"Mia" Minuetto per Mia Martini. Intervista a Selenia Stoppa

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Il 16 maggio Selenia Stoppa, in un emoziante spettacolo che racconterà la più grande interprete che la musica italiana abbia mai avuto, un'interprete che sapeva dare il giusto peso a ogni singola parola che cantava, che ci ha presentato il suo spettacolo e raccontata alle nostre pagine, sarà Mia Martini.

“Mia” Minuetto per Mia Martini è il racconto attraverso musica e parole della storia della “grande assente”, ma quando e perché hai deciso di interpretare Mia Martini, qual è stato il motivo che ti ha indotta a farlo?

«Ho sempre ammirato questo grande personaggio, ma ho iniziato a cantare le sue canzoni solo due anni fa. Evidentemente prima non era il momento giusto. Tempo fa, a Roma, un mio amico, conoscendomi bene, mi propose di leggere il libro “Almeno tu nell’universo” di Salvatore Coccoluto, era Novembre. Mi ritrovai questo libro tra le mani all’improvviso e mi innamorai perdutamente di questa artista molto vicina al mio modo d’essere. Mesi dopo confermarono la mia partecipazione a The Voice e così facevo su e giù da Milano. In treno scrivevo di Mimì, di me, finchè una sera tornata dal viaggio, decisi che tutto ciò che avevo letto, scritto doveva prendere vita. É passato precisamente un anno».

Ascoltare una canzone può suscitare forti emozioni, questo dipende dall'artista che la interpreta e da questo punto di vista Mia Martini interpretava in modo sublime le sue canzoni. Conoscerne poi la storia può farci comprendere ancor di più che cosa cantava Mia Martini. Ti chiedo, quindi, studiandola per poterla interpretare, cosa hai scoperto di lei che ti ha fatto riflettere, che più ti ha più colpita?

«Ho scoperto che Mimì era simpaticissima, ironica e non è giusto che emerga solo il suo lato cupo. Credo che lei abbia avuto il coraggio di mostrarsi per quello che è, nel bene e nel male, a differenza di tanti altri. E poi mi colpisce sempre il fatto che un artista si ami spudoratamente da morta. Così è facile. Faccio un appello: Gli artisti amateli anche quando sono vivi!».

C'è una canzone di Mia Martini che canti durante lo spettacolo che più si avvicina alla rappresentazione della tua vita, delle tue esperienze?

«E non finisce mica il cielo, scritta da Ivano Fossati».

Interpreti Mia Martini riproducendo le sue espressioni, le sue movenze, ma come ti stai preparando per riproporre la sua anima?

«Sì e lo faccio con grande rispetto e umiltà. Nonostante interpreti un altro personaggio l’anima è la mia».

Fabrizio De Andrè, riferendosi a Mia Martini, si definì innamorato totale della sua arte e della sua umanità. Tu, interpretando Mia Martini, quale aspetto del suo essere artista vuoi far cogliere al pubblico?

«Che artisti bisogna esserlo dentro. Poi, amata dal grande Fabrizio De Andrè cosa vuoi che aggiunga?».

Interpretare Mia Martini è un'emozione immensa, ma questa volta ci sarà un ospite in più a guardarti, Leda Bertè, la sorella maggiore di Mia Martini. Sicuramente sarà un grande onore averla tra il pubblico. Questo ti riempie di maggior onere nel dover raccontare la storia di Mimì a chi l’ha vissuta direttamente, a chi ne tutela il patrimonio artistico attraverso “l'Associazione Minuetto: Mimì sarà”, o è uno stimolo a far ancora meglio?

«Non ho ancora metabolizzato tutto ciò, sono sincera e vorrei accadesse dopo lo spettacolo. L’emozione è indescrivibile, credimi.. Non ti nascondo che non vedo l’ora di abbracciare Leda, sento questo bisogno».

Hai dichiarato che “le maschere che indossi si adagiano perfettamente alla forma del tuo viso”, ma quanto, questa volta, l'artista che interpreti è solo una delle maschere che indossi e quanto, invece, è Selenia?  

«Selenia c’è in ogni personaggio che interpreto. “Mia” è uno dei miei preferiti perché, ripeto, si avvicina tanto al mio modo di fare, pensare...».

Thomas Mann ha detto che “La solitudine dà alla luce l'originale che è in noi”. Mia Martini, invece, aveva paura della solitudine, aveva bisogno di amore, un amore che il più delle volte cantava soltanto. Tu, invece, in "Passato presente futuro" canti “perchè non credevo che l'assenza d'amore potesse far male”. Come vivi i tuoi momenti di solitudine, possono realmente far emergere l'originale che è in noi e quanto è importante l'amore nell'affrontare i momenti di solitudine?

«Assolutamente sì. Solo nei miei momenti di solitudine emerge l’originale… L’amore è importante per affrontare determinate situazioni, ma non indispensabile».

“Sai la gente è matta forse è troppo insoddisfatta segue il mondo ciecamente quando la moda cambia lei pure cambia continuamente, scioccamente...” mai attuali come adesso queste parole ci accompagnano dal 1989, anche se la canzone era stata già scritta nel 1972 e depositata nel 1979. Uniformarsi alla moda per essere accettati dalla società, anche se la carta vincente è essere sempre se stessi. Anche tu non ti uniformi alla moda, perché sei te stessa. A te quanto e cosa ti costa farlo?

«Le canzoni “vecchie” si ricordano con molta facilità proprio perchè vere. Oggi anche se vengono toccati temi forti in alcune canzoni, esse si dimenticano facilmente perché secondo me non sono attendibili. L’artista, spesso, non pensa veramente alle parole che canta. Si parla di violenza in alcuni testi, per esempio, con molta superficialità. Un cantante può cantare il dolore, ma se non scorre nelle sue vene, non potrà mai emozionare il pubblico, toccarlo, anche se ha una bellissima voce. Io non mi uniformo alla moda, però vengo accettata dalla società nonostante ciò, evidentemente la gente percepisce la mia autenticità nonostante sia molto particolare».

Le canzoni di Mia Martini affrontavano tematiche molto audaci, con testi che lei stessa in un'intervista definiva “violenti”, in considerazione sia della censura sia di quello che accadeva in quel preciso periodo storico, gli anni '70. In Padre davvero ad esempio cantava “E con mia madre dormivi nel fieno anche ad aprile e di me era piena, Padre davvero sarebbe grande sentire il parere della tua amante”. Certamente oggi non fanno scalpore come magari in quegli anni. Forse molti artisti oggi seguono più quello che ruota intorno alla musica piuttosto che focalizzare l’attenzione su quello che cantano. Nelle tue canzoni io ho trovato, invece, una ricerca delle parole, che tu vuoi comunicare. Cos'è che dobbiamo comprendere di te?

«Praticamente viaggiamo sulla stessa lunghezza d’onda e mi fa piacere. Credo che deve essere scontato voler comunicare qualcosa attraverso una melodia, un testo, ma non tutti ci riescono, probabilmente per gli stessi motivi che ti ho esposto nella precedente domanda. Io mi sono rifiutata spesso di interpretare canzoni che non parlassero di me. Oggi, alcuni autori, vendono canzoni a chiunque come se fossero delle merendine. Tutte uguali e confezionate. É davvero triste tutto ciò. Per fortuna ci sono ancora gli autori che scrivono canzoni conoscendo bene un artista sotto tutti i punti di vista e che hanno qualcosa in comune con esso come successe tra Antonello De Sanctis autore del brano “Padre davvero” e Mimì. Entrambi avevano un rapporto difficile col genitore. Quindi, va tutta la mia stima a questi grandi artisti che hanno scritto e scrivono dei veri e propri capolavori. Di me dovete sapere che canto solo ciò che ho vissuto, che vivo…».