La bellezza di Alice, cantautrice senza tempo

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La bellezza di Alice, cantautrice senza tempo

Alice all’anagrafe Carla Bissi è uno dei rari esempi di talento e coerenza nel mondo dello spettacolo. Dopo il successo a Sanremo 81 con Per Elisa scritta dal suo amico Franco Battiato, ha intrapreso prima la strada del pop elevato ma commerciale, affermandosi anche all’estero, poi la svolta con l’album Park Hotel con cui ha iniziato un viaggio più intimista, più sperimentale culminato con la raccolta di musica sacra God is my DJ. Cantautrice di una bellezza austera e un po’ distaccata ma sempre gentile, a un certo punto ha cominciato a disertare gli studi televisivi per esibirsi in piccoli luoghi appartati, chiese o chiostri soprattutto, perché scenari più consoni al suo nuovo obiettivo musicale fatto, lo ripeto, di ricerca e intensità. Tante sono le sue canzoni che catturano l’attenzione: Viali di solitudine, Dammi la mano Amore, Il giorno dell’indipendenza, Nata ieri, quest’ultima scritta negli ultimi anni da Tiziano Ferro. Bello anche il suo coraggioso omaggio ad autori dell‘Ottocento come Satìe, Faurè e Ravel nel disco Melodie passagere cantato in lingua francese; ma è la collaborazione con Battiato che rappresenta il suo momento musicale più prezioso e gioioso. È iniziato con un disco omaggio di grande successo del 1985 Gioielli rubati di cui si ricorda il singolo Prospettiva Nevsky e, a parte duetti incisi col Maestro come Chanson Egocentrique e I treni di Tozeur con cui parteciparono all’Eurofestival nei primi anni Ottanta, Alice ancora oggi, a un anno esatto dalla morte del celebre amico, lo omaggia con un tour a lui dedicato accompagnata spesso da un’Orchestra filarmonica. E la voce e l’intensità di questa interprete sembrano non essere stati attraversati dal tempo, restano sempre meravigliosamente uguali; cosa che ho potuto testare personalmente in un concerto tenutosi al Palazzo Reale di Napoli qualche anno fa. Ho voluto ricordare in questa rubrica personaggi non sempre noti al grosso pubblico o un po’ in disuso, diciamo così, perché, come nel caso di Alice, se ne riscopra la grazia e la bellezza dell’Arte che non sembrano mai finire.