"Tutta casa, letto e chiesa" al Sannazaro di Napoli con Valentina Lodovini fino al 15 dicembre. Recensione

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"Tutta casa, letto e chiesa" al Sannazaro di Napoli con Valentina Lodovini fino al 15 dicembre. Recensione

“Il protagonista assoluto di questo spettacolo sulla donna è l’uomo... o meglio il suo sesso! Non è presente in carne e ossa ma è sempre qui tra noi, grande, enorme, che incombe… e ci schiaccia”. Franca Rame

Il Teatro Sannazaro di Napoli ospita fino a domani, 15 dicembre, lo spettacolo Tutta casa, letto e chiesa scritto da Dario Fo e Franca Rame per la regia di Sandro Mabellini con Valentina Lodovini.

É il primo testo scritto a quattro mani nel 1977 dal premio Nobel per la letteratura Dario Fo e dalla sua compagna di vita e di teatro Franca Rame sulla condizione delle donne. É una commedia dai toni satirici e grotteschi che l’attrice portò in tournèe in Italia e in Europa, negli anni dei grandi movimenti femministi a cui lei stessa aderì e fu punto di riferimento. Anni di battaglie importanti che hanno scandito le tappe dell’emancipazione femminile: 1974 la legge per il divorzio, nel 1978 la legge 194 sull’aborto, nel 1981 l’abolizione della legge sul delitto d’onore. Eppure tanta strada deve essere fatta per giungere a una vera parità tra uomo e donna . E i nostri tempi così difficili e travagliati, attraversati da un’onda di violenza sulle donne, ci confermano che i temi della commedia sono di forte e scottante attualità.

Il testo è tuttora allestito in oltre trenta Nazioni: la condizione della donna, purtroppo è simile ovunque!

Tutta casa, letto e chiesa si compone di tre monologhi: Una donna sola-Abbiamo tutte la stessa storia, Il risveglio e Alice nel Paese delle meraviglie incentrati sull’asservimento della donna al potere maschile.

Una scenografia scarna e per questo di grande impatto emotivo, realizzata da Chiara Amaltea Ciarelli, accoglie Valentina Lodovini che con un semplice cambio di abito si trasforma in donne sfruttate, manipolate, vessate che gridano:“non c’è bisogno di una femminista per capire che faccio una vita di merda!”.

Nel primo monologo l’attrice bella e seducente, fasciata in una vestaglia a fiori che a tratti scopre una sottoveste nera ricamata, incarna una donna borghese che apparentemente svolge una vita normale tra le pareti domestiche. Ha un marito, due figli, una casa ben arredata con tanti elettrodomestici che l’aiutano nel suo lavoro di casalinga e con un frigo che “fa il ghiaccio a palline e non a cubetti!” Ma parlando con la dirimpettaia scopriamo che deve accudire un cognato “sporcaccione”, che riceve telefonate oscene da parte di uno sconosciuto, che un vicino la spia continuamente con un binocolo, che il marito l’ha chiusa letteralmente in casa e che non ha mai raggiunto l’orgasmo durante i rapporti sessuali. Una vita di inferno che lei accetta quasi con rassegnazione perché “dopotutto sono solo una donna!”.

Lo spettacolo prosegue tratteggiando le difficoltà che una donna incontra nel nostro Paese se vuole abortire dal momento che le nostre leggi prevedono l’obiezione di coscienza da parte dei medici e del personale infermieristico. Le responsabilità di una gravidanza sono tutte attribuite alla donna a incominciare dagli anticoncezionali (pillola-spirale-diaframma) fino ad avere rapporti non protetti per soddisfare il maschio che lamenta una riduzione del piacere fisico usando il preservativo. Pertanto ne Abbiamo tutte la stessa storia, c’è la rappresentazione di un atto sessuale (mimato…per carità) con la donna subalterna all’uomo, come succede da sempre!

La Lodovini si trasforma poi in un’operaia che lavora alla catena di montaggio di una grande fabbrica. I suoi gesti sono ripetitivi e monotoni con la paura di tranciarsi le dita nei macchinari. Tornata a casa accudisce il proprio bambino scambiando il talco con il formaggio al cambio del pannolino. Gli prepara il latte in tutta fretta e lo veste per portarlo all’asilo ma… è domenica. Si ritorna a letto cantando amaramente, come le mondine nelle risaie: “Sciur padrun da li belli braghi bianchi, fora li palanchi, fora li palanchi, sciur padrun da li belli braghi bianchi, fora li palanchi ch’andunma a cà…”

In Alice nel Paese delle Meraviglie l’attenzione si concentra su quelle donne che fanno di tutto per piacere agli uomini ricorrendo persino alla chirurgia estetica per essere più desiderabili come impongono i dettami della società dell’apparire. Chiuse nel loro mondo di bambine esse sono pronte ad essere manipolate, sfruttate e rese oggetto di desiderio da parte di una cultura maschilista arrogante e becera.

Il fil rouge che lega le storie e le protagoniste della pièce è uno solo: la descrizione degli abusi,delle violenze e delle frustrazioni perpetrate sulle donne da parte dei maschi mariti-compagni-padroni.

Lo spettacolo, epurato dallo scontro con il cristianesimo (Perché?), è tutto basato sulla bravura della Lodovini che camaleonticamente si trasforma con un semplice particolare dell’abito e con una cambio repentino di voce e di dialetto ,nelle quattro donne protagoniste della pièce.

La fisicità prorompente, la carnalità, il senso dell’ironia e il rispetto del tempo teatrale delle battute fanno della Lodovini l’interprete ideale per non rimpiangere l’insuperabile Franca Rame. Il successo cinematografico dell’attrice porterà più spettatori a teatro, ne siamo certi e contribuirà ad innescare una riflessione sui temi della condizione femminile.

Alla prima forti e sentiti applausi.

Lo spettacolo sarà replicato nelle seguenti città e teatri:

17 dicembre Erbusco (BS) Teatro Comunale

18 dicembre Boretto (RE) Teatro Del Fiume

19 dicembre Magione (PG) Teatro Mengoni

 

Teatro Sannazaro Via Chiaia 157 Napoli

Botteghino Lun-Sab 10.00-20.00

081 411723-418824

Email info@teatrosannazaro.it