«La mia adrenalina è il pubblico». Intervista a Jacopo Ottonello

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Jacopo Ottonello ha 21 anni e vive a Savona. La passione per la musica è nata per caso a 11 anni, quando durante una lezione di chitarra, la sua insegnante si rende conto che, oltre ad essere un ottimo musicista, è anche dotato di una bella voce. Quando canta, entra in un mondo tutto suo, chiude gli occhi ed entra in una bolla in cui s’isola da tutto e tutti. Crede molto nell’amore, è, infatti, innamoratissimo della sua fidanzata Greta. Il suo obiettivo è entrare nel cuore delle persone per cui canta. Colori (Kazal / Sony Music Italy) è il suo album d’esordio, sette brani che rappresentano appieno il giovane cantante in tutte le sue sfaccettature: dall’intensa “Disinnescare”, già presentata con successo durante “Amici”, alla divertente e più spensierata “Se parlo di te” fino ad arrivare al singolo, in rotazione radiofonica, “Cuore di mare”, scritto da Enrico Nigiotti, ma che Jacopo ha saputo perfettamente cucire su di sé.
Che cosa provi all’uscita del tuo album d’esordio?
«É una situazione un po' strana, mi sento al settimo cielo, ma non mi sento appagato completamente, data la situazione, perché non sono riuscito a venderlo fisicamente. L'emozione dell'ultima puntata di Amici, vedere il mio album con la copertina al terzo posto su iTunes, è stato un colpo al cuore. Come tutti quelli che iniziano a fare un percorso del genere e vengono da una situazione come la mia, dove la mia musica era soltanto mia ed era un qualcosa fatto in casa. Ora, la ascolta tanta gente e ciò mi rende la persona più felice al mondo, perché il mio obiettivo, entrando ad Amici, era proprio quello di fare ascoltare la mia musica a più gente possibile. Credo, una delle cose più belle che un artista possa fare, è rappresentarsi non solo tramite le parole ma è bello essere riconosciuto per quello che dice attraverso le canzoni. Sono uno che, principalmente, predilige prima la persona poi l'artista».

           
Il titolo dell’album è“Colori”…
«La scelta del titolo "Colori", la copertina, l'outfit, è tutto studiato nei minimi dettagli, anche se è vero che le cose fatte d’impulso, sono le più belle. Il titolo nasce semplicemente da un viaggio che stavo facendo in treno, tornavo dall'ultima registrazione dell'album ed ero al telefono con la mia fidanzata Greta, parlando lei mi chiede: "Come lo vorresti chiamare?". Ed io d'impulso ho detto: "Colori" e subito mi sono chiesto il perché. Man mano che il viaggio continuava, ho chiuso la telefonata con Greta e mi sono messo a pensare. Alla fine mi sono reso conto che, nel momento in cui ero ancora a scuola, io vengo dal liceo artistico, quando disegnavo, avevo sempre le cuffie nelle orecchie, ciò mi portava nella mia testa ad associare ogni linea melodica a un colore. Il fatto di mettermi la maglia colorata, mi chiamano e dicono che dovevo fare il book per il disco, allora mi preparo, ho aperto la valigia e ho visto la maglia... ho detto: “Beh, quale maglia migliore!”. Anche il fatto di mettermi di spalle, girarmi a guardare la tracklist, è stato tutto studiato. Sono uno che, se mi viene detto di fare qualcosa, la sbrigo tutto all'ultimo, ed anche tutte le cose che riguardano l'album sono venute al momento, dal titolo al modo di vestirmi alle pose, l'album rispecchia quello che sono io in tutto e per tutto».
Anche ai singoli brani, allora, associ un colore?
«Sì, anche per i brani dell’album, ad esempio, "Luce e cenere", un brano che a me emoziona tantissimo, lo associo al blu, perché il blu mi ricorda l'emotività che è in ognuno di noi."Se parlo di te", invece, la immagino come un rosso fuoco perché richiama l'estate e il caldo. Sono così nella vita come nell'album, e in quelli che mi accompagneranno in seguito.
Adesso ho in mente tantissimi progetti, non so se continuare sulla linea del colore o tagliare un po' le gambe e fare da contrasto con un'altra cosa, ho tante idee e spero che questo momento che stiamo vivendo, finisca il più presto possibile, anzi colgo l'occasione, per dire a tutti: "Restate a casa, perché più stiamo in casa meglio è, e soprattutto, possiamo tornare a incontrarci e abbracciarci al più presto se rispettiamo le regole».

Foto di Giulia Ballone
Proprio a causa dell'emergenza che stiamo vivendo nel mondo, il serale di "Amici", è andato in onda senza pubblico in studio. È stato difficile esibirsi in uno studio vuoto?
«Secondo me non è stato difficile perché, dovendo restare a casa, le persone il venerdì sera guardavano "Amici" e quindi, gli ascolti si sono alzati. La mia testa ha ragionato così, non hai il pubblico, non hai la migliore adrenalina, perché il pubblico fa tanto, ma ricorda che, se guardi la telecamera, le persone ti stanno ascoltando, quindi, ho cercato di trasformare l'adrenalina data dal pubblico, in quella data dalla telecamera. Ho giocato in questo modo qua, per aiutarmi perché, se pensavo che non ci fosse il pubblico, sarebbero state delle prestazioni un po' basse».
Sei giovanissimo, hai fatto già un programma televisivo, è uscito il tuo primo album, ti aspettavi tutto questo?
«Assolutamente no! Se tornassi indietro nel tempo, avessi una palla di cristallo, mai mi sarei immaginato una cosa del genere. L'unica cosa che posso dire è che, quando ho iniziato questo percorso ad "Amici", mi sono detto: "Entro!"così, fortuna e bravura messi insieme, sono entrato per davvero però, mai nella vita mi sarei immaginato che questo sogno potesse avverarsi».
Tutti i professori, i giudici del programma, ti hanno sempre elogiato per la tua voce, una dote innata. Chi è stata la prima persona che ha creduto nelle tue potenzialità?
«Ovviamente i miei genitori sono stati i miei primi fan, ma la prima persona che si è accorta di questo mio potenziale è stata una maestra delle elementari, Ivana, anche lei suona e canta. Ho iniziato con lei un corso di chitarra, nel frattempo passano un paio di anni, studiavo sempre meglio e c'è stato sempre più feeling tra noi, un giorno studiando una canzone dei Beatles, Hey Jude, inizio a canticchiarla a caso, senza motivo e lei mi dice di continuare. Da quel momento si mette in testa di lavorare sulla voce e questo è stato il risultato».
Nell'album c'è una canzone "Cuore di mare" scritta da Enrico Nigiotti. Com’è stato lavorare con lui? 
«Non sapevo nulla, perché Maria ha assegnato inizialmente questo brano a un altro ragazzo, ma a lui non è piaciuto, così mi ha detto: "Provala tu!". Inizio a provare e a sentire sempre più mio il pezzo. Un giorno mi vedo arrivare Enrico in saletta, è stato un fulmine a ciel sereno, non me lo aspettavo! Non sapevo neanche fosse lui l'autore e mi ha completamente cambiato il metodo di approccio ai brani. Io ho messo in pratica quello che lui mi diceva, cioè di dare a ogni parola il suo significato perché, se canti per il gusto di cantare, sei fenomenale ma, se canti per far capire cosa scrivi o cosa ti hanno scritto, sei sì fenomenale, ma emozioni. L'inizio del brano che dice: "Credevo di essere diverso", me lo sono detto anch’io perché, sono stato accanto alle persone che mi hanno portato a essere diverso, cosa sbagliata. Se in un rapporto di coppia non sei te stesso, non è un rapporto vero, è come farsi comandare da qualcuno e non è giusto soprattutto nei confronti di te stesso. Ho incontrato una persona come Greta, la mia fidanzata, che ci completiamo perché io sono quello impulsivo mentre lei, è una che pensa e quando lo fa, ha sempre ragione. Siamo un equilibrio, mettendo io e lei sulla bilancia, saremmo completamene allo stesso livello».

Foto di Giulia Ballone
Qual è la canzone alla quale sei più legato?
«"Luce e cenere", perché l'ho registrata la prima volta che sono entrato in uno studio d’incisione e ho conosciuto per la prima volta il mio produttore. Sono uno che, quando si mette le cuffie alle orecchie, posso registrare per ore finché non dice basta la voce, non bevo, non fumo e ho i polmoni d'acciaio! Quel giorno ho registrato sette canzoni e, appena ho ascoltato "Luci blu" (tra l'altro scritta da Lele Esposito, anche lui ex concorrente del talent "Amici"), parte la canzone, alzo lo sguardo e vedo la mia ragazza, che era con me, che inizia a piangere. Ci divideva un vetro... quella canzone lì, se una persona chiude gli occhi si concentra e prova a immaginare la scena, secondo me si rende conto che la sto cantando a lei, che mi sto catapultando completamente nella storia».