. Ha bisogno delle attenzioni di Lello, che la ignora. E Lina ha poco da fare. Eppure niente di tutto ciò le impedisce di cercare di essere ottimista. 

               
Ma l'impressione dominante la fa Antonella Morea, che interpreta Lina con un pathos straziante e che ha voluto accettare la sfida lanciata da Putéca Celidònia. La sua attorialità brilla di bellezza, ha perfezionato il suo teatro in qualcosa che è parallelo all'inafferrabilità e alle sfumature della sua grande capacità interpretativa e nonostante la mobilità limitata, la Morea trasmette un senso profondo degli spazi oscuri e vuoti della vita di Lina. Usa la sua voce per ottenere una notevole gamma di sfumature. I suoi occhi, le sue labbra, le rughe stesse del suo viso suggeriscono stati d'animo e sentimenti.
La scrittura è scarna e allusiva, ironica e grave, diretta e poetica. Elimina i luoghi comuni della trama e dell'azione; tuttavia, arriva a un'essenza emotiva. Sfida la regola teatrale tradizionale di usare il movimento per mantenere il pubblico impegnato, e così ci coinvolge nella lotta di Lina: anche noi potremmo annoiarci nel vederla annoiarsi.
Nonostante la disperazione della sua situazione, questo è un altro dei suoi giorni felici. Perché alla fine Lello, come per incanto striscia fuori dal suo metaverso e si sforza di raggiungerla. Inutilmente, ovviamente Emanuele D’Errico sa che le speranze di Lina sono false, e lo sa anche lei, che si strugge tra riso e pianto.

                

Felicissima jurnata è vincitore del premio della Giuria Popolare condotta da Daniele Aureli Tuttoteatro.com Dante Cappelletti XV edizione e finalista di Forever Young - La Corte Ospitale 2022, prodotto da Cranpi e Teatro di Napoli. Emanuele D’Errico è vincitore del premio L. Visconti 2023 e del Premio Gerardo D’Andrea 2023 per la nuova drammaturgia.

Felicissima jurnata
uno spettacolo di Putéca Celidònia
Vincitore del premio Giuria Popolare - Dante Cappelletti 2021
Finalista di Forever Young - La Corte Ospitale 2022
drammaturgia e regia Emanuele D'Errico
con Antonella Morea e Dario Rea
e con le voci delle donne e degli uomini del Rione Sanità
scene Rosita Vallefuoco
musiche originali Tommy Grieco
suono Hubert Westkemper
luci Desideria Angeloni
costumi Rosario Martone
aiuto regia Clara Bocchino
realizzazione scene Mauro Rea
scenografa stagista Accademia di Belle Arti di Napoli Rosaria Ruocco
foto di scena Laila Pozzo
ufficio stampa Linee Relations (Valeria Bonacci, Giorgia Simonetta)
produzione Cranpi, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Putéca Celidònia
in collaborazione con La Corte Ospitale – Forever Young 2022
con il sostegno di Teatro Biblioteca Quarticciolo
e di C.RE.A.RE Campania Centro di residenze della Regione Campania