Madre Courage e i suoi figli al Bellini fino al 24 novembre. Recensione

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Madre Courage e i suoi figli al Bellini fino al 24 novembre. Recensione

Il Teatro Bellini di Napoli ospita fino al 24 novembre Madre Courage e i suoi figli di Bertolt Brecht con la traduzione di Roberto Menin e la regia di Paolo Coletta con Maria Paiato affiancata da:Mauro Marino, Giovanni Ludeno, Andrea Paolotti, Roberto Pappalardo, Anna Rita Vitolo, Tito Vittori, Mario Autore, Ludovica D’Auria, Francesco Del Gaudio.

Bertolt Brecht scrisse il dramma dopo l’invasione della Polonia da parte di Hitler nel 1939 e rappresenta una delle opere teatrali più importanti del ‘900. É una denuncia contro tutte le guerre e gli orrori che ne conseguono, nonché un’attenta analisi dello scellerato rapporto tra guerra e capitalismo concepito per il profitto di pochi ai danni della “povera gente”.

Il mondo della guerra viene messo a nudo dall’autore che ne mostra tutti i risvolti tragici e dolenti, dalle ingiustizie commesse dai soldati alla prostituzione, dalle torture alla paura che incombe ma soprattutto al come le persone diventino egoiste e legate ai beni materiali in un ribaltamento di valori e regole sociali.

La guerra dei Trenta Anni tra cattolici e protestanti che sconvolse l’Europa tra il 1618 ed il 1648, fa da sfondo alle vicende della vivandiera Anna Fierling e dei suoi tre figli: Eilif, Kattrin e Schweizerkas.

Viene soprannominata da tutti Madre Coraggio poiché ha allevato da sola i suoi figli, avuti da uomini diversi e perché sfida cannonate e pallottole per esercitare il suo commercio con la brama di guadagnare dalle miserie altrui.

La donna si aggira sui campi di battaglia per vendere merce di tutti i generi ai soldati di entrambi gli schieramenti, gli unici che possono disporre di qualche soldo avendo una paga sicura.

Anna fa buoni affari ma la guerra le porterà via ad uno ad uno i suoi figli, stritolati dal meccanismo perverso di una guerra che ha dimenticato, con il trascorrere del tempo, la sua stessa genesi.

La paura della povertà ed il pensiero costante per gli affari non le permettono di capire che la guerra è un male e la povera gente come lei risulta sempre sconfitta e perdente.

Anna appartiene ad un’umanità che va avanti nella Storia con la sua storia personale e insignificante, senza aver imparato nulla, neppure a prendere posizione contro di essa perché la pace viene vista come un elemento di disordine e di fallimento. Ella si sottrae al suo ruolo genitoriale in un tempo distopico dove ci si abitua alla propria stessa fine e non importa se a perire sono proprio i suoi figli.

Lo spettacolo proposto al Bellini, a sipario aperto, mostra una scenografia scarna, realizzata da Luigi Ferrigno. Al centro campeggia un enorme buco, generato forse da una palla di cannone, a ricordare gli effetti visibili e devastanti della guerra. Durante la rappresentazione s’illumina, come la bocca di un cratere in eruzione e si sente la voce della Storia che interagisce fino all’ultimo con la protagonista. Tutto intorno un gioco di specchi, una passerella, una parete abbassata, un corridoio dove si svolgono le azioni dei personaggi che entrano rivolgendo le spalle al pubblico, a eccezione di Madre Coraggio vestita con un fiammante mantello rosso di pelliccia. E quasi subito la musica si fa strada e tutti cantano al suono di una tromba, una fisarmonica e una chitarra.

I personaggi sembrano straniti ad eccezione della protagonista, una Maria Paiato immensa, forte, volitiva fino al termine della rappresentazione tanto da non far rimpiangere,neppure per un istante, le attrici che si sono cimentate in questo difficile e complesso ruolo da Cesarina Ghelardi a Lina Volonghi, da Piera Degli Esposti a Mariangela Melato, da Maddalena Crippa a Isa Danieli. É talmente calata nella parte che non ha neppure bisogno del carretto con la mercanzia in bella mostra. Canta con voce ferma le nove canzoni previste fondendo sapientemente parola, corpo e musica.

Gli altri attori in scena sono quasi un contorno alla sua bravura e alla sua recitazione potente e suggestiva. Essi sono presentati dal regista con tratti che sfiorano la caricatura anche se, a ben guardare, fanno parte di un’umanità smarrita e dolente, incerta e sospesa che somiglia molto alla nostra.

Bravi e talentuosi gli attori che interpretano i figli: Andrea Paolotti (figlio maggiore-suonatore di chitarra), Mauro Autore (figlio minore-suonatore di fisarmonica), Ludovica D’Auria (figlia muta).

Una menzione particolare va a Mauro Marino, ottimo nel ruolo del cappellano protestante.

Lo spettacolo si avvale delle musiche di Paul Dessau e in riferimento alla prima edizione di Helsinki, curata da Simone Parmet il brano L’ètendard de la pitiè di Emily Wesly, il motivo da cui è stata tratta la celeberrima Canzone di Madre Courage.

Si ricorda che i costumi sono di Teresa Acone.

Lo spettacolo sarà portato nelle seguenti città e teatri:

dal 26 al 28 novembre Udine Teatro Giovanni da Udine

29 novembre Cuneo Teatro Toselli

30 novembre Tortona (AL)Teatro Civico

1° dicembre Ivrea Teatro Giacosa

2 dicembre Borgomanero (NO) Teatro Nuovo

3 dicembre La Spezia Teatro Civico

4 dicembre Lumezzane (BS) Teatro Odeon

dall’11 al 15 dicembre Cagliari Teatro Massimo

dal 17 al 19 dicembre Thiene (VI) Teatro Comunale

dal 20 al 21 dicembre Grosseto Teatro degli Industri

dal 9 al 10 gennaio Cremona Teatro Ponchielli

11 gennaio Viterbo Teatro dell’Unione

12 gennaio Latina Teatro Moderno