“Si nota all’imbrunire” Silvio Orlando al Teatro Bellini fino al 12 maggio 2019. Recensione

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“Si nota all’imbrunire” Silvio Orlando al Teatro Bellini fino al 12 maggio 2019. Recensione

Lo spettacolo Si nota all’imbrunire (Solitudine da paese spopolato), dopo aver debuttato lo scorso giugno al Napoli Teatro Festival, coprodotto con Cardellino s.r.l e Stabile dell’Umbria, approda al Teatro Bellini fino al 12 maggio.

Il testo è di Lucia Calamaro con Silvio Orlando protagonista e Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini.

La storia ci presenta un padre che, in occasione del decennale della morte della moglie e del suo compleanno, attende nella sua casa di campagna il fratello ed i suoi tre figli. Egli ormai vive lì e ha acquisito una serie di abitudini e di manie proprie della vecchiaia come quella di starsene sempre seduto e in disparte. Sia i figli sia il fratello tentano di smuoverlo dalla sua pigrizia che ha un nome: “solitudine sociale”. Questo è il tema centrale del testo di Lucia Calamaro, che riesce con rara maestria a individuare le difficoltà dell’approdo alla vecchiaia.

In una recente intervista rilasciata a Stefano Prestisimone per la rivista Proscenio, alla domanda sul perché avesse scritto uno spettacolo centrato su questo argomento, Lucia Calamaro ha risposto:«É una materia che padroneggio bene. Conosco tanta gente che si ritrova impantanata in uno strano cerchio di solitudine, che non rilancia i contatti. Ed è un tema che mi mette tristezza perché prima era una rarità, mentre oggi la quantità di gente sola aumenta sempre di più. E la crescita va di pari passo con il disintegrarsi della rete familiare».

                           

Infatti, sia i figli sia il fratello del protagonista Silvio (Silvio Orlando), non si sono mai veramente preoccupati di lui, chiusi nel loro egoismo. La figlia poetessa “incompiuta” (Alice Redini) scrive versi improbabili ed è frustrata e nevrotica, il figlio (Riccardo Goretti) è l’eterno precario costretto a fare lavori temporanei e mal pagati, l’altra figlia (Maria Laura Rondanini) è la classica persona irrisolta che tenta di dare una direzione chiara alla sua vita ma non ci riesce, il fratello (Roberto Nobile) si perde in velleità giovanilistiche con la speranza di stare al passo coi tempi.

Nell’intervista citata vediamo come si è espresso Silvio Orlando tratteggiando il suo personaggio:«Silvio ha passato la mezza età e non ce le fa più a indossare la maschera che mettiamo tutti i giorni. Una recita in cui si finge di credere nei rapporti umani e nella loro evoluzione. Così si ritira in un mondo tutto suo, un labirinto mentale fatto di ricordi come un’anoressia dell’anima. Poi, però, alla fine si ritrova in una bolla dalla quale non riesce più ad uscire. Cerco di dare un taglio ironico al personaggio, lo definisco l’uomo più triste del mondo che fa morire dal ridere. É una dolente comicità la sua, perché pur parlando di cose devastanti per un essere umano, spesso non si può fare a meno di riderne, come accade nella realtà».

Infatti, tutto lo spettacolo è supportato da ironia e leggerezza. Anche la morte che alita sui personaggi non è vista in toni paurosi o minacciosi. É una presenza discreta e sfumata nelle pieghe del ricordo delle persone che non sono più con noi e nella sua ineluttabilità che rende tutti uguali…’A livella di Totò.

É una commedia godibilissima e ben recitata. É uno spettacolo elegante e raffinato, nonché ricco di profonda forza emotiva tra il sorridere e il commuovere.

                           

Silvio Orlando ha il physique du rôle fisique du role adatto a interpretare il personaggio con quello sguardo attento ma sornione, quella comicità amara alla Eduardo, quella rassegnazione nei gesti, nelle movenze, nel parlare, quel malinconico disincanto. Non a caso, nella locandina dello spettacolo, è ritratto su una sedia a sdraio, con un cappello e con un libro tra le mani dal titolo rivelatore: Illusioni perdute di Honoré de Balzac.

Egli è sottoposto agli sguardi falsamente interessati e preoccupati degli altri personaggi, ma “galleggia” come in un dipinto di Chagall verso la solitudine e quel distacco dalle cose e dalle persone che precede la morte.

Gli attori comprimari sono tutti bravissimi, talentuosi e capaci di regalare al pubblico un’interpretazione vera e credibile.

Una menzione speciale va riservata a Roberto Nobile, noto al grande pubblico per il ruolo del giornalista Nicolò Zito ne Il commissario Montalbano. Egli delinea attraverso una sapiente regia della stessa Calamaro, un personaggio fuori le righe, a tratti folle e amante delle citazioni più improbabili.

La scenografia essenziale è di Roberto Crea e le luci di Umile Vainieri.

Giovedì 9 maggio, alle ore 18.00 alla Feltrinelli di Piazza dei Martiri, Lucia Calamaro e Silvio Orlando presenteranno dialogando con Pier Luigi Razzano il libro “Si nota all’imbrunire. Solitudine da paese spopolato” Ed. Marsilio.