“Napoli è un grande spettacolo sul quale non calerà mai il sipario”. Emilio Fede alla direzione artistica del Bolivar -  Intervista

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“Napoli è un grande spettacolo sul quale non calerà mai il sipario”. Emilio Fede alla direzione artistica del Bolivar -  Intervista

Emilio Fede è il nuovo direttore artistico del Teatro Bolivar di Napoli, che in questi giorni ha presentato la stagione teatrale 2018/2019, che oltre agli spettacoli ci sarà anche il nuovo progetto “Bolivar Lab”, che ospiterà presentazioni di libri, matinée, mostre, corsi di danza e laboratori teatrali.
Emilio Fede, 87 anni, non ha bisogno di presentazioni è stato un  giornalista sempre in prima linea, da inviato in Africa per otto anni dove realizza servizi in molti Paesi attanagliati dalle guerre civili “Avevo 44 Paesi dell'Africa, sono saltato su una mina in Angola, ho fatto l’inviato vero, ho portato a casa la pelle perché tutto accade e il destino ha voluto così.”
Poi la direzione del tg1 e quella del  tg4 per moltissimi anni: “L'aspirazione di un giornalista è fare l'inviato e ciò significa stare in mezzo alla gente, non soltanto andare per il mondo, il problema che la categoria degli ultrasessantenni, alla quale io appartengo a pieno titolo,  è tagliata fuori, anche da un tipo di informazione che non è per loro.”
Nuova avventura e nuova sfida la direzione artistica del teatro Bolivar di Napoli…
«Mi emoziona molto e chiedo a me stesso con sincerità, sarò in grado? Perché non è facile assumere un incarico come questo. Oggi in conferenza stampa ci sono i fotografi,  la televisione, i giornalisti è bello il momento di gloria, ma domani, quando mi sveglio e torno a Milano e poi devo tornare qua, che faccio? Sono il direttore artistico di un teatro nel cuore di Napoli, ho guardato su Google, Bolivar, e c'è scritto “il cuore di Napoli” allora è quello che bisogna evitare passata la sbornia, non è che ti prendi il caffè  e vai. Io questo incarico lo accetto con riserva, perché se fra due mesi, tre mesi, non sarò riuscito a fare quello che penso io, non avendo alle spalle un appoggio importante, me ne vado a passeggiare per la città.»
Che cosa vuol dire: “Se non riesco a fare quello che voglio…”?
«Fare quello che voglio, cioè portare un contributo vero ed è, per quanto mi riguarda,  non insegnare a ballare, a cantare però l'informazione la conosco, quindi, conosco i gusti della gente, conosco come si comunica perché io vorrei portare un dibattito certamente sui programmi del Paese, ma un dibattito che prescinde da qualunque scelta di parte e di partito, di questo non me ne frega niente. L’obiettività è anche considerare quelli che puoi pensare che siano non della tua idea, io non ho mai avuto tessere di parte e di partito,mai! Solo quella di giornalista professionista che porta la data del primo gennaio del 1955.»
Con quale criterio sono stati scelti gli spettacoli in questo cartellone del Bolivar?
«Attenzione è stata Romina De Luca, super brava, e tutto lo staff super bravo. Io vengo e sono dietro l'angolo che ogni tanto guardo, si apre lo scenario e vedo se mi posso affacciare o no. Con che cosa? Con quello di cui io ne vado fiero e considero anche di essere bravino, l'informazione. L’informazione è spettacolo e, quindi, io mi inserisco in un teatro che è una storia nel cuore di Napoli, e io in questo cuore ci metto l’informazione, la gente che capisca.»
Cosa apporterà di nuovo al Bolivar?
«Io ho sempre detto e ripeto: la mia esperienza giornalistica, perché il teatro è vita, non è che il teatro può ignorare la vita e anche il grande teatro si è sempre appoggiato a grandi personaggi del teatro napoletano, ect. Io ho diretto “La Discussione”, fondata da Alcide  De Gasperi, che ha fatto come titolo “Adda passà ‘a nuttata”, un’intera pagina sul quotidiano che io dedicavo tutte le settimane a Napoli e poi, naturalmente,  l'esperienza attraverso mia moglie. Cosa posso apportare? Innanzitutto, mi avvicino con umiltà a chi recita, a chi scrive, cioè al mondo artistico che è la vita vera del teatro. La verità, la realtà è spettacolo, vissuta da chi sta in trincea da tutta la vita, io penso che sia un contributo anche dal punto di vista spettacolare.»

                         

Ha mai scritto qualcosa per il teatro?
«Io ho fatto anche qualche film, ho scritto 14 libri per la Mondadori, per Marsilio, per Bietti, e l'ultimo libro “Africa. Storie di un inviato speciale” (Bietti, 2017). Non ho mai scritto di spettacolo, ma ho lavorato con persone che hanno scritto e lavorato nello spettacolo. Io, sia ben chiaro, se qualcuno si aspetta che io possa fare, non so, un trattato sul teatro, no, mia moglie sì. E infatti lei ogni tanto viene a darci un suo appoggio.»
Lei ha mai fatto teatro?
«Sì. Io da ragazzino andavo a recitare, però mi hanno cacciato. Sì, perché durante la Passione di Gesù Cristo io anziché dire le mie battute:”Il diavolo! Il diavolo!”, me ne andavo fuori a passeggiare con una ragazzina.»
Immancabile domanda: Che cosa pensa della televisione di oggi?
«Non mi va di salire in cattedra, ci sono cresciuto, ho creato tante cose. Ho diretto il Tg1, ho fondato il Tg4, sono stato assunto da Enzo Biagi come protagonista, che quando ha festeggiato i suoi 80 anni a Milano al Teatro Nazionale tra i 5 personaggi europei di grande successo ha voluto anche Emilio Fede, vuol dire che qualcosa ho fatto.  C'era anche Edoardo Agnelli che diceva a Marinella,  la figlia di Berlusconi: “Marinella, dì a Silvio di  non toglierlo dal Tg4, perché io guardo solo quello.”»
E che cosa pensa della parodia che le faceva Guzzanti?
«Ah, sì, magnifica. Io sono dell'idea, parlatene anche male, purché se ne parli.»