Per il nuovo album “Vita ce n’è”  Eros Ramazzotti si è fatto tatuare l’Albero della vita. Intervista

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Vita ce n’è (Polydor) è il quindicesimo nuovo album in studio di Eros Ramazzotti dedicato all’amico fraterno Pino Daniele, anticipato dall’omonimo singolo. Per quest'uscita del disco Eros si è fatto tatuare sul braccio l’Albero della Vita, un album positivo, quindi, dove “l’amore è il centro di tutto l’ottimismo in cui si può ancora credere”. Un progetto discografico ricco di nuove collaborazioni Bungaro, Chiodo, Roberts e Marletta, Mario Lavezzi, Mogol, Enrico Nigiotti, Lorenzo Jovanotti, Paolo Antonacci, figlio dell’amico Biagio e per la prima volta con Cheope, Alfredo Rapetti figlio di Mogol, con cui è nata un’intesa immediata e con il quale firma, insieme alla giovanissima cantautrice Federica Abbate, ben sette brani e, poi, importanti featuring internazionali, con Alessia Cara con cui duetta in Vale per sempre, Helene Fischer nel brano Per il resto tutto bene e con Luis Fonsi in Per le strade una canzone.
Vita ce n’è è anche un tour mondiale, prodotto da Radiorama e organizzato da Vertigo/CTS Eventim, che partirà da Monaco di Baviera il prossimo 17 febbraio e che a due mesi dall’apertura delle prevendite delle sole date europee e delle anteprime italiane, ha già venduto 200 mila biglietti. Il viaggio di Eros toccherà ben cinque continenti, in USA sarà impegnato dal 14 maggio al 26 giugno e toccherà città come New York, Los Angeles, Miami, Chicago, Toronto, Mexico City, Buenos Aires, Rio De Janeiro, San Paolo, Santiago del Cile e molte altre.
Sul palco del Vita ce n’è World Tour con Eros, una band di super musicisti: con il Direttore Musicale Luca Scarpa al piano, Giovanni Boscariol (tastiere) Paolo Costa (basso), Giorgio Secco (chitarre) e tre new entry internazionali come Corey Sanchez (chitarre), Eric Moore (batteria) fenomeno dell’r’n’b e della musica gospel e Scott Paddock (sax), americano celebre per le sue influenze jazz che ha collaborato, tra gli altri, anche con artisti del calibro di Natalie Cole, Jackson Browne, Ray Charles.


Parliamo di questo tuo quindicesimo disco, Vita ce n’è… 
«Ho impiegato un anno e mezzo per realizzarlo, e Vita ce n'è è anche uno dei venticinque pezzi che ho provinato tra mie idee e altri autori che mi danno una mano, ma questo pezzo veniva fuori soprattutto dal titolo, perché è un momento molto particolare ed è importante dare un segno positivo.»
Un disco completamente sull'amore… 
«Non è la prima volta che lo canto, però è un momento molto particolare per tutti, soprattutto per l’Italia. Vita ce n’è è un titolo molto forte, anche il testo è molto semplice ma arriva subito al cuore, anche l'inciso. Era importante partire per questo progetto con qualcosa che entrasse subito.»
Sempre grandi collaborazioni nei tuoi dischi…
«Sì, in passato ho collaborato con tanta gente, all'inizio con Patsy Kensit. Con Cheope abbiamo iniziato questo progetto, con Giulio, Mogol, ci conosciamo dai tempi della Nazionale Cantanti. Poi c’è Paolo Antonacci, un giovane autore, bravissimo, ha delle idee molto originali. Le prime volte che è venuto faceva dei pezzi un po' troppo lunghi, delle suite con il papà (ndr Biagio Antonacci) che lo accompagnava  e duravano dai sette ai dieci minuti, perché lui viene dal rap, rappava sulle cose  e scriveva molto bene e gli dissi che se voleva fare pop doveva costruire la canzone in una certa maniera e, pian piano, ha cominciato a scrivere e mi ha portato questo pezzo, Due volontà, già due anni fa, mi è piaciuto subito e lui voleva portarlo a Sanremo con un altro artista ma gli ho detto no, questa canzone la prendo io e la canto io.»

                     
Tra gli autori c’è anche una giovane Federica Abbate che ha scritto alcuni brani anche in coppia con Cheope e ancora una volta si conferma la tua voglia di cercare tra i giovani sempre nuove collaborazioni… 
«Federica e Alfredo Rapetti (Cheope) mi hanno dato una gran mano a realizzare questo disco, a metterlo insieme. Ho incontrato Cheope in un ristorante, abbiamo mangiato una cosa insieme e ho detto guarda voglio fare un gran disco, voglio fare una gran produzione e abbiamo prodotto praticamente più di 25 brani, poi 10 ho dovuto metterli da parte e sono ancora lì e sono comunque ottimi. Federica Abbate è bravissima e ha anche il suo fidanzato che fa musica e con lei ho scoperto un mondo di giovani molto promettenti.»
Grande umiltà da parte tua credere nei giovani…
«Sì, lo faccio da tanto tempo, tra l'altro ho prodotto questo disco insieme a un giovane calabrese, Antonio Filippelli, che mi ha dato una grande mano e passa più tempo in studio che a casa, per cui il mio studio è pieno di tutti questi ragazzi, di giovani, è passato chiunque. È così, sono così e sarà sempre così.»
C’è anche una canzone dedicata a tua figlia Aurora, Buonamore… 
«L'avevo in testa da un po', avevo in testa proprio il titolo, ne ho parlato con Cheope e l'idea era di dedicargli una canzone, in questo momento in cui, lei con il fidanzamento, con l'amore ha scoperto una realtà che l'ha cambiata in positivo e in meglio, per cui non potevo non dedicargli questa canzone.»
E Marica, tua moglie? Che importanza ha avuto nella realizzazione di questo disco?
«Tutto. Le ho fatto sentire le cose quasi finite, perché lei è molto energica. Se tu gli fai sentire una cosa, dice questo è molto carina, quella è troppo lunga e mi crea ancora più confusione in testa, però mi dà aspirazione, poi i bambini ti danno la carica, io arrivo a casa distrutto e si riparte.»
Ci sarà un tour mondiale, toccherai i 5 continenti, ma in Italia come supporter hai già deciso tra i giovani chi portare?
«Non me lo ricordare, comunque tra gli artisti italiani ce ne sono abbastanza che non mi dispiacciono da Calcutta a Ghemon, da Irama a Ultimo, ci sono tanti artisti che,  secondo me,  possono fare molto nella musica italiana, nel trap, nel pop.»
Una tua caratteristica principale nei tour è portare grandi musicisti…
«Non ho mai lesinato sui musicisti, ho sempre speso molto su quello, guadagnando di meno, ma almeno ho sempre goduto sul palco e quest'anno e il prossimo sarà ancora meglio. Il mio ragazzo più vicino è Luca Scarpa, pianista e tastierista torinese, che suona con me da venticinque anni e poi, oltre ai musicisti italiani, ci sono anche americani, faccio questo mix da sempre.»