"Elya" l'omonimo album di debutto del cantautore veneto. Intervista

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"Io credo alle relazioni quelle reali, quelle umane quelle che fanno crescere, sono quelle occhi su occhi e mani su mani quindi avere la possibilità, l'opportunità di parlare con una persona di conoscerla realmente, sia per amore che per amicizia però il contatto reale umano è quello della vita di tutti i giorni."

Lui è Elya e ci ha presentato il suo album di debutto e si è raccontato alle nostre pagine.

Il tuo album è composto da tredici canzoni scritte tutte da te. È un album che raccoglie parte dei tuoi ricordi, parte del tuo vissuto o ci racconti anche altre storie vissute indirettamente?

«Sì esatto, un connubio tra esperienze dirette, quindi, è tutto molto autobiografico, anche se all'interno ci sono esperienze di persone con le quali mi sono relazionato, quindi, amici. Mi piace farmi influenzare, ascoltare persone che non conosco all'interno di locali che frequento, questa è una cosa che faccio con molta costanza, da sempre, da quando sono piccolino. Come ascoltare o guardare uno spettacolo teatrale o un bel film.»

Com'è successo per "Un altro brandy"?

«Esattamente, sì, quello è proprio il brano che è nato all'interno di uno dei pub che ho sempre frequentato sin da ragazzino dove, grazie all'oste, ho avuto l'opportunità anche di leggere e di scrivere all'interno, avevo quasi il mio posto fisso e lì è nato "Un altro brandy", in una serata molto particolare in cui ho conosciuto una ragazza in tarda nottata e lì è nata quella canzone.»

Un album nel quale ti sei avvalso di molte collaborazioni che hanno portato anche a ritmi diversi tra le canzoni...

«Sì, credo che sia un grande punto a favore per un cantautore o di chi vuole affrontare un percorso solista in quanto, proprio io, ho avuto l'opportunità di chiamare, di collaborare con musicisti fantastici, un percussionista che ha girato il Sudamerica provando e sperimentando tantissime percussioni, poi un trombettista fenomenale che arriva dal mondo Pop, dal mondo Jazz però più legato agli anni '70, quindi, veramente ho avuto l'opportunità di collaborare con grandi personalità, molto giovani tra l'altro.»

Vorrei sentirci litigare è un inno all'amore. Un amore che con il litigio trova i suoi chiarimenti. Litigio quindi parte integrante di un rapporto tra due persone?

«Esatto. "Vorrei sentirci litigare" è una canzone nata più che altro per gli amori a distanza. A volte non si ha l'opportunità di potersi relazionare, anche di litigare, perché deve essere fondamentale in una relazione, in un rapporto, chiaramente parlo del litigio costruttivo, quello che può fare bene. "Vorrei sentirci litigare"  nasce dalla necessità, dal bisogno, di avvicinarsi alla persona, di avere proprio il privilegio di poterci litigare.»

Mentre in "Una ragazza così" hai puntato l'attenzione sul rapporto personale distinguendo tra rapporto reale e rapporto virtuale. Credi che si stia abusando dei social a discapito delle relazioni personali. Ormai guardare negli occhi una persona vuol dire guardare un suo selfie?

«(ride) Esattamente, proprio così. Credo alle relazioni, quelle reali, quelle umane, quelle che fanno crescere, sono quelle occhi su occhi e mani su mani e avere la possibilità, l'opportunità di parlare con una persona, di conoscerla realmente, sia per amore sia per amicizia, però il contatto reale umano è quello della vita di tutti i giorni. A volte ci si dimentica e appena c'è un momento di noia, allora, immediatamente, la mano cade sul cellulare, sull'apparire, che oggi è totalmente superficiale e a volte, se non controllato, può veramente sfociare in un atteggiamento personale di negatività e, quindi, bisogna stare molto molto attenti.»

Nel tuo album l'amore è sicuramente il protagonista. Protagonista in tutte le sue forme, in tutte le sue sfaccettature, infatti, in "Norimberga" tratti  dell'amore tra padre e figlia...

«É un brano che ho inserito in extremis. Avevo quasi concluso il disco, anzi, eravamo in fase di mixaggio, però, dopo un avvenimento molto particolare, ho visto in Germania, proprio a Norimberga, un incontro tra una ragazza che non vedeva il padre da cinque anni, se non di più e quell'incontro mi ha fatto nascere, in modo molto spontaneo questa canzone. Il brano è molto acustico, è nato ed è stato scritto in modo molto naturale e in modo molto rapido, velocemente, l'ho scritto una settimana prima di registrarlo e immediatamente l'ho voluto inserire.»

Hai partecipato a The Voice of Italy nel team di Max Pezzali. Qual è il consiglio che ti ha dato appena finito The Voice of Italy?

«Il consiglio è quello di non focalizzarsi troppo sullo spettacolo televisivo, che era il talent, ma concentrarsi sulle canzoni, cosa che io cercherò sempre di fare ed è una cosa che è in me, fa parte proprio del mio carattere.  Voglio fare il musicista, scrivere canzoni ed è inevitabile che l'attenzione sia legata a questo, ovviamente il talent ha un immenso impatto mediatico ma poi devi giocartela veramente nel corso del tempo e credo che il tempo sarà poi il giudice migliore per le canzoni e per il lavoro che si fa ogni giorno.»

Quali sono i tuoi progetti futuri e a quali stai lavorando adesso?

«Ora ho incominciato a lavorare al mio secondo disco e sto scrivendo e, ovviamente, sto promuovendo quello che è l'uscita del mio primo disco, avvenuta due mesi fa, con tanti concerti live, che sono, per me, la parte fondamentale di questo lavoro. Continuerò fino ad agosto, dopodiché vedremo quali saranno gli step per i nuovi progetti.»

Se tu fossi un piatto quale piatto saresti e perchè?

«Un piatto di broccoli con lo speck. Lo speck penso a come collegarlo, mentre il verde dei broccoli credo faccia bene sia alla vista sia alla salute in generale, crea sempre un contatto con la terra.»

 

Dopo questa intervista ho preparato un piatto: Risotto con crema di broccoli e speck croccante. Lo speck ha dato una diversa consistenza e gusto al piatto. Direi allora di aver preparato un risotto alla “Elya”.