«L'esempio più grande di mia mamma è stato quello di non giudicarmi.» Intervista ad Anna Tatangelo

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In questi giorni stiamo vedendo una nuova e interessante Anna Tatangelo in gara al suo ottavo Festival di Sanremo 2019 con una ballad moderna firmata da Lorenzo Vizzini Le nostre anime di notte” (GGD Srl/Sony Music), diretta dal maestro Adriano Pennino.  Domani, venerdì 8 febbraio, per la serata dei duetti canterà con Syria legate da un insolito strano destino, e domani ci sarà anche la sorpresa sul look: “Se non erro non è mai stata presentata a Sanremo questa mano, perché è un’eccellenza italiana.” racconta Anna in conferenza stampa. Nelle altre sere i look sono stati curati da Andrea Mara.
Sempre domani, 8 febbraio, uscirà il suo settimo album su etichetta GGD srl (distribuzione Sony Music) “La fortuna sia con me”, il disco della svolta e della nascita di una nuova Anna che ha cercato nuove strade, allargandosi a inedite collaborazioni, tra sperimentazioni e confronti, con nuovi incontri che si svelano con linguaggi diversi nelle 11 tracce che lo compongono, firmate da alcuni tra i più talentuosi giovani autori attualmente presenti nel panorama musicale italiano, come Giovanni Caccamo, Giuseppe Anastasi, Federica Camba, Lorenzo Vizzini, Rory Di Benedetto, Matteo Buzzanca e Niccolò Verrienti.
In questi 11 brani c’è anche una nuova versione di “Ragazza di periferia”  con un featurin d'eccezione Achille Lauro e Boss Doms.
Alcuni brani dell’album “La fortuna sia con me” potevano essere candidati per Sanremo. Com’è caduta la scelta su “Le nostre anime di notte”?
«Le nostre anime di notte è arrivata proprio a chiusura del disco, quando stai sul punto di consegnare il disco e pensi, forse è destino che questa la devo portare a Sanremo? L'abbiamo provinata e da lì abbiamo capito. È una canzone diretta, con un linguaggio molto diretto ed è anche abbastanza difficile da cantare e mi mette anche in condizione di potermi esprimere vocalmente e tecnicamente.»
Che cosa ha detto Gigi D'Alessio sulla scelta della canzone e del testo?
«Questa è la canzone che devi portare a Sanremo. E del testo mi ha detto: “Fregatene. Le cose belle arrivano, quindi, vai per la tua strada e pensa solo a fare bene.”»
Temi per la votazione?
«Per quanto mi riguarda la mia priorità e andare sul palco e cantare bene. L'importante è fare un bel festival, poi voto, non voto, prima, ultimo, il resto quello che viene uno si prende. Quest'anno non ci sono le eliminazioni ed è straordinario, io le ho vissute, sono stata eliminata dalla giuria di qualità, ma sono stata ripescata più di una volta, anche con “Bastardo”, dalla giuria popolare.  Ho vissuto tutto, eliminazione, non eliminazione, tutto.»
È un po’ scontato ed è una bella sfida portare una canzone d’amore a Sanremo, meno interessante per i media, rispetto alle altre in gara che sono rivolte, la maggior parte, sul sociale… 
«Preferisco stare ferma il mezzo al caos, è una mia politica di vita, non faccio musica o scrivo o faccio una canzone perché in quel momento si parla di  quello. Ogni scelta è stata fatta in maniera spontanea anche con Mogol, con “Essere una donna”, ho parlato di omosessualità con “Il mio amico” anni fa e fui attaccata. Il mio obiettivo non sono mai stati i media, altrimenti, non sarei qui, come non ci sarebbero tanti artisti, perché i media e i giornalisti hanno una grande responsabilità, possono condizionare, anche se, alla fine, la persona che ascolta ha un suo gusto personale ed io cerco di fare quello che mi piace, poi se arriva, sono ancora più contenta.»
Tra i vari giovani autori di questo disco c’è anche Giovanni Caccamo che ha firmato ben tre brani del disco come “Amami domani”, “Astronauti” e “L’attesa”…
«“L'attesa” e “Amami domani” sono due canzoni molto belle che ha scritto Giovanni ed è stato bello entrare nel suo mondo. Un artista, quando si mette in sala d’incisione, si mette in gioco ed è bello sentire i consigli, anche nel modo di cantare alcuni pezzi. In “Amami domani”, il primo pezzo cantato e provinato di questo disco, si sente una Anna che canta in maniera diversa, soprattutto nelle strofe. Con Giovanni abbiamo fatto una serie di prove, anche su canzoni che non sono in questo disco. C'è stato veramente un modo diverso di approcciarmi alla musica, c’è stato un confronto molto naturale, poi i testi parlano d'amore e, in quel momento della mia vita, sentivo l'esigenza di raccontarmi. Tra ragazzi giovani ci si capisce al volo,  è come se mi avessero letto dentro.»
Sei stata più propensa ad aprirti sull’amore e a metterti a nudo…
«Mi sono messa a nudo, infatti, preferisco cantare una cosa che sento e che è vera, rispetto a far finta di raccontare storie e interpretarle. Sono più felice di indossare un abito che mi sta comodo, rispetto a vestirmi e fare la super sofisticata e, in questo momento della mia vita, non lo sono. Preferisco essere vera e arrivare e raccontarmi, cosa che non ho mai fatto fino a ieri, anche per una questione di età, semplicemente perché avevo paura e non mi vergogno a dirlo. Avevo paura dei giudizi e dei pregiudizi che mi hanno sempre un po' anticipato. Oggi, me ne frego e se mi va di fare una cosa la faccio.»
È stata solo la maldicenza altrui oppure hai prestato il fianco a esse…
«Direi sempre cinquanta e cinquanta, uno le responsabilità se le prende. Andare sul palco truccata, sopracciglia sottili, fare un'intervista con il tacco 15 o quant'altro, erano tutte fasi d’insicurezze che, all’epoca, non erano giustificate, ma io avevo 18 anni ed ero già bombardata dai media per la mia vita privata. Sfido chiunque a non avere timore di rilasciare un'intervista o di viversi il momento per quello che era. Sicuramente avrò prestato il fianco, non per quanto riguarda la mia vita privata, su quello non l'ho mai fatto. Non ci sono mai state interviste da parte mia che parlassero della mia storia e della mia vita privata. Solo due anni fa mi sono decisa, dopo 14 anni di vita insieme a Gigi, da me non è mai uscita una parola su questa storia, nemmeno per difendermi e non per parlarne.»
Come ti vedi se ti guardi indietro? 
«Guardo una ragazzina di 15 anni che ha vinto Sanremo e ti assicuro che mi guardo e dico cavolo, brava! Non me lo sono mai detto. A 15 anni, grazie alla mia incoscienza, sono salita su quel palco e ho fatto un grandissimo Festival. Oggi non me lo sono mai detto, perché ero la prima a giudicarmi e a mettermi in mezzo al coro di gente che mi giudicava,  come se dovessi sempre dimostrare qualcosa. Oggi, anche se ci do meno peso, perché ci ho sofferto per tutte le critiche che mi sono state mosse e non mi vergogno a dirle queste cose, però oggi ho un'altra consapevolezza e vorrei che, chi mi ascoltasse, mi leggesse per come sono, oggi. Per anni su Ragazza di periferia mi sono sentita dire è un pezzo alla D’Alessio, in maniera dispregiativa. Ringrazio Gigi per aver scritto le mie canzoni, questo è fuori discussione. Oggi mi sono appropriata del mio modo di leggere la musica, lui ha un'altra visione, perché è un artista che fa musica. Ora mi sono voluta confrontare con dei ragazzi della mia età, con super professionisti e, quindi, parlo in un altro modo, il linguaggio musicale del disco è completamente un'altra roba.»
Sentendoti parlare sembra che anche tu rileggi il tuo passato con un filtro di pregiudizio, che non ti riconosci quasi… 
«No, non è un filtro di pregiudizio, non mi sono mai lasciata intravedere per come sono realmente e, oggi, se ho voglia di dire o di fare una cosa, lo faccio, senza aver paura, perché a volte la mia timidezza, il mio modo di fare è sempre stato letto con:“Ah, però è Algida. È altezzosa”, ho letto veramente tante cose su di me.»

Hai parlato di raccontarti, allora, cosa succederà nel tour. Riserverai delle sorprese ai fan?
«Le sorprese ai fan non mancano mai. Partiremo con una tournée nei club, dei veri e propri eventi, nelle città più importanti d'Italia e poi proseguirà un tour estivo. Anche lì ci sarà un percorso raccontato in musica, da “Doppiamente fragili”, la canzone che mi ha battezzato. Ho 17 anni di canzoni da raccontare, la scaletta è stata approntata, ma, ovvio, che canzoni tipo “Ragazza di periferia”, “Essere una donna”, “Il mio amico”, “Bastardo” piuttosto che tante altre ci saranno, quello è inevitabile, però saranno rivisitate, l'unica sorpresa è che tante canzoni verranno completamente riarrangiate.»
Parliamo del duetto di venerdì con Syria…
«C'è un aneddoto che mi lega a Syria. Partecipai all'Accademia di Sanremo, eravamo in 5000 e, prima di partire, mi è arrivata la febbre a 41, con le placche ed io volevo portare un pezzo rock. Uno può dire, ma la Tatangelo rock, ma dove va? Vista la mia situazione, mio padre mi dice:“Ma dove andiamo? Con le placche, la febbre, non riesci nemmeno a parlare, non andiamo. Ci riproveremo l'anno successivo.” Dico, no, papà, tranquillo, ci portiamo zia che fa le punture, con il Bentelan e quant'altro. Mi sono messa in piedi, sono partita, all'epoca nella cuccetta del treno ho dormito tutta la notte per arrivare al  Festival di Sanremo, meta ambita da tutti, figurati per una ragazzina di 14 anni. Sono arrivata e ho provato il pezzo, ma non riuscivo a cantarlo, fortunatamente, papà aveva il midi file della canzone di Syria, L'angelo, genere completamente diverso. Salgo sul palco, nella commissione c'era anche Pippo Baudo, canto e Pippo si alza e va dal mio papà:“Questa ragazza è veramente brava, mi raccomando.” Pippo Baudo è sempre di poche parole. Ogni giorno, andava a scalare da 5000 a 1200, poi 120, poi 64, 32, 14 e i 4 poi che sono andati al festival e due giorni dopo, sentendomi meglio, dico al mio papà: “Devo cantare il pezzo rock. Sto carica.” Canto questa canzone davanti a Pippo e lui si rialza e va da mio padre: “Allora, hai presente questo genere, scordatelo. Anna il rock non lo deve fare, il suo genere deve essere questa roba qui.” Così Syria ha segnato quello che è stato il mio percorso a livello musicale, è stato un indirizzo su cui andare e la prima cosa che ho fatto, quando si è parlato della serata di duetti, le ho mandato un messaggio e gli ho detto; “Dopo 18 anni posso sdebitarmi con te?” Grazie a lei che, se non avessi cantato quella canzone, magari, oggi, non sarei qui.»
E il video? 
«É stato girato pochi giorni fa, lo abbiamo studiato con Federico Merlo, anche se a volte si parte con un’idea e ne vengono anche altre fuori, quello è il bello, la musica è arte e hai modo veramente di esprimerti in tutto e per tutto, non è solamente quello che segni sulla carta, ed è bello, perché è un viaggio introspettivo fatto d’immagini e di cose che vivono tutti, mette in comune tanti.»
Questo cambiamento della nuova Anna c'è anche nel rapporto con tuo figlio Andrea?
«Lui cambia giorno dopo giorno. Non è che mi cambia, perché lui mi vive e il cambiamento non lo vede. Come il bambino che cresce e ti accorgi che per gli abiti non devi più prendere la taglia 8, ma taglia 11/12, lì per lì non te ne rendi conto. Sicuramente sono cambiata da quando è nato, un cambio repentino, perché le priorità di quando ti nasce un figlio cambiano e, oggi, se dico, me ne frego di tante cose e anche grazie a lui, perché la cosa più importante della mia vita in assoluto è mio figlio.»
E tua mamma ti ha dato degli insegnamenti particolari, ti ha trasmesso qualche esempio…
«L'esempio più grande di mia mamma è stato quello di non giudicarmi.»