“Smettere di suonare, per me significa smettere di vivere.” Intervista a Matteo Gabbianelli dei kuTso

- di

È uscito da pochi giorni il nuovo album d’inediti dei kuTsoChe effetto fa”, (Wing / Goodfellas), dopo l’ammutinamento al comandante Matteo Gabbianelli da parte degli altri elementi, la band ha una nuova line up: Brian Riente chitarre elettriche, Midi e acustiche, Luca Lepore basso elettrico e basso synth e Bernardino Ponzani batteria e drum machine  con i quali i kuTso hanno rinnovato completamente il sound, ricco di synth e ritmi electro meticolosamente prodotti. Le chitarre energetiche rimpiazzate dai nitidi synth elettronici e l'impressione generale è infusa di più emozione pur conservando i resti di una lucentezza ritmica e lirica tipica dei kuTso.
Il primo singolo “Che effetto fa” è stato l’inizio con il botto, un suono stratificato e attraente con la  dinamica e vibrante voce ugualmente impressionante. Sound rinnovato per questo nuovo disco dei Kutso… 
«Abbiamo aggiunto molte parti elettroniche al disco, cercando di non andare in una direzione pop. L’elettronica è usata finalizzandola all'apertura dei ritornelli, a creare un’armonia diversa da prima, che usavamo i muri di chitarra su tutti i ritornelli, lo abbiamo fatto nei tre dischi precedenti, ma, adesso, abbiamo voluto cercare altro, il suono portante del disco sono i synth e le voci.»
Il primo singolo è “Che effetto fa” che dà il titolo all’album ed è un J’accuse come quasi tutto l’album. Un po’ incazzato, per dirla tutta…
«Ci sono vari momenti nel disco, le due ballate tirano verso i rapporti non facili tra una coppia d’amore. È innegabile che  io abbia uno spirito polemico, purtroppo sono fatto così, anche nella vita, però non sono soltanto un iconoclasta, voglio anche costruire qualcosa. Questo disco indica anche delle direzioni, non c'è soltanto una smentita o un non riconoscimento dello status quo, c'è anche un'ipotesi, per esempio, “Uno + Una”, il terzo singolo uscito, ha una positività essenziale, un fatalismo, un dire siamo qui, inventiamoci qualcosa e che la vita va vissuta. Sicuramente lo spirito polemico c'è, però, in questo disco, rispetto agli altri, c'è più sentimento, emozione, piuttosto che il ragionamento. È un disco più emotivo.»

              
In Uno + Una si parla di quest’amore un po' tribolato, alla fine c'è una possibilità: rimaniamo insieme nonostante tutto…
«Negli altri dischi già avevo parlato d'amore, però ogni canzone o era cantata con entusiasmo o con cupezza, invece, in questa canzone, ho mescolato entrambi gli aspetti opposti di questa parte dell’umanità del vivere e ho cercato da una guerra, arrivare a un possibilismo. Come diceva Cocciante, se stiamo insieme ci sarà un perché…»
É molto difficile, quindi, convivere con te…
«È vero, è molto difficile convivere con me e ho scelto una persona con cui è difficile convivere. Questa canzone è totalmente autobiografica, nel primo disco “Decadendo su un materasso sporco” scrissi “Marzia” che è la mia compagna da più di dieci anni e questo è il sequel e ancora siamo qui.»
La battaglia continua...
«É ancora in corso, tipo quelle in Medio Oriente, non finiranno mai.»
I tre video dei tre singoli usciti dell’album sono stati girati tutti dallo stesso regista? Quali sono e da chi sono venute le idee? Oppure ti sei fatto aiutare?
«La risposta è curiosa, perché i video sono l'emblema di ciò che è successo in questi due anni. Dopo Sanremo, tutto il baraccone, il tour, la televisione, ecc. si è arrivato a un punto che c'è stata una diaspora totale nel gruppo e sono rimasto solo io. Ho attraversato un periodo di forte sofferenza, non soltanto musicalmente, ma anche come team, casa discografica e ho dovuto rimboccarmi le maniche, senza avere nessun supporto intorno a me. Ad esempio, il video di “Che effetto fa”, nasce da mie idee e tentativi che ho fatto insieme a mio fratello, video maker, abbiamo fatto dei video di prova in giro, così a buttare idee, fino a che non ho contattato un giovane regista che si chiama Davide Bastolla, che negli ultimi due mesi prima del video, ha sofferto insieme a me nella scrittura, abbiamo fatto una mini sceneggiatura. Per fortuna ho trovato persone che, insieme a me, hanno voluto creare qualcosa di artistico, non ultimi i componenti della band e Tess Amodeo Vickery, una bravissima cantante americana che vive a Roma con cui ho collaborato musicalmente, a cui ho chiesto di fare la co-protagonista, insieme a me, del video e loro si sono prestati. Per settimane abbiamo dovuto anche provare il balletto del video, un'impresa ardua, sembrava Spielberg per l'impegno profuso, non  ultima l'aver trovato la location magnifica che è il Palazzo Chigi ad Ariccia dov'è stato girato Il Gattopardo di Luchino Visconti, per vie traverse sono riuscito a farmi dare questa location a un prezzo d’alimentari, tutto a supporto delle giovani imprese. Sono soddisfatto del risultato e contento perché tutti hanno lavorato, non solo professionalmente, ma insieme siamo riusciti a creare la voglia di fare qualcosa di bello e, secondo noi,  di grande. Mentre per il video “Uno + Una” il regista è Mattia Di Tella, che ha girato anche quelli di Achille Lauro, Alex Britti e altri. È stato un video molto più veloce e con zero mezzi, Mattia è molto bravo, una bella fotografia e i due giovanissimi attori sono bravissimi, Alessandro Zoppo e Beatrice Modica e volevamo dare l'idea di una fiction anni ’80.»
Nella canzone “Manzoni Alieni” hai il coraggio di dire: “Quando a scuola studiavo Manzoni / Francamente mi rompevo i coglioni”. Di sicuro qualcuno inveirà contro di te…
«C 'è stato già. Conosco bene il valore di Manzoni, non sparo a vuoto. Il  valore rivoluzionario delle opere di Manzoni, a suo tempo, è innegabile, non solo perché rappresenta, insieme a Dante, uno dei padri della lingua italiana, anche perché tra le tematiche, i presupposti anche sociali, che il libro aveva, erano dirompenti, però questo riguarda il periodo in cui Manzoni è vissuto e ha tirato fuori il libro, oramai lui a scuola rappresenta altro e ci sono tante altre opere successive che descrivono la stessa cosa rappresentata da Manzoni. Più che altro oggi gli studenti lo subiscono e per me rappresenta l'ufficialità. Una volta ho visto un cantante che leggeva Manzoni, capisco che fa figo dire non è una rottura di palle Manzoni, però io ci vedo un’accettazione dell'establishment, ciò mi ha fatto scaturire il mio spirito polemico in questa canzone e odio quando alcuni, per sentirsi intellettuali, per riempirsi la bocca di pseudocultura, arrivano veramente a fare il giro e a giustificare e a supportare cose che sono la reazione del conservatorismo più becero. Siccome mi ha sempre interessato l'astronomia, i pianeti, il cosmo, l'idea della vita oltre il sistema solare, allora mi è venuto in testa il titolo “Manzoni Alieni” e dopo aver trovato il titolo, ho scritto la canzone. È stata una genesi mischiata, riuscire a scrivere una canzone unendo Manzoni agli alieni e musicalmente mi sono ispirato a “L'Ultima Luna” di Lucio Dalla, più altre cose.»
Qual è, invece, il personaggio immaginario o storico che per te sarebbe interessante incontrare?
«Mi piacerebbe incontrare Randle Patrick McMurphy, il personaggio interpretato da Jack Nicholson nel film Qualcuno volò sul nido del cuculo.»
Vabbè però te le tiri proprio… qualcuno più pazzo di te…
«Mi piacciono le cose più interessanti e rimescolare le carte, mi odio anche per questo essere crudo sulle cose e ho proprio la tendenza polemica. Io sono rimasto colpito da un'intervista di Branduardi in cui mi sono ritrovato nelle sue parole, lui diceva: “Io ho una visione aristocratica della musica, se tutti fanno il tango, io faccio il valzer. Se fanno il valzer, io faccio il jazz…” e, purtroppo,  pure io tendo a fare così.»

         
Poi scrivi una canzone che si chiama “Niente cuoricini” dicendo che li odi e odi anche i gattini. Tu hai degli animali domestici?
«In realtà, ho proprio due gatti, ma sono grandi, non sono gattini.»
Che rapporto hai con i social?
«Il rapporto è descritto proprio in “Niente cuoricini”, ovviamente non posso prescindere dai social, quando scrivo sui social anch’io ho dei toni entusiastici per cercare di coinvolgere, non mi va di dispiacere gli altri, però lo ammetto non mi va. La mia espressione ce l'ho quando scrivo una canzone o quando sto su un palco e dovermi inventare di doverla fare anche con una foto, per me è uno sforzo. Io capisco che le nuove generazioni sono nate con questo e lo fanno spontaneamente, non dico sia sbagliato, assolutamente, per me è una violenza che mi devo fare, dopo che sei stato a perdere tutta la vita a scrivere una canzone, comunque, devi fare il post e non hai finito di ragionare.»
C'è qualche messaggio particolare che unisce tutte le canzoni di quest’album?
«Il messaggio è racchiuso proprio nel titolo del disco “Che effetto fa”, è lo stato d'animo con cui abbiamo dato alle stampe quest’album, nei dischi precedenti ho sempre avuto un'idea chiara di quello che facevo e di come pensavo arrivasse agli altri. Poi sarà stato complice che il gruppo si è sfasciato e sono rimasto da solo, anche se abbiamo continuato a lavorare e a suonare dal vivo, ho dovuto trovare dentro di me l'entusiasmo e, per fortuna, me l'hanno dato anche i nuovi arrivati e loro, oltre a essere dei bravissimi musicisti, sono anche persone piene d’entusiasmo e non c'è più quel veleno dovuto agli anni, alla fatica delle cose passate insieme, tutti questi cambiamenti mi hanno fatto diventare completamente insicuro, dubbioso, ho fatto questo disco ma non so che effetto farà.» 
Hai avuto una grande forza d'animo rimboccandoti le maniche senza farti intimidire da nessuno…
«Ho delle parti di me bipolari, sono una persona estremamente razionale e spesso fredda, cinica, calcolatrice e poi ho dei momenti in cui esplodo o in rabbia o in entusiasmo ingiustificato o in depressione veramente definitiva, quindi, a un certo punto, senza andare a finire su toni tragici,  ma ci vado, insomma, dovevo scegliere fra l’ammazzarmi o continuare a suonare, perché io non vedo la mia vita al di fuori della musica. Smettere di suonare, per me significa smettere di vivere… e ho scelto la vita.»
Ho difficoltà a pronunciare il nome della band…
«A questa domanda rispondo sempre in questo modo perché è vero: è una pronuncia libera, ognuno lo pronuncia come vuole. Anch'io, quando è nato questo nome, nato sui banchi di scuola, quando scrivevo le parolacce da leggere con accento inglese, per me Kutso si legge c****, in inglese la “u” si legge “a”. Per tanti anni mi sono portato dietro questo nome, senza neanche io più a pronunciarlo c****, ma prima ancora che esistesse il gruppo, io usavo sempre questa scritta, e non lo pronunciavo c****, lo pronunciavo Kutso (con la U), quando abbiamo fatto il gruppo, ho capito che era una cosa faziosa, poi, sempre per lo spirito iconoclastico, mi piace fare le cose che si dicono non si devono fare, perché in tante regole non ci credo e questa è una di quelle. Se pensi che un gruppo, con un nome del genere è andato a Sanremo ed è arrivato pure secondo, allora a quel punto lì, uno può fare quello che gli pare.»
Stai lavorando con i nuovi elementi della band? State preparando il tour?
«Noi siamo partiti a maggio e non ci siamo più fermati. In estate abbiamo fatto una decina di date di riscaldamento in giro per l'Italia, abbiamo già tutto il tour delineato fino a dicembre, sui nostri social e sul sito ci sono tutte le date, poi dal 6 ottobre al 12 andremo nelle Feltrinelli per il firma copie.»

              
Come sarà questo tour? Qualche cover,  qualche omaggio ai fan?
«Il concerto in sé è già una grande novità, con tutti i synth che abbiamo messo non abbiamo aggiunto un tastierista nella formazione, però, visto che siamo musicisti veri e non andiamo in giro con le basi,  è successo che Brian Riente, il chitarrista, si è immolato per la causa e praticamente lui suona la chitarra elettrica e ha anche rispolverato la chitarra Midi, penso che sia l'unico oggi in Italia ancora a suonarla. Quindi, la sua chitarra oltre i pick-up normali avrà un pick up esafonico, che trasforma l'onda della corda in codice binario digitale, quindi, tutte le tastiere del disco dal vivo le suona Brian. Un grande lavoro che ha richiesto circa tre mesi, io e lui in studio a provare tutti i suoni e, soprattutto, il modo di suonarli, perché il digitale per la chitarra Midi è una cosa pazzesca, non si può sbagliare, devi essere perfetto e la cosa bella che la sua performance chitarristica diventa veramente una grande performance, perché il Midi non ti permette di avere margine di errore e, allora, devi fare tutto a tempo nello schiacciare i pedali, nel cambiare i suoni, nel prendere una corda piuttosto che un'altra, lui praticamente balla sul palco, ma non è che sta ballando, sta solo spingendo tutti quei tasti nel momento giusto.»
Conoscevi già i nuovi musicisti o come vi siete conosciuti?
«Abbiamo fatto dei provini, molto velocemente, sempre per non fermarsi mai, quando se ne sono andati tutti, in realtà, da lì a una settimana saremmo dovuti entrare in studio per registrare le canzoni e poiché non volevo fermare la tabella di marcia, in tre giorni abbiamo trovato tutti i musicisti, dei professionisti molto bravi. È il primo disco che ho prodotto insieme con un'altra persona, perché tutti gli altri dischi li ho fatti sempre da solo e,  questa volta, l’ho coprodotto con Marco Fabi, un cantautore di Roma, anche produttore. C'è stato un grande lavoro di equipe e sono molto soddisfatto del disco, per la prima volta non l'ho fatto proprio da solo, mi sono molto concertato prima di decidere su un pezzo qual era la parola ed è proprio il frutto di una ricerca, di uno studio e non viene solo dalla mia mente, autorale sì, però, ho ascoltato molto gli altri: sono cresciuto.»

kuTso
YOUTUBE: https://www.youtube.com/user/kutsoitaly 
VEVO: https://www.vevo.com/artist/kutso 
FACEBOOK: https://www.facebook.com/kutsoband/ 
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/kutsoguardi/ 

Di seguito le date del tour e dell'instore tour, in continuo aggiornamento:

3 ottobre - Spirit De Milan per Lifegate - Milano

Instore tour:
6 ottobre - Campus della Musica - Teatro Dell'opera Di Firenze
8 ottobre - La Feltrinelli Librerie di Piazza Ravegnana - Bologna
9 ottobre - La Feltrinelli - Via Appia - Roma 
11 ottobre - La Feltrinelli Porta Nuova - Torino
12 ottobre - La Feltrinelli- Piazza Piemonte, Milano

Tour:

19 ottobre - Dejavu Drinkandfood - Sant'Egidio Alla Vibrata (TE)
20 ottobre - Largo venue - Roma 
25 ottobre - Ink Club - Bergamo
26 ottobre - La casa di Emme - Bassano Romano (VT)
27 ottobre - Heartz Club - Fermo
3 novembre - OFF Modena - Modena
9 novembre - centro sociale askatasuna - Torino
10 novembre - Capanno Black Out - Prato
16 novembre - MOOD Social Club - Rende (CS)
17 novembre - Off Officine Sonore - Catanzaro lido (CZ)
23 novembre - Circolo Ohibò - Milano 
1 dicembre - Black House Blues Official - Avellino 
14 dicembre - Capitol Pordenone - Pordenone