Rhythmology è l'ultimo album di Leon Pantarei & Renanera. Intervista

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Il primo lavoro discografico di Leon Pantarei, “Guru” della Groove Therapy, multi-percussionista, musicoterapeuta, cantante, con i Renanera, band lucana dal sound elettronico di matrice etnica, è prodotto dalla nuova label della world music italiana WMusic.

Rhythmology è il nome del nuovo progetto discografico e “live” in cui la vocazione Etno della musica World incontra la musica Dance, attraverso l’universale linguaggio del ritmo e della percussione. Un progetto italiano del Sud, che si allinea alle più moderne produzioni internazionali, mescolando Sound, GrooveFascino vocale, testi in calabro siciliano e nei vari idiomi del Mondo con la travolgente forza ritmica del “live”.

Leon Pantarei con Unaderosa  e Antonio Deaodati, ci hanno presentato il loro progetto "Rhythmology" e si sono raccontati alle nostre pagine.

Leon Pantarei

Rhythmology intesa come filosofia del ritmo. Che cos'è la filosofia del ritmo?

«È tutto quello che sta dietro il ritmo, dentro e sopra il ritmo, sono gli effetti del ritmo. La mia vita è strettamente legata al tamburo, sono un percussionista professionista e agli effetti della musica perché sono un musicoterapeuta. Inevitabilmente, il ritmo ha la capacità di farti danzare, di farti stare meglio, di procurarti benessere, di darti esaltazione e anche di farti fare di più l'amore. Il ritmo è anche la rappresentazione  più antica, più ancestrale, dell'umanità del nostro ritmo vitale. Quindi come si fa a non fare filosofia?».
Il battito del cuore segna il ritmo della nostra vita...
«Sì, c'è una cosa che io ripeto spesso e, cioè, il Groove è come il beat dal cuore, ma non si arresta mai, non lo aspetta mai semmai lo spinge. È vero che il Groove è il beat del cuore, ma il cuore risente del groove, è come uno scambiarsi. Credo sia la forma più antica, ma ancora attuale di relazione tra le persone, il ritmo favorisce il rapporto fra le persone. Pensa alla danza a quelle latino americane, alla pizzica e alla taranta: “Su cosa sono basate?” Sul ritmo. È filosofia del ritmo, perché è filosofia della relazione ed è una cosa di cui c'è tanto bisogno».

Una delle particolarità di questo album è la presenza di diverse lingue: dialetto siculo-calabrese, l'inglese e lo spagnolo. In una stessa canzone ci sono tutte queste lingue. Perché questa scelta?

«È chiaro che, come si nota, l'elemento preponderante è il dialetto calabro-siculo su questo non c'è dubbio. Se lo dobbiamo definire come idioma, questo è un disco in dialetto. Credo che la lingua sia, innanzitutto, il suono delle parole. Ci sono certi pezzi che sono nati con una doppia visione, una strofa in dialetto e la sua prosecuzione in un'altra lingua,  il dialetto calabro-siculo e lo spagnolo sono le mie lingue principali. Non credo sia proibito, anzi, penso che sia interessante affidare a più idiomi uno stesso linguaggio. Ad esempio, il  secondo pezzo dell'album, Quetu Quetu (Tranquillity Calm) ha un suono dance molto britannico e nasce dalla famosa invocazione “Keep Calm”, cioè mantieni la calma, ma ha a che fare anche con quello che si diceva ai bambini in Calabria e in Sicilia “statti queto”.  Secondo me, il mondo diventa sempre più stretto, per grande che sia, tutti gli uomini e tutte le donne dicono le stesse cose o meglio vivono le stesse cose. Il mio sogno è fare un pezzo che racchiuda tutte le lingue del mondo, sarebbe fantastico. Sul discorso della comprensione poi, almeno mezza Italia che sente “i fimmine vannu a mari” capisce di cosa si sta parlando, l'altra metà d'Italia basta che lo chieda al suo vicino terrone (ride), in realtà è un non problema. Pensa quanti pezzi americani furoreggiano in Italia e molti non capiscono nulla, neanche una parola. Oppure pensa a molte produzioni in spagnolo, sapessi le stupidaggini che dicono, quei pezzi con quei video con quelle bellissime ragazze, che se le spogli o le vesti sono sempre uguali, ma se traduci i testi di quei pezzi dici: “Ma sul serio avete scritto questa canzone?”».

Come dicevamo in apertura l'album Rhythmology è anche dal vivo Rhythmology, cioè racconta come il ritmo entra dentro le persone e favorisce un altro modo di danzare, più consapevole, allo stesso tempo più selvatico e più naturale...

«Abbiamo veramente bisogno di toccarci, perché il mondo del web ha creato una generazione di soggetti anaffettivi e “Allora quali sono i pochi luoghi dove accade?” Nella discoteca, dove però l'abuso di sostanze e di alcolici rende tutto più alterato o allo stadio, dove però ci si dovrebbe sfottere con allegria perché alla fine è un gioco, e ai concerti che sono il luogo dove nascono gli amori,  dove vedi una bellissima ragazza e proprio usando il corpo in un certo modo, la avvicini così come lei si avvicina a te. Se c'è una possibilità che queste due anime si possano avvicinare è proprio attraverso il linguaggio del corpo che, in movimento, le fa incontrare. Noi facciamo un sound molto sensuale e questo è dovuto alla particolarità della mia voce  e alla meravigliosa voce di Unaderosa che ha questa spiccata sensualità femminile che entra nella mia scrittura in modo meraviglioso e che si combina con la mia voce. Rhythmology lo fa, particolarmente dal vivo».

E “I Fimmini vannu a mari”?

«“I Fimmini vannu a mari”  in realtà che cos'è? È un omaggio alle donne fatto da un uomo che, nello scriverlo, ha pensato di dire, ad altri suoi colleghi di genere: “Ma amico mio, secondo te, le hai capite le donne o le prendi dal lato sbagliato?”  Le donne le vedo nella loro bellezza, infatti, dico “la femmina che balla è patrimonio dell'umanità”. Vedere il corpo di una donna che balla non è soltanto una questione erotica, che poi ci sarebbe molto da dire sulla differenza tra Eros e la sessualità pornografica. Eros è una forma altissima di incontro tra i corpi. Abbiamo, quindi parlato, di quest'immagine bellissima delle donne e noi uomini, delle volte,  siamo un po' ridicoli perché le guardiamo con fare gretto (ride). Su tutto questo è chiaro che ci fai una canzone! Rhythmology, dal vivo, è come un dj-set con le percussioni e due voci molto particolari, molto sincere, la mia  e quella di Unaderosa e poi abbiamo anche Massimo Catalano uno strepitoso suonatore di corde, suona sia la chitarra acustica sia il Saz Baglama e alla fine ti chiedi “Ma dove sono in discoteca?”  Certo che sei in discoteca, ma non è la discoteca che ti devi solo scimmiare è una discoteca che ti prende e ti solleva».


Ho una curiosità proprio su “ I Fimmini vannu a mari” e cioè abbiamo detto che il dialetto calabro-siculo la fa da padrone, però leggendo il testo c'è una frase in italiano  “lei ti sorride con fare civile squisitamente femminile”. Questa frase, in italiano, l'ho percepita come un voler accentuare questo atteggiamento femminile.
«Ti ringrazio per la domanda perché dimostra una tua grandissima sensibilità nella lettura del testo, ti faccio i miei complimenti. Ti dico che quella è la maniera in cui la donna si difende da noi uomini. “Lei ti sorride con fare civile squisitamente femminile” mi piaceva inserirla nella struttura di quei racconti infatti io dico “se arrivi fresco fresco come jugali, che è un personaggio di un grandissimo poeta calabrese Ricciardullo, che era il suo nome d'arte, e Jugale era veramente un idiota che non capiva mai le situazioni, quando bisognava andare rimaneva fermo e quando bisogna stare fermi andava. Allora mi piaceva inserire quella frase in tutto quel dialetto arcaico e l'avevo immaginata per la voce di Unaderosa ed è bellissima perchè, dopo tutte quelle tronche, esce fuori “lei ti sorride con fare civile squisitamente femminile”. Questo in realtà dimostra anche che siamo nell'attualità e non c'è nessun vagheggiamento, memoria o un'appartenenza antica, noi facciamo la musica di ora, qui, in questo mondo e rivolta al mondo. Gli interessi internazionali, per questa produzione, sono notevoli e per certi versi sorprendenti proprio perché all'estero non si pongono il problema: “Ma che lingua è?”   Poi, sai, quando uno scrive non è che ha un progetto algoritmico, sarebbe impossibile, non saremmo veri e noi lavoriamo sulla verità. Hai avuto un'intuizione molto felice,  l'italiano lì è molto femminile e c'è una descrizione di reazione alle azioni non sempre giuste del maschio, che spesso sbaglia, si emoziona, non sa cosa fare e non capisce il momento. Sicuramente è una canzone d'amore per le donne, ma serve a dare una mano ai miei colleghi maschi e se sei profondamente attratto da una donna la prima cosa è che la devi capire altrimenti lei non ti accetterà mai. Si tratta di un rapporto con un'altra persona con la quale si possa scambiare una profondità di anima.»

Certo, perché con una persona, con la quale si sceglie di condividere una parte della propria vita, un momento della vita o tutta la vita ci deve essere una sintonia a livello di anima e non soltanto di corpo anche perché il corpo ci abbandona ma l'anima resta fino all'ultimo respiro, forse.

Un'altra particolarità che ho notato è che in alcune canzoni ci sono testi molto brevi ma che in realtà, anche con poche parole, riescono a far comprendere immediatamente il messaggio che volete comunicare. Mi viene in mente “Anime da navigare”, testo breve ma diretto.

«Sì, ti ringrazio di questa domanda, è una scelta che è stata fatta. Io nella mia lunga carriera, in particolare con  il progetto Pantarei negli anni 90, avevo testi molto lunghi invece in questa produzione sin dall'inizio, quando cominciammo a parlarne, avevo l'idea di parlare delle cose che fossero necessarie, io credo nell'arte necessaria.  Anime da navigare tocca un tema che in questo periodo è oggetto di assurde speculazioni di una gestione della paura che è diventata quasi demoniaca ed efferata invece Anime da navigare non fa altro che raccontare che se si viene dalla parte sbagliata dal mare, c'è sempre un perché non perché ti vai a fare un viaggetto di piacere e poi da quella parte sbagliata del mare ci sono partiti a milioni anni fa calabresi, siciliani, campani e pugliesi che arrivavano a Manhattan e venivano disinfettati con la soda».

Quelli che non venivano gettati in mare prima ancora di arrivare.

«Esatto, quindi in generale, quando ci sono disparità economiche è chiaro che l'uomo, essendo un soggetto proprio per evoluzione antropologica, portato al viaggio al trasferimento lì dove non sta bene va via, altrimenti l'uomo non sarebbe diffuso in tutti i continenti. All'inizio della vita aveva proprio questa necessità cioè di trovare nuovi posti. Noi siamo gli occhi neri che tu puoi incontrare dalla parte sbagliata del mare, dentro quegli occhi neri ci sono le madri e i figli, la loro paura e il loro terrore perchè inseguiti dalla guerra, dalla fame e adesso anche dai blocchi navali, una cosa che da cittadino italiano e cittadino del mondo non accetto, e come fai ad accettarle? Una mamma e un bambino sono una cosa sacra, tutti gli essere umani sono sacri. Poi è giusto controllare, ma non c'è bisogno di agitare le paure della gente contro i bambini e le loro madri».

Salvare la vita umana dovrebbe essere il primo dovere.

«Spesso si dice la politica, ma cosa c'entra la politica? Un capitano, che ha raccolto delle persone, ha il diritto e il dovere di trasportarle in un luogo sicuro che non è la Libia, che è in guerra, e neanche Malta dove ci sono i mercanti, Malta non è un porto sicuro per i migranti non lo era nel '600 figuriamoci adesso. Però tornando all'album questa è un po' la sua caratteristica cioè i testi non sono logorroici, ma molto stringati anche perché hanno a che fare con il ritmo e avendo a che fare con ritmo è chiaro che non possono essere lunghi, si dicono le cose in maniera forte e forse è meglio».

A me piace abbinare la musica alla cucina  e quindi ti chiedo se tu fossi un piatto che piatto saresti è perché?

«Per natura familiare appartengo a più mondi, il mio piatto preferito, al di là della meraviglia della cucina calabrese e siciliana che conosco bene, è la paella di Siviglia perché, se tu la metti nelle mani e la mangi con le mani, hai l'impressione di averla fatta tu. La mia musica è un po' così, è una musica che devi toccare con le mani perché è impossibile che tu non la tocchi con le mani o comunque ti devi toccare tu nel senso che ti devi muovere, non è che puoi stare fermo. Secondo me si può ballare e mangiare la paella contemporaneamente. Nella paella c'è tutto dentro, rimescolato,  c'è la campagna, la montagna e c'è il mare. C'è il pesce, il pollo e le verdure tutto insieme, c'è una condivisione, uno stare insieme, esattamente il contrario di chiudere i porti. L'idea della condivisione anche nel senso di mangiare tutti insieme, con le mani pulite chiaramente. Rhythmology, che è il primo di una trilogia che faremo con i Renanera, vuol dire anche mischiare insieme l'elettronica, l'acustico, le lingue, i cuori, le voci, le sensibilità e quindi anche il movimento dei corpi e quindi andiamo a mangiare anzi prima andiamo al mare e poi andiamo a mangiare (ride)». 

Unaderosa

Una delle particolarità di questo album è la presenza di diverse lingue: dialetto siculo-calabrese, l'inglese e lo spagnolo. In una stessa canzone ci sono tutte queste lingue. Perché questa scelta?

«Il progetto era nato per essere soltanto world, all'inizio non avevamo pensato al dialetto calabrese. Questo disco era in cantiere già da quattro anni e la produzione era quasi conclusa grazie ad Antonio Deodati e Leon Pantarei che ci lavoravano assiduamente. Leon si dedicava alla composizione dei diversi brani, sui quali poi è stata fatta una cernita da Antonio che li ha resi internazionali attraverso il sound. I testi sono stati scritti da Leon Pantarei e possono sembrare leggeri, ma in realtà, sono molto profondi. Approfondendone la lettura ci si accorge che tutti i testi hanno delle massime e delle metafore universali. Proprio in quel periodo, noi come progetto Renanera, ci avvicinavamo ai dialetti ed abbiamo così consigliato a Leon di fare lo stesso tipo di lavoro per Rhythmology , usando quindi la lingua calabrese che è una lingua intrisa di Mediterraneo. Leon è siculo spagnolo di madre cosentina, quindi chi più di lui poteva fare questo lavoro con una coerenza totale. Leon è proprio così, anche quando parla usa tutte e tre le lingue, non lo fa solo in musica. Tutti i titoli poi sono stati cambiati. Anche i videoclip, che erano stati realizzati in lingua spagnola, sono stati cambiati e stanno per essere pubblicati in queste nuove versioni».

Qual è stato il tuo apporto in questo album?

«In questo album ho fatto più la vocalist, con suoni molti particolari. Leon dice che ho inserito degli strumenti con la mia voce e mi ha detto che nessun'altra avrebbe potuto fare questo tipo di lavoro anche un po' emulando il suo stile e quindi mi sono adattata molto volentieri, divertendomi. C'è comunque qualche cameo compositivo, anche perché in quel periodo io avevo poco tempo e  con la seconda gravidanza, non sono riuscita a comporre molto. Il progetto è di Leon e Antonio che hanno lavorato in maniera molto affiatata. Diciamo che io in questo caso faccio la “fighetta” sui palchi (ride)»

Diciamo che fai la Diva, parafrasando il titolo di una tua canzone. 

«Si, faccio un po' la diva (ride) perché Leon mi vede in questa veste ispanica. A Leon piace che anche attraverso l'immagine sia riuscito a rappresentare quello che voleva raccontare»

Un'altra particolarità che ho notato è che in alcune canzoni ci sono testi molto brevi ma che in realtà, anche con poche parole, riescono a far comprendere immediatamente il messaggio che volete comunicare. Mi viene in mente “Anime da navigare”, testo breve ma diretto.

«Fa capire da che parte stiamo, senza giraci troppo intorno. Penso che bisogna essere sempre dalla parte del giusto affrontando l'argomento dell'immigrazione. Non è possibile sentire ancora oggi parlare di razzismo e selezione umana, perché già la vita stessa è selettiva. Il messaggio è di essere aperti e di aiutare chi ha bisogno»

Antonio Deodati

Qual è stato il processo di formazione di queste canzoni, è nato prima il sound o il testo?

«La genesi è molto precisa, Leon, che è stato allievo dei più grandi percussionisti a livello mondiale, ha composto la parte percussiva, la percussione è al centro del progetto. Lui ha una loop station sulla quale ha realizzato un incastro ritmico di varie percussioni, e partendo proprio dalle sonorità delle percussioni, poi ha composto le canzoni e successivamente me le ha sottoposte. Io, scegliendo tra le canzoni inviate, ho creato un vestito sonoro a contrasto con la sua percussione, nel senso che dove c'è percussione io ho inserito qualcosa di più freddo, di elettronico. In questo progetto ho voluto usare molto l'elettronica.  Poi abbiamo strutturato i brani lasciando molto spazio alla creatività di Leon Pantarei. Importante è stato anche l’apporto artistico di Massimo Catalano, che ringrazio, con il suono del Saz Baglama. A precedere questo album ci sono stati due singoli in lingua spagnola, solo come progetto Rhythmology , che sono stati inseriti in due compilation internazionali Aùn e Tocaton. Nei concerti però Aùn è diventata A Sud invece Tocaton è rimasta in spagnolo»

Sei intervenuto quindi per bilanciare il sound creato da Leon Pantarei?

«Si, per rendere nuovo questo approccio percussivo e compositivo. Tra l'altro questo disco è stata la prima uscita di W Music, il cui Direttore Artistico è Angelo Sposato,  che sarà a breve il punto di riferimento della musica world in Italia, perché è un'etichetta di iCompany e prenderà tutto il Know How di iCompany. iCompany ha pubblicato tra gli altri Gli Avion Travel, Pebbe Barra, Enzo Avitabile. 

Venendo ai Renanera, cosa ci puoi dire sugli Italian Best Awards?

«Un giorno mi arriva una telefonata annunciandomi questo premio e, per capire cosa mi stesse dicendo al telefono il mio interlocutore,  ho impiegato un po' di tempo (ride) perché non pensavo mi stessero chiamando per invitarmi alla Camera dei Deputati per ritirare il premio. Eravamo lì, in punta di piedi, vicino ad eccellenze Universitarie, della Polizia Postale. Sulla targa c'è scritto “Per aver fatto conoscere tramite la loro musica  le migliori energie del sud” ed ha rappresentato per noi una soddisfazione immensa.» 

Questo premio ha sicuramente ripagato tutti i vostri sforzi.

«Si,  quest'anno abbiamo registrato tre album, uno, ad esempio, è quello andato in onda su Rai Storia ma che pubblicheremo a febbraio dell'anno prossimo. Alcuni singoli precederanno l'uscita dell'album che sta vivendo una vita molto particolare perché, nonostante sia stato trasmesso da Rai Storia, compreso le repliche, le musiche stanno andando in onda anche in altri programmi come Linea Blu.»