Diodato vince il 70° Festival di Sanremo.

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Diodato ha vinto il 70° Festival di Sanremo con "Fai Rumore" un atto di ribellione che fotografa l’amore nel senso più ampio possibile. È un invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità, a farsi sentire, a non soffocare nel silenzio delle incomprensioni, del non detto, dove muore ogni umanità. Inoltre ha vinto il premio della Critica "Mia Martini" e il Premio della sala Stampa "Lucio Dalla". 

Scritta e composta da Diodato con la collaborazione per le musiche di Edwyn Roberts, “Fai rumore” è una sinfonia di pensieri ed emozioni che cercano ad ogni costo la propria espressione. Ascoltando il brano la sensazione è quella di vedere scorrere le immagini di un vissuto lontano, che si mescola in modo indissolubile alle impressioni del presente. La canzone è musicalmente caratterizzata da semplicità e ricercatezza, animata da una delicata prima strofa piano e voce che lascia spazio ad una seconda parte più ritmica e decisa, per poi culminare con l’esplosione del secondo ritornello della voce di Antonio.

Sai che cosa penso,

Che non dovrei pensare,

Che se poi penso sono un animale

E se ti penso tu sei un’anima,

Ma forse è questo temporale

Che mi porta da te,

E lo so non dovrei farmi trovare

Senza un ombrello anche se

Ho capito che

Per quanto io fugga

Torno sempre a te

 

Che fai rumore qui,

E non lo so se mi fa bene,

Se il tuo rumore mi conviene,

Ma fai rumore sì,

Che non lo posso sopportare

Questo silenzio innaturale

Tra me e te

 

E me ne vado in giro senza parlare,

Senza un posto a cui arrivare,

Consumo le mie scarpe

E forse le mie scarpe

Sanno bene dove andare,

Che mi ritrovo negli stessi posti,

Proprio quei posti che dovevo evitare,

E faccio finta di non ricordare,

E faccio finta di dimenticare,

Ma capisco che,

Per quanto io fugga,

Torno sempre a te

 

Che fai rumore qui,

E non lo so se mi fa bene,

Se il tuo rumore mi conviene,

Ma fai rumore sì,

Che non lo posso sopportare

Questo silenzio innaturale tra me e te

 

Ma fai rumore sì,

Che non lo posso sopportare

Questo silenzio innaturale,

E non ne voglio fare a meno oramai

Di quel bellissimo rumore che fai

 

Dopo un’intima strofa piano e voce, in cui le prime parole cominciano a fare un soffice “rumore”, come fossero pensieri che cercano espressione, il pezzo si apre con potenza sull’inciso che, come in un’onomatopea, evoca e libera pienamente il significato della canzone e in cui la voce lancia decisa un messaggio tra elementi orchestrali mescolati ai synth. La seconda strofa accoglie una ritmica decisa che si incastra con liriche incalzanti che culminano con l’esplosione del secondo ritornello, in cui all’apice emotivo della voce, risponde un arrangiamento da wall of sound. Lo special è evocativo e sembra quasi di vedere le immagini di un vissuto lontano che si mescola alle sensazioni del presente. La ripresa del ritornello finale porta a un improvviso svuotamento in cui la voce si fa strumento e, dialogando col piano, ci conduce verso un finale sospeso che sa di attesa, di orecchio teso ad ascoltare. Il brano è un invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità, a farsi sentire, a non soffocare nel silenzio delle incomprensioni, del non detto, dove muore ogni umanità. È un atto di ribellione che ha l’amore come finalità, nel senso più ampio possibile.

Quando un artista scrive una pagina della storia della musica forse ne è consapevole o forse no e noi magari ce ne rendiamo conto solo dopo molti anni.

Sicuramente questa canzone di Diodato continuerà a fare rumore negli anni a venire.

Foto di copertina di Giuseppe Gradella