"Fossi nato prima" è l'album d'esordio di Donato Santoianni. Intervista

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È in digital download l’album d’esordio di Donato Santoianni, dal titolo “Fossi nato prima” (edito da Nuova Gente e distribuito da Artist First, il disco fisico sarà disponibile dal 15 giugno su Music First), anticipato dai singoli “Le vie del Centro” e “Milano vista mare”, attualmente in rotazione radiofonica. Il disco contiene 9 brani scritti e composti dallo stesso Santoianni, una sintesi del percorso artistico degli ultimi due anni del cantautore milanese. La produzione è stata realizzata nello studio Nuova Gente di Gianni Bella da Alex Gasparotto con la supervisione artistica di Donato Santoianni e Chiara Bella.

«Ragazzi attenzione, va bene il progresso, va bene il futuro però non dimentichiamoci l'importanza di avere dei riferimenti culturali». Lui è Donato Santoianni che ci ha presentato il suo album e si è raccontato alle nostre pagine.

Le vie del centro è un brano contenuto nel tuo album "Fossi nato prima" ed è un cammino metaforico in una via centrale di una città che ha perso quei valori e quelle icone che c'erano un tempo. Tu citi Pertini, Monica Vitti, Italiani Brava Gente che è un film del 1965. Qual è il messaggio che vuoi comunicarci con questa canzone?

«Il messaggio che voglio comunicare e che ho provato anche a trasmettere nella scrittura del brano è il mio essere giovane, il mio essere un po' spaesato, nel senso che mi è capitato di girare per città, in particolar modo Milano, la città dove sono nato e ascoltando la tv, guardando i telegiornali e l'informazione in genere, ogni tanto mi è capitato di chiedermi “Ma io che riferimenti ho?”. Pensavo a quello che mi raccontava e racconta ancora oggi mio padre, dei periodi storici che lui ha vissuto, penso a mio nonno che mi ha raccontato la storia del Paese che lui ha vissuto, e mi rendo conto che il problema grosso della mia generazione è che, ad oggi, mancano dei riferimenti. In particolare, mi riferisco a riferimenti sociali e culturali perché è quella la mia sfera d'azione, perché alla fine la musica è cultura. In questa canzone ho messo dentro un po' di malinconia o un po' di ritorno al passato, ma pongo anche dei quesiti “Che senso ha cercare un negozio di dischi se hai messo inferriate al posto degli infissi?". A cose più semplici come una stretta di mano, a guardarsi negli occhi mentre parliamo. Purtroppo noi oggi abbiamo il difetto di parlarci attraverso il telefono, è un invito alla mia generazione e dico “Ragazzi attenzione, va bene il progresso, va bene il futuro però non dimentichiamoci l'importanza di avere dei riferimenti culturali"».

Oggi siamo più social e poco sociali. È più facile mettere un like, scrivere un commento sotto un post, piuttosto che parlare...

«Confermo e in più è tutto più veloce, tutti hanno la possibilità di dire tutto quello che vogliono ed io penso che non sia il modo giusto, l'idea che tutti possano esprimere il pensiero che hanno su tutto».

Tu nella canzoni parli della stretta di mano, che è il Gentlemen's Agreement cioè un accordo fondato sul rispetto e l'onore della parola data, oggi però non si rispettano neanche i contratti scritti...

«È proprio così, è un po' saltato il banco, passami questa espressione, ormai non ci sono più regole, vale tutto, ed io, invece, vorrei provare a dire: “Ragazzi, sì vale tutto, ma fino ad un certo punto, cerchiamo di darci nuovi riferimenti, anche solo darci la mano e dire sì te lo prometto”. Invece, oggi, mi manca anche solo l'ipotesi di fidarmi di una persona, figuriamoci se dar per buona una stretta di mano».

Hai detto che non si scrivono più poesie, possiamo intenderlo anche riferito ai testi di alcune canzoni che rappresentano la moda musicale del momento?

«Non ho pensato esplicitamente a questo, ma sicuramente è un elemento importante da citare. Secondo me non prestiamo più attenzione all'importanza della parola, alla bellezza, la poesia è una fonte di bellezza. È più un riferimento a questo, più che sulle canzoni come vengono scritte che, per carità, ci sarebbe da aprire un tema, ma la poesia resta nel tempo, quindi, va bene leggersi le poesie del passato, le canzoni del passato per riuscire a recuperare e apprezzare la bellezza. Oggi ci sono tante cose interessanti non soltanto cose brutte non è, quindi, principalmente una critica alla musica».

Parlavamo prima di questo cammino metaforico per le vie del centro. Quanta strada hai percorso fino ad ora e se ti volti cosa vedi alle tue spalle?

«A volte ho un po' paura a girarmi indietro, perché vuol dire rendersi conto del tempo che è passato e nonostante io sia giovane, ne è passato molto da quando ho iniziato. Avevo 15 anni ne sono passati praticamente 10 dalla mia vera prima esperienza, ma quando mi guardo indietro, in realtà, probabilmente guardo indietro e poi riguardo avanti e dico “Ecco dove sono arrivato e perché ci sono arrivato”. Mi rendo sicuramente conto del cammino che ho fatto e, ad oggi, riesco anche a rivalutare l'esperienza del passato che fino a qualche anno fa valutavo come negative. Cose che magari non avrei voluto fare o che non avrei voluto fare in quel modo lì, poi mi guardo con un po' di tenerezza e penso che in fondo era giusto così, perché mi è servito a capire quello che voglio fare e che voglio scrivere, quello che voglio cantare e il modo in cui farlo».

Quello che hai fatto, le esperienze vissute ti hanno portato fin qui, fino alla pubblicazione del tuo concept album “Fossi nato prima”...

«Esattamente, questo tema del tempo, del tornare indietro è perché ho pensato molto a quanto ho fatto per arrivare fin qui e forse solo oggi sono pronto a dire le cose nel modo giusto».

Restando sul tuo album, mi ha incuriosito la canzone Marco Polo perché nel 2011 Le Orme pubblicano un concept album Le vie della seta, che è anche una canzone de Le Orme che tratta proprio della storia di Marco Polo. Questa canzone inizia “Sulla via della seta quel passato da rivivere”. Tu a quali artisti della musica ti sei ispirato?

«Con la canzone Marco Polo ho voluto far passare il messaggio a cui tengo molto, ossia quello di apprezzare, capire e vedere le diversità come una grossa fonte di opportunità per vivere meglio tutti e, quindi, faccio questo viaggio da Oriente a Occidente invitando a unire le due cose, far sì che le due cose si mischino tanto da non dover più dire Oriente e Occidente, ma Mondo, quindi, siamo tutti parte della stessa realtà. Quando, invece, parlo di “Fossi nato prima”, sicuramente ho un legame molto forte con il passato, ma perché ho imparato a conoscerlo ascoltandolo dai racconti di mio nonno, persona per me importantissima, ma anche da mio padre e anche da quello che ho studiato. A livello musicale, ho l'impressione che i grandi cantautori che hanno segnato la mi via artistica, da Lucio Dalla a De André, passando da Battisti che scriveva solo la musica a Mogol, avessero più libertà, c'era più istinto. Se io penso a Dalla, penso a cose bellissime che, forse, oggi non so se le avrebbe scritte o se gli avrebbero permesso di scriverle. É un po' questo il discorso che faccio, se fossi nato prima. è una frase di "Voglio vivere di musica" e dice “Fossi nato prima, forse in altri tempi, avrei sfogato tutto il mio rancore” nel senso che non avrei avuto paura di dire quello che penso ed è quello che ho fatto in questo disco, perché 'ho fatto da solo e nessuno mi ha detto quello che dovevo fare, è frutto del mio lavoro, del mio tempo, senza censura».

E, invece, Milano vista mare?

«“Milano vista mare” è un po' il risvolto della medaglia de “Le vie del centro”. In quest'ultima parlo di malinconia e prendo coscienza del fatto che mi mancano dei riferimenti. In “Milano vista mare” porto un invito, quello di rivedere la bellezza, di rivalutare l'importanza delle piccole cose, "fare una cornice con le mani, rendere un posto degno a un fiore nel cemento" da questo sfondo di cemento armato usare l'immaginazione e di volare un pò con la mente e, a volte, pensando a Milano, mi viene in mente una città veloce piena di case, di cemento e di palazzi e che però ha sempre degli elementi di bellezza. “Milano vista mare” racconta un pò la volontà di recuperare l'importanza della bellezza delle piccole cose, anche quella di aprire la finestra e di immaginarsi il mare anche dove non c'è».

Non c'è più tempo, invece, è una canzone che riguarda l'ambiente...

«É una canzone che riguarda l'ambiente, per fortuna, oggi, è un tema piuttosto attuale, vedo che se ne parla tanto, Greta Thunberg e tutte le manifestazioni che ci sono. In realtà, l'ho scritta prima di conoscere l'esistenza di Greta Tumberg, ma sicuramente il concetto è quello. È un allarme “fino ad oggi ne abbiamo parlato però attenzione, stavolta davvero non c'è più tempo”. Se uno legge i dati, si rende conto di quanti pochi anni ci rimango se continuiamo così, è un po' un invito a dire “Ragazzi cerchiamo di fare delle cose concrete perché tempo da perdere non c'è ne più, è finito il tempo, ce ne hanno concesso già troppo».

A me piace abbinare la musica alla cucina e, quindi, ti chiedo se tu fossi un piatto che piatto saresti e perchè?

«Probabilmente, se io fossi un piatto, sarei una parmigiana di melanzane (ride), perché mi ricorda i miei nonni, la loro terra, il Molise, mi ricorda la terra, proprio la campagna. Se penso ai miei nonni, penso alla campagna e penso a mia nonna che cucina la parmigiana di melanzane e io sono tutto quello che loro hanno costruito, sono frutto delle loro radici».