“John Gabriel Borkman” di Henrik Ibsen con Gabriele Lavia  al Teatro Mercadante di Napoli fino al 16 dicembre 2018.

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“John Gabriel Borkman” di Henrik Ibsen con Gabriele Lavia  al Teatro Mercadante di Napoli fino al 16 dicembre 2018.

Il Teatro Mercadante di Napoli ospita fino al 16 dicembre 2018 Gabriele Lavia nel dramma dal titolo John Gabriel Borkman di Henrik Ibsen per la regia di Marco Sciaccaluga.
Henrik Ibsen (Skien 1828 - Oslo 1906), considerato il “padre della drammaturgia moderna” per aver portato in teatro le contraddizioni della borghesia ottocentesca in ascesa, scrive questo dramma in 4 atti nel 1896 per raccontare le alterne  fortune dei Borkman il cui capofamiglia, direttore di banca, è stato arrestato per bancarotta fraudolenta.
L’azione dell’opera si svolge otto anni dopo il rilascio di John Gabriel Borkman, quando lui stesso, la moglie  Gunhild e la sorella gemella  di lei, Ella Rentheim, si contendono il futuro del giovane figlio della coppia Erhart. Il protagonista del dramma, oltre all’onestà, ha perso la capacità di dare e di ricevere amore tanto che il grande pittore norvegese, autore di opere celeberrime quali “L’Urlo”, Edvard Munch, definisce quest’opera “il più potente paesaggio invernale dell’arte scandinava”.
John Gabriel Borkman ha trascorso gli otto anni dalla sua scarcerazione in solitudine, al piano superiore della sua casa, con la convinzione che chi lo ha accusato e condannato comprenderà col tempo le sue doti eccezionali. Egli ha come suo confidente e compagno un anziano e malridotto scrivano, Vilhelm Foldal, che  crede di essere un grande scrittore. Il vero dramma risiede nella relazione che il protagonista ha con gli altri personaggi e i ricordi che affiorano inesorabili dal passato.

                
La moglie e la sorella gemella sono una presenza “ingombrante” nella  sua vita.
Le discussioni si accendono per “l’accaparramento” dell’affetto del suo unico figlio Erhart, conteso tra le due donne che hanno riversato su di lui un amore morboso ed esclusivo. Anche il protagonista del dramma, però, finisce per essere motivo di scontro tra le due donne: la moglie che non vuole perdere quella parvenza di vita in comune e la sua rispettabilità e la cognata che gli rimprovera di aver fatto morire dentro di lei “ogni gioia umana” (Ella era stata il primo amore di John Gabriel).
Per la madre Erhart deve riscattare l’onore della famiglia, per la zia deve essere la sua consolazione  negli  ultimi mesi di vita (Ella ha un cancro). Il ragazzo fuggirà con una donna più anziana di lui al grido disperato e lacerante: “Voglio vivere! Voglio vivere!”.
Al termine del dramma John Gabriel muore e le due sorelle si ritroveranno e si conforteranno a vicenda.
I dialoghi sono di un’attualità sconvolgente come lo è pure la figura del protagonista che, con i suoi loschi traffici pone in primo piano il mondo di una “finanza malata” che, ai nostri giorni, ha provocato una crisi economica mondiale di notevoli dimensioni e dalla quale non ne siamo usciti indenni. Borkman ha, infatti, tutte le caratteristiche di un attualissimo self made man.
 Lo storico del teatro Roberto Alonge, così descrive il protagonista del dramma: «É un uomo che ruba perché si sente portatore di progresso. É l’angelo sterminatore del vecchio mondo precapitalistico e nel contempo è anaffettivo, concentrato com’è a inseguire un sogno improbabile di finanza etica
Gabriele Lavia, che ci ha abituato in questi anni a personaggi di spessore, si cala con grande maestria nel ruolo del protagonista evidenziandone i chiaroscuri di una personalità complessa e complicata, sospesa tra sogni e realtà. Si nota che il grande attore ha meditato a fondo sul dramma di Ibsen e la sua interpretazione “regge” per tutta la durata dello spettacolo senza sbavature e tentennamenti.
La regia di Marco Sciaccaluga, che si avvale della versione italiana di Danilo Macrì, è precisa e puntuale e non è poco considerando la lunghezza temporale dello spettacolo. (2 ore e 40 minuti)
Una particolare menzione meritano le attrici Laura Marinoni nel ruolo della moglie del protagonista e Federica Di Martino in quello della cognata. Entrambe sono inquiete e appassionate e rendono efficacemente tutte le sfumature psicologiche dei loro personaggi. Convincono pienamente anche gli attori comprimari: Roberto Alinghieri, Giorgia Salari, Francesco Sferrazza Papa, Roxana Doran.
I costumi e le scene sono di Guido Fiorato, le luci di Marco D’Andrea e le musiche di Andrea Nicolini.