Music & Theater

L’intimità come rivoluzione: Niccolò Fabi al Teatro Augusteo

Il Teatro Augusteo di Napoli si spegne lentamente. La scena resta immersa in una penombra che accompagnerà l'intero concerto. Dal soffitto scendono sottili lampadine, come piccole stelle sospese, a illuminare appena gli strumenti e i volti dei musicisti. L'atmosfera richiama quella di un appartamento spoglio, silenzioso, con solo un tavolino e una lampadina accesa: un luogo di solitudine creativa, dove un poeta, forse con una bottiglia di assenzio accanto, mette in fila i propri pensieri per trasformarli in canzoni.
È in questo scenario essenziale, quasi ascetico, che Niccolò Fabi e la sua band entrano in scena per la tappa napoletana del Libertà negli occhi Tour, presentando un concerto che è più confessione che spettacolo. Alba apre il live, e già dal primo suono è chiaro che non si assisterà a una semplice esibizione, ma a un viaggio dentro la fragilità e la lucidità dell'animo umano.
È lì che la musica di Fabi si fa spazio: avvolgente, stratificata, costruita su arrangiamenti che rivelano una ricerca sonora raffinata e una sensibilità musicale ormai matura. Le chitarre acustiche dialogano con tappeti elettronici appena accennati, i cori si fondono con linee di pianoforte sospese come respiri, e ogni brano diventa un piccolo universo melodico in cui è facile perdersi o ritrovarsi.
C'è una malinconia che non pesa ma lenisce, una bellezza che arriva a far male, come se ogni nota fosse una ferita lucida. Da questa cura artigianale per il suono emerge un artista cresciuto ancora, capace di fondere poesia e misura, introspezione e armonia. Niccolò Fabi non è solo autore di parole: è architetto di emozioni.


La scaletta scorre come un racconto coerente, un arco narrativo che attraversa trent'anni di canzoni e di consapevolezza. Da Andare oltre a È non è,  fino a Una somma di piccole cose, ogni brano è una confessione intima, un piccolo atto di resistenza alla superficialità del tempo presente.
Fabi rompe il silenzio con una gratitudine disarmante: «Grazie per esserci ancora. Immagino che per qualcuno non sia la prima volta. Ormai avviene in questo teatro a distanza di trent'anni dalla prima canzone pubblicata: sembra davvero un miracolo che ci sia ancora questa attenzione, questo desiderio di sottoporsi a questa lacrimevole tortura. Questa denudazione sotto i riflettori, con gli anni diventa sempre più stravolgente, perché si diventa più consapevoli di cosa significa spogliarsi, essere trasparenti. Mi scuserete se ho questa piccola debolezza: sul palco ho scelto una posizione un po' defilata, sto in penombra, ho questo stupido cappello che mi dà la sensazione di proteggermi e permettermi di lasciarmi andare di più. Ma so che posso confidare nella vostra comprensione».


Poi, quasi sussurrando, presenta la sua band, la sua “famiglia musicale”: «Questo concerto non sarebbe possibile senza chi mi accompagna, chi sostiene e testimonia la verità di ciò che racconteremo. Primo fra tutti, Bob Angelini. Poi Alberto Bianco, che si prende cura delle mie canzoni come fossero le sue. E sono felice di avere con me due nuovi compagni di viaggio, Cesare Augusto Giorgini e Giulio Cannavale, conosciuti all'Officina delle Arti Pasolini, dove insegno con Bob. Ora sono diventati compagni meravigliosi di questo percorso. E insieme a Filippo Cornaglia ed Emma Nolde abbiamo registrato il disco Libertà negli occhi tra le montagne della Val di Sole. Da lì arrivano alcune delle canzoni che ascolterete stasera».
Il concerto procede con L'amore capita, Nessuna battaglia e Casa di Gemma, che si chiude con il ritornello «Le cose cambiano. Le cose cambiano. L'unica scelta che ho è viverle».
Tra un brano e l'altro, Fabi racconta la nascita dell'album: «La nostra vacanza in Val di Sole, non trovo un termine migliore, è stata un momento speciale. Quando fai questo mestiere da tanti anni, ritrovare la propria autenticità e la libertà può essere difficile. Sei amici in una stanza, un lago ghiacciato, nessuna pretesa: solo l'energia di suonare insieme. Alba è nata così, come un respiro condiviso. E un'altra canzone, nata da un'improvvisazione di Bob e Alberto mentre io ero andato a prendere un tè, è diventata un brano simbolico: ognuno di noi ha scritto una parte su cosa significati scrivere canzoni, su quel dialogo segreto che da ragazzi abbiamo avuto con la musica».
Chi mi conosce meglio di te,  I cerchi di gesso e dopo Niccolò Fabi si apre a una riflessione che è quasi un manifesto, con un sottofondo musicale da colonna sonora: «Ultimamente mi sono chiesto spesso che senso abbia fare un concerto come questo. Il mio linguaggio è introverso, intimo, scava dentro. Soprattutto quando viviamo dei tempi in cui fuori da questo teatro, fuori dalla nostra realtà contemporanea, accadono cose stravolgenti, mi chiedo se non sia inopportuno scavare dentro noi stessi, quando la realtà dovrebbe essere raccontata in maniera diversa. Ma forse l'arte serve anche a questo: a capire come la realtà agisca su di noi. La poetica, in fondo, è una forma di politica, perché stimola la consapevolezza di ciò che ci muove dentro, ciò che sono i meccanismi intimi che, portarti fuori di noi, diventano aggressività, violenza, guerra. Andando a fondo scopriamo che la diversità è superficiale: abbiamo tutti le stesse paure, le stesse speranze. Spero che uscendo da questo teatro possiamo guardare all'altro come a qualcuno da ascoltare, comprendere, magari non stimare, ma ascoltare non offendere, aggredire o addirittura uccidere. Questa è la mia speranza».
Segue Io sono l'altro, e il pubblico esplode in un lunghissimo applauso che sa di riconoscimento, di empatia, di gratitudine. E ancora successi indescrivibili come Scotta, Ecco, Vince chi molla e la straordinaria Una mano sugli occhi, cui riceve applausi infiniti e la bellissima Una buona idea.

C'è ironia, come sempre, nel suo modo di sdrammatizzare: «Con grande soddisfazione, la prossima canzone è discreta e bella», dice prima di intonare Costruire, accolta da un coro unanime che canta ogni parola.
Poi introduce la title track: «Abbiamo un'altra canzone da farvi ascoltare, che dà il titolo all'album, Libertà negli occhi. La libertà è un concetto complesso: cambia a seconda di chi la pronuncia. Da un detenuto ha un senso diverso da chi è intrappolato in un rapporto dal quale non riesce ad uscire. Io volevo raccontare quella libertà che è un modo di guardare le cose, come nell'infanzia, un periodo ancora non corrotto da responsabilità, ambizioni, nostalgia. Una libertà pura, presente. È come in moto, mi diceva un amico: guarda sempre la fine della curva, perché la moto segue lo sguardo. Non so se la vita funziona davvero così, ma se guardiamo a terra, scivoliamo. Se guardiamo avanti, forse facciamo un passo in più».
Libertà negli occhi chiude il set principale, tra applausi lunghi e occhi lucidi. La band ritorna sul palco e Niccolò con la consueta ironia: «Siamo quasi alla seconda ora, e vi suoneremo una canzone allegra. Vi avverto, in modo che non abbiate contraccolpi emotivi eccessivi, perché è un cambio molto forte. Non ne ho altre, quindi approfittatene. È apparentemente allegra, ma dice che sto bene solo quando sto lontano da me, già, non proprio sintomo di equilibrio perfetto, ma con il sol maggiore cambia tutto».
Ride, scherza con la band: «Lontano da me nel senso di viaggiare, come facendo stiamo: un paio di mesi in giro per l'Italia come delle rockstar su un furgone con i vetri oscurati. Le guardie del corpo non le abbiamo ancora, ma ci attrezzeremo».
Chiude con Lasciarsi un giorno a Roma, e il pubblico in platea corre sotto al palco per ballare e divertirsi come un abbraccio collettivo, un commiato dolce e necessario.
Libertà negli occhi Tour, prosegue:
07 novembre – Teatro Metropolitan, Catania
08 novembre – Teatro Golden, Palermo
11 novembre – Teatro Giovanni da Udine, Udine
12 novembre – Teatro Regio, Parma
14 novembre – Palazzo dei Congressi, Lugano
16 novembre – Teatro Goldoni, Livorno
17 novembre – Teatro Verdi, Firenze
19 e 20 novembre – Auditorium Parco della Musica, Roma
 

Durante la tournée, Fabi sostiene la campagna “Nastro Rosa AIRC” per la prevenzione del tumore al seno: ad ogni concerto è possibile donare e ricevere la spilla simbolo della ricerca.