"Il tuo funerale" a teatro un thriller psicologico firmato Salvatore Majorino. Intervista

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"Il tuo funerale" a teatro un thriller psicologico firmato Salvatore Majorino. Intervista

Debutterà questo fine settimana, 8 e 9 giugno, allo Studio 4 di Torre del Greco, in provincia di Napoli, la nuova commedia scritta e diretta da Salvatore Majorino, “Il tuo funerale”, un thriller psicologico che verrà apprezzato senza dubbio dal pubblico, una nuovissima produzione che vede qualche volto familiare, quello di Lorenzo Penniello, in un’insolita veste.
Salvatore Majorino dopo svariate commedie brillanti e inconfondibilmente irriverenti e qualcuna a sfondo sociale, come la commedia di successo “Scacco Matto in 5 Mosse”, porta in scena una storia completamente originale e di grande suspence.
Sarai a teatro con una nuova commedia, “Il tuo funerale”. Puoi accennarci a cosa assisterà il pubblico? 
«”Il tuo funerale” è un thriller all’americana, con taglio più cinematografico che teatrale. I personaggi credono di essere ad una veglia funebre, ma non hanno fatto i conti con l’inganno, l’imprevisto, la follia. Miss Daisy, la classica borghese, Miss Vicky la catechista, Miss Ronda originale e sempre al di sopra delle righe, Mr Vega timido e impacciato, Mr Griffin il folle aiutante di Regina Madre, daranno vita a un gioco, un gioco alla morte».
Su questa nuova commedia che dirigerai cosa vuoi trasmettere al pubblico? Quale sarà il messaggio che deve leggere tra le righe?
«É difficile da spiegare. Solitamente racconto storie. Se portano alla morale, alla filosofia di vita, al tarlo che non fa dormire, alla lacrima che commuove, questo lo può decidere solo il pubblico. Io sono un semplice cantastorie».
Quanto s’immerge in questioni sociali questo spettacolo?
«Si toccano con leggerezza, con tono pacato, argomenti attuali e quelli attuali sempre. Violenza, bullismo, tossicodipendenza, autismo, e tutte le conseguenze sociali che scaturiscono talvolta indignazione, spesso indifferenza. Ripeto però che non è mai voluto, è la storia che mi ha portato a parlarne».
Oltre ad esserne il regista, sei anche l’autore di questa commedia. Qual è per te il processo per trovare un nuovo lavoro?
«A volte parto da una immagine, da una frase ascoltata in un bar, dal pianto o dal sorriso di un bambino. Allora comincio a fantasticare, mentre passeggio, mentre sono in bagno, a casa, alle cene, fantastico sempre. Fino a quando la mente crea il soggetto e spesso anche le battute cruciali e, solo quando tutto è chiaro, scrivo il testo».
Per alcuni anni sei stato autore e regista di molte commedie brillanti, ma con questa commedia trasmetti il vero te come autore?
«Sì, non nascondo mai il desiderio di comunicare in modo diverso al pubblico. Mi diverte scrivere commedie brillanti, anche perché accontento la maggioranza delle persone sedute in sala, ma il mio lato oscuro preme sempre più spesso e quando riesco a portare in scena un testo del genere mi sento felice. Molto più felice».

                                                                   
Perché hai scelto il teatro come mezzo di espressione? È stato qualcosa in cui sei capitato per caso o è qualcosa che hai fatto coscientemente?
«Niente nella mia vita è stata una forzatura. Tutto è venuto naturalmente, sono capitato a teatro giovanissimo e me ne sono innamorato. Solo dopo tanto tempo, però, ho capito che potevo associare la mia voglia di comunicare ai testi teatrali. La prima volta ho rischiato ed è andata bene, allora ho continuato e continuo tutt’ora. Ma il rischio, quello, a teatro, è sempre presente».
Qual è il valore delle compagnie teatrali indipendenti e delle compagnie teatrali minori?
«La differenza, talvolta, non si racchiude nella semplice bravura. Noi come compagnia indipendente abbiamo spese maggiori, la gestione del Teatro Studio 4 di Torre del Greco è sempre più dura. Pochi i fondi, poco il guadagno, tanto il lavoro. Ma non molliamo, mai». 
Qual è la tua commedia teatrale preferita?
«Mi piace moltissimo Neil Simon, trovo geniale il suo modo di scrivere e vedere le cose, Andy e Norman è la mia commedia preferita. Sì, sono un napoletano atipico, spesso mi trovo in conflitto con i miei colleghi sulla visione della tradizione partenopea».
Quante commedie hai scritto finora e cosa stai scrivendo ora?
«Ho perso il conto, sicuramente più di dieci. So sicuramente però che la prossima stagione partirà con la riproposizione della mia prima commedia comica. Sono passati quindici anni da quando ho cominciato a scrivere e mi sembrava giusto rispolverare un mio vecchio cavallo di battaglia. Il titolo? “A Zia d’America”. Vi aspettiamo».