«Ho imparato più dalle critiche che dai complimenti». Intervista a Viola Thian

- di

«Ho imparato più dalle critiche che dai complimenti». Intervista a Viola Thian

È uscito il 10 maggio "Sottozero", album d'esordio di Viola Thian, giovane cantautrice originaria di Fano. Nonostante la giovane età, la ragazza vanta collaborazioni del calibro di Luca Barbarossa. Finalista di Area Sanremo, nell'estate 2018 è stata protagonista dello spettacolo teatrale "Incontro con", inspirato al programma cult degli anni 60, Studio 1, ed è proprio in quest’occasione che ha l'onore di condividere il palco con Bungaro. L’8 Giugno aprirà il concerto di Anastacia allo Stadio di Civitanova Marche.
Come nasce la passione per la musica e qual è stata la scintilla?
«La mia passione per la musica nasce all'incirca a 15/16 anni, subito dopo aver smesso ginnastica ritmica. Mi rendo conto di essere diventata molto più curiosa di tutte quelle cose che avevano a che fare con la musica: canzoni, cantanti, strumenti, generi musicali ecc, per cui decido di iscrivermi ad una scuola privata presso la mia città, Fano. Partecipo ai primi concorsi “gettandomi” sui primissimi palcoscenici, totalmente priva di una qualsiasi esperienza e, col senno di poi, devo dire che è stato giusto così. Ho ricevuto le lezioni migliori dalle esperienze più traumatiche e difficili proprio perché, essendo inesperta, era necessario partire dalle basi. Ad uno di questi concorsi conosco Michele Giardina, mio attuale manager e produttore e da allora, dal 2016, lavoriamo insieme».
C'è qualche artista in particolare che ha segnato il tuo orientamento musicale e artistico?
«Devo dire che ascolto tantissima musica e soprattutto cerco di spaziare molto, per quanto riguarda genere e stile. Mi piace farmi contaminare da musica diversa e variegata, perché credo che solo cosi potrò accrescere il mio “patrimonio” musicale e artistico. Di artisti che seguo e stimo ce ne sono tanti, ma, dovendo sceglierne alcuni, posso dirti Tracy Chapman, Lucio Dalla, Mannarino e, se vogliamo tirare in ballo qualcuno di più “attuale”, Ultimo e Mahmood».

               
 

Hai avuto delle collaborazioni importanti come ospite ad alcune tappe del tour di Luca Barbarossa, com'è stata questa esperienza?
«Inutile dire che è stata un'esperienza fantastica! Ho conosciuto Luca a Senigallia durante un evento estivo che viene celebrato annualmente. Io aprivo il suo concerto. Ci siamo conosciuti dietro le quinte e dopo avermi sentita cantare e aver parlato un po' con me, ha deciso di invitarmi a prendere parte alle date rimanenti del tour, e così è stato. L'ho poi seguito a Civitanova Marche e Pineto, duettando con lui sul palco. È stato bellissimo e molto divertente perché Luca è una persona squisita, oltre ad essere un artista molto valido. Ho imparato molto da quella esperienza e per questo ringrazio tutti quelli che l'hanno resa possibile».
Sei stata protagonista dello spettacolo teatrale "Incontro con" ispirato al programma televisivo degli anni 60 "Studio 1" dove hai avuto l'onore di confrontarti con artisti come Bungaro. Cosa si prova a condividere il palco con artisti di un certo calibro?
«Non nascondo che, oltre ad essere un grande piacere, fa anche un po' paura. “Incontro Con...” è uno spettacolo teatrale dove musica e parole si incontrano perché ospita alcuni dei più grandi cantautori italiani che propongono il loro concerto e, allo stesso tempo, li intervisto cercando di estrapolare le curiosità più belle, con domande provenienti anche dal pubblico. Oltre a questo anch’io propongo la mia musica, presentando i miei brani. É un'esperienza molto bella e che riesce ad insegnarmi tanto perché ho l'onore di confrontarmi con grandi artisti e tutti molto diversi tra loro, perciò da ognuno di essi riesco a trarre qualche insegnamento».
Per un cantante il suo primo disco è il coronamento di un sogno, quando hai capito che la musica potesse diventare una realtà?
«L'ho capito durante il liceo, soprattutto negli ultimi due/tre anni. Si avvicinava il momento in cui avrei dovuto prendere una decisione importante: l'università. Per cui ero consapevole di dover fare questa scelta importante, ma allo stesso tempo era come se non avessi idea di cosa avrei voluto fare, e la cosa più frustrante in assoluto era che non ne capivo il perché. Poi l'ho capito... non sapevo che università e, in generale che futuro, scegliere perché in realtà dentro di me si era già radicata a fondo l'idea che avrei fatto musica nel mio futuro. Il mio inconscio stava cercando di dirmi, già da un po', che la mia volontà era quella di fare della musica il mio lavoro. Il mio essere così tanto incerta era dovuto al fatto che fossi in realtà fortemente convinta... non è un paradosso?».
L'album d'esordio s'intitola "Sottozero", titolo che descrive la difficile condizione dei giovani artisti che cercano spazio e credibilità nel mondo musicale contemporaneo. Com'è stato il tuo percorso per affermarti nel campo musicale e quali sono le più grandi difficoltà che hai dovuto affrontare? 
«Il mio percorso, come penso anche quello di tanti altri artisti, è stato ed è tuttora non privo di difficoltà, momenti negativi e anche delusioni a volte. Devo dire per ora di aver imparato più dalle critiche che dai complimenti, purché fossero costruttive, è chiaro. La critica spinge alla domanda, al dubbio, a interrogarti su te stessa, sulle tue potenzialità e sui tuoi errori e, di conseguenza, a un miglioramento se si tiene veramente al proprio lavoro. Devo ringraziare Michele che, nonostante i muri che ci siamo trovati davanti, ha sempre e indubbiamente creduto in me fin dagli inizi, e tuttora lo fa. Questa è stata sicuramente una grande spinta della quale si ha sempre bisogno quando si è un po' sconfortati o comunque non si viene apprezzati quanto lo si vorrebbe. Ovviamente ringrazio anche la mia famiglia che mi sopporta e supporta da sempre».
L'album è anticipato dal singolo "Bono Vox" scritto da Zic e con il quale duetti anche in questo brano. Cosa ti ha convinto nel decidere di sceglierlo e addirittura di usarlo come apripista?
«Ho conosciuto Lorenzo (Zic) a Firenze, entrambi suonavamo allo stesso evento benefico, e abbiamo fatto amicizia. Successivamente è nata in me l'idea di poter inserire un duetto all'interno dell'album ed ho subito pensato a lui perché, per quello che avevo in mente di fare, il suo timbro e la sua scrittura erano adatti. Così l'ho chiamato e gli ho chiesto se avesse voglia di lavorare insieme ad un brano, lui ha accettato e dopo poco è nata “Bono Vox”; ho deciso di sceglierla come apripista del disco perché credo abbia la carica e la sensualità necessarie per iniziare l'ascoltatore con la marcia giusta».

                      
 

Di questo album c'è qualche brano che hai scritto e quale criterio usi per la scelta dei brani che ti propongono?
«Sì, ho scritto metà dei brani assieme ad Emilio Munda, già autore di Nina Zilli, Nomadi, Il Volo e tanti altri. C’è poi una canzone in inglese che ho scritto io, che si intitola “The Flight”, “Bono Vox” che è stata scritta da Zic ed infine “Sayonara”, la cover. 
Quando mi viene proposto un brano cerco di capire se è adatto alle mie corde e se riesco a riconoscermi in quello che dice, in quello che è il messaggio che porta con sé, che è la cosa più importante». 
Sei giovanissima è il mondo della musica è difficile... hai un piano b nella tua vita?
«Sì ce l'ho e devo ringraziare i miei per questo. Il mio piano B, anche se conto di non doverlo mai scegliere, è l'università. Studio Economia del Turismo all'interno di un corso chiamato ITALI che sta per “Italian Tourism And Leisure Industries”. Studio in inglese perché mi ha sempre affascinata moltissimo e credo sia anche molto utile per il mondo globalizzato in cui viviamo oggi, la conoscenza di una lingua straniera è un vantaggio nella maggior parte dei casi».
Hobby? Leggi.. libri, fumetti... sport...?
«Adoro andare a camminare, mi rilassa tantissimo ed è un modo salutare per tenersi in forma. Mi piace molto leggere, soprattutto romanzi gialli; mi affascinano un sacco le storie di serial-killer spietati e detective super perspicaci che alla fine riescono sempre ad incastrarli».