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“Se i pesci guardassero le stelle” il primo romanzo di Luca Ammirati. Intervista

Se i pesci guardassero le stelle” (DeA Planeta) è il primo romanzo di Luca Ammirati, che lavora come responsabile della sala stampa del Teatro Ariston di Sanremo ed è stato assessore alla cultura del comune di Perinaldo, dove esiste realmente l’osservatorio astronomico dove Samuele, il protagonista di questo romanzo fa la guida.
Samuele ha trent’anni e una fastidiosa sensazione di girare a vuoto, proprio come fa Galileo, il pesce rosso con il quale si confida ogni giorno. Sognatore nato, sfortunato in amore, vorrebbe diventare un creativo pubblicitario ma i suoi progetti vengono puntualmente bocciati.
Così di giorno è un reporter precario e malpagato, mentre la sera soddisfa il proprio animo poetico facendo la guida al piccolo osservatorio astronomico di Perinaldo, sopra Sanremo: un luogo magico per guardare le stelle ed esprimere i desideri. È proprio lì che, la notte di San Lorenzo, Samuele incontra una ragazza, che dice di chiamarsi Emma e di fare l’illustratrice per bambini.
Ne rimane folgorato e la invita a cena, ma è notte fonda e commette un errore fatale: si addormenta. Quando si risveglia, Emma è scomparsa nel nulla. Ma come si trova una persona di cui si conosce soltanto il nome? Non sarà l’ennesimo sogno soltanto sfiorato?
Come nasce la passione per la scrittura tanto da portarti a scrivere un romanzo?
«Nasce da una necessità forte. Sono uno che, se non scrive, sta male fisicamente. In questo caso, è stato un processo molto naturale,  il romanzo è ambientato tra Sanremo e Perinaldo che sono i miei due luoghi del cuore, perciò è stata una sfida molto stimolante quella di scrivere dei posti che io abito e frequento e, forse, mai mi sarei aspettato che mi avrebbero portato la fortuna che mi hanno portato, fino ad esordire sulla scia della narrativa italiana.»
Come nasce Se i pesci guardassero le stelle?
«Nasce da una serie di coincidenze speciali, i primi romanzi sono molto autobiografici ed io, in questo romanzo, ho riversato molte delle esperienze che ho vissuto nella mia vita, gli elementi che fanno parte del mio quotidiano. È stata una cosa speciale, è una storia che sento mia,mi sono immaginato questo ragazzo di 30 anni, un po' buffo, timido che è alla ricerca, non solo del grande amore, ma anche di una dimensione nel mondo, nella società. Un po' come tutti, Samuele si da un gran da fare per rimediare una situazione precaria, ma le cose non sembrano cambiare mai, ma ha grandi desideri, lui guarda le stelle un po' per sognare un po' per passione e spera di raggiungere i suoi sogni, un po' come ho fatto io con la scrittura, il mio sogno che era lassù come le stelle ed io ho cercato di raggiungerlo.»
Samuele rispecchia tanti ragazzi della società odierna, precari che sognano il posto fisso. Come affronta Samuele nel romanzo questo aspetto?
«È una tematica molto forte ed è il filo conduttore di tutto il romanzo, la nostra generazione di 30enni che si è trovata  nel momento della crisi, a cavallo tra fine studi e inizio di una carriera lavorativa, porta questo segno sulla pelle rispetto ad altre generazioni di 30enni che si sono susseguite negli anni. Ho voluto calcare la mano sulla difficoltà di questa situazione, ho cercato di raccontare quella parte un po' poetica che si nasconde nel non trovare la proprio strada, magari che ci si può reinventare, rimboccarsi le maniche e darsi da fare.» 

             
Quali sono i paletti che hai dovuto mettere alla storia per scindere anche se minimamente dalla tua persona?
«Io ho cercato di mettere una voce estremamente sincera, raccontando di un ragazzo molto fragile ed emotivo, che ama raccontarsi, di condividere ma non come nella condivisione odierna dei social network. Ho cercato di mettere la maggior sincerità possibile, anche perché credo sia fondamentale che la  scrittura sia vera e genuina e racconti emozioni reali e mi fa molto piacere quando le persone dicono che si riconosco molto in Samuele. La compagnia dei sognatori e delle persone fragili è grande e questo non è assolutamente un male.»
Il confidente di Samuele è Galileo, detto Leo, un pesciolino rosso per sottolineare il sillogismo tra animale e uomo. Perché questa scelta e qual è la figura chiave del pesciolino?
«Il pesce rosso ha dalla sua il silenzio. Viviamo in un modo estremamente rumoroso e frenetico dove tutti parlano o meglio "postano" non sempre con educazione ed è sempre più difficile ascoltare ed essere ascoltati. Galileo, invece, è l'ascoltatore perfetto, perché non può replicare, l'unica differenza tra Samuele e Galileo e che Galileo non ha mai visto il cielo e le stelle e da qui prende il titolo il romanzo.»
Una delle figure chiave del romanzo è Emma e qui entrano in gioco i sentimenti.
«Nella ricerca del nostro posto nel mondo, c'è anche la forza del sentimento, dell'amore del quale Samuele è in cerca, ed è anche molto sfortunato, perché le donne tendono ad abbandonarlo, perché è un uomo non ancora realizzato. Arriva Emma e ci mette circa cinque minuti ad esserne folgorato. Arriva all'Osservatorio  Astronomico quando tutti sono andati via e tra i due scoppia subito un certo feeling. Riesce a invitarla a casa, ma anche qui, essendo molto tardi e stanco, lui commette l'errore fatale che lo tormenterà a lungo, si addormenta ed Emma non c'è più. Da qui partirà una ricerca molto complicata perché di Emma gli rimane ben poco, un nome " ipotetico", una professione anche questa "ipotetica" e una traccia particolare del bacio stampato sullo specchio. La ricerca sarà difficile, se non impossibile, anche considerando che Emma è l'anti social in persona.»
Una delle frasi del romanzo cita:"Esiste ancora in me la speranza di rinascere?". È realmente una domanda o in fondo vuole essere una affermazione?
«Per come è l'indole di Samuele è una domanda che lui pone a Leo, ma parlare con Leo e come già mettere un senso di affermazione, lui è abituato a rialzarsi e la speranza è il punto dal cui ripartire.»

                                    
Ci sarà un seguito del romanzo?
«Questa è una domanda top secret! Stiamo valutando su quello che potrà essere un altro ipotetico libro, se sarà una storia completamente diversa o se torneremo sui personaggi del romanzo, io spero che i lettori lo chiedano e, a quel punto, ci mancherebbe che non li accontentiamo!?»
Quale è il capitolo nel quale ti rivedi maggiormente?
«Quelli in cui mi sono rivisto di più, sono quelli con i dialoghi con Leo, mi hanno dato la possibilità di esprimermi maggiormente, perché pur rimanendo legato all' intreccio del romanzo, sono quelli in cui ho potuto sbizzarrirmi su certe tematiche e lì ho messo veramente un po' tutto, anche indagando un po' sulle paure di tutti noi perché alla fine i supereroi non esistono, siamo sempre alla ricerca del nostro posto del mondo. Forse tra tutti, quello incentrato sui sogni, dove s’indaga sull'impossibilità di smettere di sognare.»
Qual è il tuo scrittore e libro preferito?
«Ce ne sono tantissimi, leggo di tutto! Se devo proprio scegliere il libro che mi ha folgorato e mi ha fatto venire voglia di scrivere è "Il suggeritore"di Donato Carrisi.»