La Classe – Ritratto di  uno di noi  al Piccolo Bellini fino al 14 aprile  2019. Recensione

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La Classe – Ritratto di  uno di noi  al Piccolo Bellini fino al 14 aprile  2019. Recensione

La classe – Ritratto di uno di noi  di  Francesco Ferrara vede protagonisti sulla scena i quattordici allievi dalla Bellini Teatro Factory per la regia di Gabriele Russo.
É doveroso menzionarli tutti perché bravi e talentuosi: Andrea Liotti, Arianna Sorrentino, Chiara Celotto, Claudia D’Avanzo, Eleonora Longobardi, Luigi Leone, Luigi Adimari, Manuel Severino, Maria Francesca Duilio, Michele Ferrantino, Rosita Chiodero, Salvatore Cutrì, Salvatore Nicolella e Simone Mazzella.
Lo spettacolo, che ha debuttato la scorsa estate per il Napoli Teatro Festival, racconta l’attentato compiuto il 22 luglio 2011 da Anders Behering Breivik, un giovane norvegese che quel giorno uccise 77 persone ferendone 110, noto alla cronaca come la strage di Utoya dopo aver fatto esplodere un’autobomba nel centro di Oslo causando la morte di 8 persone e 209 feriti.
La cronaca ci dice che il responsabile di tale strage, simpatizzante dell’estrema destra e appartenente a un fantomatico Ordine di Templari, era capace di intendere e di volere al momento degli attentati.
In tribunale disse di aver compiuto tali atti per lanciare “un messaggio forte al popolo per fermare i danni del partito laburista e per fermare” una decostruzione della cultura norvegese a causa “dell’immigrazione in massa dei musulmani”.
Riconosciuto unico responsabile, il 24 agosto del 2011  è stato condannato a 21 anni di carcere (pena massima dell’ordinamento norvegese).
I giovani attori parlano fra loro mentre il pubblico entra in sala e prende posto. La scena è illuminata dai soli e onnipresenti telefonini. Parlano concitatamente e percorrono la scena a passi misurati. Ci sono delle sedie e qualcuno di essi ha in mano un copione e lo legge nello sforzo evidente di ripetere una battuta o rivedere un passaggio o riguardare una scena. Qualcuno si siede, ma ecco che arriva la prima difficoltà insormontabile: l’abbraccio dell’attentatore con la propria madre qualche giorno prima del processo.
Che tipo di abbraccio ci potrà mai essere tra un freddo criminale e la donna che l’ha partorito?
La giovane attrice dice: “Mia madre mi abbraccia così“ e con trasporto si lancia verso il ragazzo che ha l’ingrato compito di impersonare Anders. No, non va bene. L’abbraccio è troppo caloroso. Si ripete la scena per due, tre, quattro, cinque volte… più distacco… più distacco… la madre lo perdonerà?
 Il pubblico è immerso nelle prove di una rappresentazione difficilissima che mette  in contrapposizione il loro essere  giovani ragazzi uguali alle vittime per età, passioni, sogni e desideri e il loro essere attori.
Come si può rappresentare tanta lucida ferocia? Come si può comprendere il dolore dei genitori delle vittime?  Come accettare una sentenza che riduce a soli ”tre mesi” il valore della vita umana?
I giovani attori ne discutono “a scena aperta” e coinvolgono gli spettatori alla ricerca di risposte che forse non arriveranno mai perché “l’evento” è inspiegabile razionalmente  e le risposte forse  sono nelle pieghe più nascoste della coscienza di ognuno di noi.
Essi provano, discutono, ripetono le scene, entrano nei personaggi e ne reinventano gesti e parole senza mai prenderne le distanze ma in modo vero, partecipe, accorato.
Per una volta gli spettatori sono ammessi a “vedere” lo sforzo creativo nella preparazione di un personaggio e i passaggi dalla realtà alla finzione.
Quanto di personale i giovani mettono nella loro arte attoriale? Tanto e lo sforzo è visibilissimo per il sudore e le lacrime profuse, ma anche per i momenti d’irrequietezza e sana allegria che la loro età comporta. La sfida è stata accettata e vinta. I giovani attori hanno tenuto banco per 80 minuti di vero teatro. Rileggete i loro nomi: saranno famosi!


Info Spettacolo
Piccolo Bellini, dal 10 al 14 aprile
Orari: feriali ore 21:15, giovedì ore 19:00, domenica ore 18:30
Prezzi: 18€ intero, 15€ ridotto, 10€ Under29