Music & Theater

“Un Eschimese in Amazzonia”, uno spettacolo sull’identità di genere al Piccolo Bellini di Napoli

Al Piccolo Bellini, dal 12 al 17 febbraio, l'ultimo capitolo della Trilogia sull'Identità, progetto ideato da Liv Ferracchiati e realizzato con la sua compagnia The Baby Walk, Un Eschimese in Amazzonia ha vinto il Premio Scenario 2017.

Lo spettacolo porta in scena un confronto tra una persona transgender – l’Eschimese – e la società, qui rappresentata dal Coro. Il titolo, che prende spunto da una dichiarazione dell’attivista e sociologa Porpora Marcasciano, fa riferimento a quel contesto socio-culturale che «compromette, ostacola e falsifica un percorso che potrebbe essere dei più sicuri e dei più tranquilli»: la presenza degli “eschimesi” nella società chiede di rimettere in discussione le regole. Il Coro, metafora della società, conforme alla Norma, parla all’unisono con una gestualità a tratti robotica e viene contrastato dall’Eschimese, che si sforza di avere una visione autentica della propria vita, senza però essere immune da altri convenzioni e luoghi comuni. Una pièce in cui la parola, come spiega Liv Ferracchiati, «diventa metafora della fragilità di qualsiasi forma scegliamo per noi stessi».

                 

Piccolo Bellini, dal 12 al 17 febbraio

Orari: feriali ore 21:15, giovedì ore 19:00, domenica ore 18:30
Prezzi: 18€ intero, 15€ ridotto, 10€ Under29

Trilogia sull’Identità 
Progetto in tre Capitoli di The Baby Walk 
Ideazione e Testi di Liv Ferracchiati
Capitolo III
UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA
Scrittura scenica degli Interpreti
Atto unico di 65 minuti circa

Scrittura scenica di e con (in ordine alfabetico): Greta Cappelletti/Coro, Laura Dondi/Coro, Liv Ferracchiati/Eschimese, Giacomo Marettelli Priorelli/Coro, Alice Raffaelli/Coro.

Costumi Laura Dondi. Disegno luci Giacomo Marettelli Priorelli.Suono Giacomo Agnifili. Organizzatrice di Compagnia Sara Toni. Ufficio Stampa Roberta Rem, Francesca Torcolini. Progetto di The Baby Walk. Produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Centro Teatrale MaMiMò, Campo Teatrale, The Baby Walk. In collaborazione con Residenza Artistica Multidisciplinare presso Caos – Centro Arti Opificio Siri Terni. 

Premio Scenario 2017. 
Prima rappresentazione in forma di Studio: Premio Scenario 2017 - Festival di Santarcangelo, 12 luglio 2017. 
Debutto nazionale vincitori Premio Scenario 2017: 2 - 3 dicembre 2017 - Teatri di Vita – Bologna

Le piazze del 2019, in corso di costante aggiornamento: 
Napoli, Teatro Bellini, 12-17 febbraio. Milano, Teatro Elfo Puccini, 9-10 marzo. Vimodrone, Spazio Everest, 12 aprile. Parma, Teatro delle Briciole, 13 aprile.

                    

I non personaggi del Terzo Capitolo
L’Eschimese (indossa una felpa con cappuccio e sotto di essa avrà la maglia della New Team numero 10, quella di Olliver Hutton)
Il Coro (la massa, la società, a volte sciocca a volte acuta)

Il Coro, tranne in momenti specifici che saranno evidenziati, parlerà all’unisono,attraverso una lingua musicale e ritmata, quasi versificata.
Il Coro è la società in cui vive l’Eschimese o, almeno, come egli la percepisce.
È importante tenere a mente che quanto si leggerà come detto dall’Eschimese, in realtà, è improvvisato. Quindi sarà più o meno quanto scritto qui di seguito, ma anche il suo contrario. 
A volte potrà far sorridere, a volte far piangere, altre risultare detto male.
La ricerca sul linguaggio è tutta basata sulla precarietà e l’instabilità come metaforadell’esistenza dell’Eschimese che non è previsto dalla società in cui abita.
Ogni giorno all’Eschimese è richiesto di improvvisare come essere e comerappresentarsi, senza una via e un modello già prestabilito.
Il linguaggio basato sull’improvvisazione è perciò metafora verticale dell’esistenzadell’Eschimese e, in fin dei conti, di tutti.
Quella che ci si appresta a leggere è, di fatto, una scrittura scenica per cui con ledidascalie si cercherà di riportare in qualche modo le azioni degli attori sul palco,ma il testo drammaturgico di per sé rimane incompleto.

UN ESCHIMESE IN AMAZZONIA pone al centro il confronto tra la persona transgender  (l’Eschimese) e la società (il Coro), fino ad arrivare al paradosso che l’Eschimese si stanca di raccontare sé stesso. La società segue le sue vie strutturate e l’Eschimese si trova, letteralmente, ad improvvisare, perché la sua presenza non è prevista.

Il Coro parla all’unisono, attraverso una lingua musicale e ritmata, quasi versificata, utilizza una gestualità scandita, dando vita ad una società ipnotica, veloce, superficiale, a rischio di spersonalizzazione. La struttura è quella del “link web”, l’analogia del pensiero manovra le connessioni o forse il nonsense stesso dell’illogica internettiana.
Anche l’Eschimese è parte degli stessi stereotipi della sua contemporaneità, anzi nella sua stand up comedy è personaggio autentico proprio perché vive e rappresenta la propria inautenticità di abitante del suo tempo.
Si sforza di avere una visione soggettiva, ma anche la sua è, a ben guardare, infarcita di luoghi comuni e spersonalizzata.
Il comico nasce anche dal mettere in rilievo quelle dinamiche che rendono l’essere umano marionetta, macchina, ovvero un essere sociale, un essere già giocato dalla cultura. 

Paul B. Preciado, filosofo e scrittore, tra i più autorevoli esponenti di studi di genere e politiche sessuali, sostiene che la cosa importante sia opporsi alla standardizzazione che identifica come patologia quello che non si riconosce, tutto il resto non è che una tassonomia, un sistema di classificazioni. 
In altre parole dice che l’identità di genere, quindi il transgenderismo o il cisgenderismo, non sono poi così interessanti.

Il titolo: “Un Eschimese in Amazzonia” è una citazione dell’attivista e sociologa Porpora Marcasciano che evidenzia l’incapacità della società di andare oltre il modello binario di sesso/genere, omosessuale/eterosessuale, maschio/ femmina e che quindi racconta la compromissione di un percorso di vita che potrebbe essere dei più sereni e tranquilli. 
La ricerca dei materiali per questo progetto inizia nel 2013 e ha collezionato interviste a molti uomini transgender, a studiosi, a scienziati e a persone qualsiasi che non sapevano assolutamente nulla sull’argomento.