"Generazione Digitale" è l'ultimo album di Sabù Alaimo. Intervista

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“Generazione Digitale” è l’ultimo album di Sabù Alaimo: dieci canzoni autentiche, senza filtri, pregne di vita, un disco che riesce ad attraversare tutta la gamma dei sentimenti del cantautore siciliano.

Sabù Alaimo ci ha presentato il suo album e si è raccontato alle nostre pagine.

Partiamo da "Sgomito", l’ultimo brano estratto dal tuo album Generazione Digitale, cosa ci racconti in questa canzone?

«In tutte le mie canzoni racconto delle storie ognuna delle quali ha all’interno dei dettagli. In questo caso, al centro della canzone, c’è lo studente universitario con tutte le sue difficoltà. Cerco sempre di mettere lo spaccato sociale, perché per me la musica ha il compito di raccontare delle storie, dove ognuno di noi ci ritrova quello che ci vuole trovare. In questa canzone ho voluto raccontare la vita universitaria, infatti, il video è stato realizzato alla Vucciria di Palermo, un luogo frequentato da studenti universitari, ho voluto raccontare i sogni di questa generazione. Sgomito è anche la parafrasi di questo momento storico, sgomitare per cercare di emergere in tutti gli ambienti di lavoro».

Nel video, infatti, passi tra la gente sgomitando e canti “mi manca una materia e poi sarò un disoccupato in carriera”, “sgomito tra le raccomandazioni, tra le promesse fatte alla elezioni”... 

«Sì, ovviamente, ci metto un po’ di ironia, elemento chiave nelle mie canzoni. L’ironia è sempre presente. Essere un disoccupato in carriera, purtroppo, oggi è la realtà che vivono molti giovani, arrivare all’obiettivo della laurea e poi non riuscire effettivamente a concretizzare con un lavoro i sacrifici fatti prima».

Le tue canzoni, quindi, non raccontano solo storie vissute da te direttamente, ma sono anche uno spaccato della società attuale?

«Sì, parlo di quello che sento nell’aria, infatti, frequentando la Vucciria, nell’aria sento quello che mi comunica la gente e quel posto lì lo vedo come un luogo di pausa dalle difficoltà della vita universitaria, si avverte l’incertezza del futuro. Sono storie che ho vissuto anch'io avendo fatto l’università, quindi, capisco benissimo questi momenti di vita».

Possiamo dire che la rabbia e le aspettative di una generazione sono il filo conduttore del tuo album Generazione Digitale?

«Questo album è collegato, tutte le canzoni raccontano delle storie che possono essere collegate tra loro. Anche il titolo Generazione Digitale, che nel 2019 può sembrare scontato, per me ha un grande significato, rappresenta il mio sguardo rivolto a questa generazione. Ci sono dei brani, ad esempio  Sogni Multimediali o Generazione Digitale, sono collegati l’uno con l’altro».

Di un’altra canzone dell’album pubblicata c'è anche il videoclip, il Viaggio. Possiamo dire che questa canzone rappresenta il viaggio della vita?

«Esattamente, è la parafrasi perfetta della vita. È un percorso bello, è difficile dove puoi essere capitano o ostaggio».

Qual è il processo di scrittura di una tua canzone?

«Nel tempo la creazione delle canzoni è stata diversa. Nell’ultimo periodo parto da delle suggestioni, da delle frasi, da qualcosa che vedo o da qualcosa che mi succede e da quella frase inizio a scrivere, anche se, all’inizio non so di cosa parlerà la canzone. La scintilla è sempre una suggestione derivante da qualcosa che vivo. Questa è la fase istintiva, poi c’è la fase più di mestiere, perché devi riuscire a sintetizzare quello che hai scritto, scegliere le parole giuste per raccontare un’emozione ben precisa».

Hai dichiarato che questo disco in realtà l’hai prodotto due volte. Che cos'è successo?

«Sì, la produzione è stata fatta due volte, una prima produzione a Milano, ma non ero pienamente soddisfatto e poi ho registrato nuovamente le canzoni, ma a Palermo con Riccardo Piparo. La lavorazione è stata molto lunga».

A me piace abbinare la musica alla cucina e, quindi, ti chiedo se tu fossi un piatto quale saresti e perché?

«Sicuramente, come questo album, sarei un piatto autentico, quindi, un panino con la milza. Un cibo di strada com'è il mio album maleducato e vero, un disco di strada. Maleducato in senso buono del termine, nel senso di autentico».