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Matteo Garrone e Marcello Fonte a caccia  di… Oscar!

Il film di Matteo GarroneDogman”, rappresenterà il cinema italiano alla 91ª edizione degli Oscar. L’ha deciso la commissione selezionatrice dell’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali (ANICA).
L’annuncio della nomination è fissato per il 22 gennaio 2019, mentre la consegna degli Oscar si terrà a Los Angeles il 24 febbraio 2019.
Il film Dogman è ispirato alle vicende del “delitto del  Canaro della Magliana”, compiuto da Pietro Negri. L’attore che lo impersona è Marcello Fonte, vincitore a Cannes del Premio come Migliore attore protagonista.

                                 
Il film racconta di un’Italia terra di nessuno, di una periferia degradata e sospesa tra la città e la natura selvaggia dove l’unica legge che si rispetti è quella del più forte.
Il protagonista Marcello ha due amori: la figlioletta e i cani. La sua indole è mite e gentile, ma presto egli viene messo alla prova da Simone, un grandioso Edoardo Pesce, un ex pugile che umilia e taglieggia i negozianti del quartiere.
Marcello sente il forte desiderio di riscattarsi da una vita di umiliazioni e soprusi e si illude che la morte di Simone possa liberare se stesso e il quartiere dal male. Ma tutto resta uguale nell’indifferenza delle persone che gli sono vicine e della periferia che resta “immonda“ al pari delle Vele di Scampia del film Gomorra e dell’ecomostro litoraneo del film L’Imbalsamatore, entrambi opere di Garrone.
Una particolare menzione va  a Nicolaj Brüel per la fotografia.
Pochi sanno che Marcello Fonte è un attore che ha lavorato con registi del calibro di Ettore Scola (Concorrenza Sleale 2001), Martin Scorsese (Gangs Of New York 2002), Francesco Laudadio (Signora 2004), Alice Rohrwacher (Corpo Celeste 2011), solo per citarne alcuni. É verissimo che non ha frequentato nessuna scuola di cinema o di teatro, ma questo “mestiere viene da dentro” come lui ha sempre affermato.

              
«Nulla è a caso nella vita, - racconta Marcello Fonte durante la conferenza stampa all’Ischia Global Fest di quest’estate -  la vita non ti regala nulla, a una cosa ci arrivi perché la desideri tanto. Sono circa 20 anni che vivo a Roma e da allora ho iniziato a studiare e a capire che volevo fare l'attore. Non sapevo quale fosse il percorso, non sapevo che fare l'attore è una responsabilità, ci arrivi dopo.  All'inizio pensavo che arrivare in televisione significava che fossi arrivato, invece no, più vai avanti e più capisci che il mestiere dell'attore è un lavoro come tutti gli altri. Chi aspira al successo o alla gloria per me deve lasciar perdere, ciò non mi riguarda, perché penso solo di fare bene il mio lavoro, come quando ti chiamano a fare un muro e sei soddisfatto di averlo fatto. E la gente ti richiama di nuovo, perché hai saputo fare bene il tuo mestiere. Ho fatto tante cose positive, ho lavorato con Luchetti, Leonardo Di Costanzo, Michele Soavi etc
E continua Marcello Fonte: «I percorsi sono stati tanti, non subito uno tiene la cazzuola in mano. Io sono all'antica, devo prima imparare a impastare il cemento, devi aiutare chi ha la cazzuola in mano. Io vengo dalla scuola antica, dalla gavetta, prima di tenere la cazzuola in mano, bisogna guardare tanto e bisogna capire il mestiere, ho avuto la fortuna di essere sul set di Martin Scorsese o di vedere come lavora Daniel Day-Lewis, Leonardo Di Caprio, Cameron Diaz, ho visto come lavorava Nino Manfredi, ho visto i più grandi attori lavorare e ho rubato con gli occhi, anche essendo comparsa, una comparsa che lavorava lì, invece, di cazzeggiare scrivevo, avevo il mio taccuino e scrivevo “Guida di una comparsa protagonista”. Io ero quel ragazzo che non aveva tante possibilità e, quindi, non potevo bruciale, non c'è mamma e papà che ti pulisce il c***, che ti fa trovare tutto pronto, apparecchiato, devi pensare a tutto.»

                 
E, infine, Marcello Fonte dice: «Capisci che fare l'attore è al servizio degli altri.  È come un cameriere che deve portare i piatti alla gente e quelle portate deve saperle portare e che, magari, il cuoco, lo sceneggiatore con una bellissima sceneggiatura e il regista che l’ha messa a punto, che l’ha cucinata insieme agli altri,  te li sta dando in mano, ma sei tu quello che deve porgerli alle persone e non buttarli via, è molto importante come porsi e servire un piatto.»
In una recente intervista un giornalista ha chiesto a Marcello Fonte di condensare la sua vita in  quattro parole, anche se a breve sarà pubblicata un’autobiografia per Einaudi dal titolo “Notti Stellate”. Eccole: “Lamiere, Baracche,  Pioggia,  Applausi.”. Noi ci permettiamo di cambiarne tre: “Italia. Los Angeles. Oscar e… Applausi” 
Auguri di Cuore!