"Dentro le cose" l'ultimo album de Gli Amici dello Zio Pecos. Intervista

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Nelle canzoni de Gli amici dello Zio Pecos ci sono scorci della società moderna, quella che a volte sta un po’ troppo sopra le cose e vede tutto superficialmente o, d’altra parte, quella che quando prova ad affrontare un tema, entrandoci nel vivo, rischia di fare il contrario, subendo la realtà e finendo sotto le cose. Una società confusa.

"Dentro le cose abbiamo trovato la semplicità". Per Gli Amici dello Zio Pecos abbiamo intervistato Francesco Zagaglia che ci ha presentato il loro ultimo album.

Parafrasando il titolo dell'album "Dentro le cose", vi siete fermati a guardare dentro le cose e che cosa avete trovato?

«Dentro le cose abbiamo trovato la semplicità. Molto spesso nei social, in questo mondo moderno, viene pubblicata una parte superficiale o a volte uno si prefissa degli obiettivi molto, molto lontani, nobili per carità, ma molto difficili anche da eseguire: “salvare il mondo”, quando magari non si occupa delle cose piccole, per esempio, salvare se stessi dalla noia, leggendo un libro al mare, parlare con se stessi nella solitudine. Sembrano cose di poco valore ma, in realtà, abbiamo visto che sono quelle che servono veramente, che ti muovono per fare cose più grandi, bisogna partire da quelli».

In “Inferno” parlate della cosidetta friendzone citando il III Canto dell'Inferno di Dante, ritrovandovi appunto all'Inferno. Il brano inizia con dei versi strani che, probabilmente, saranno i versi degli Ignavi che sente Dante e vi ritrovate poi anche con Virgilio e Caronte sulle rive del fiume Acheronte. Mi incuriosiva capire questo abbinamento dell'Inferno di Dante con un rapporto di confusione amorosa...

«Benissimo, ci fa molto piacere questa domanda. Innanzitutto parte da lì, solo perché il malcapitato, che magari vive una friendzone, ama lei, ma lei lo vede come un amico, vive una situazione come di inferno. Questa è la prima cosa per cui ci ha fatto iniziare la canzone così, poi tutto l'album, ha dei riferimenti all'adolescenza. Un brano s'intitola “Giovane” un altro “Novantasei”, e richiama proprio l'anno 1996, epoca in cui eravamo adolescenti e in “Inferno”, magari a parlare è un ragazzino che sta studiando Dante a una scuola superiore e abbiamo visto un'immagine di lui persa tra lo studio dei libri e una friendzone e abbiamo mischiato un po' l'Inferno di Dante con la sua situazione amorosa d'inferno».

Riusciamo a trovare un elemento in comune a tutte le canzoni del vostro album o sono dieci canzoni che ci raccontano dieci storie differenti?

«Sicuramente sì, sono dieci storie differenti che fanno parte tutte della stessa vita, della nostra vita che viviamo e scorci di esistenza che noi abbiamo visto. Canzoni un po' più tristi e altre un po' più dirette, altre più leggere, ma abbiamo trattato tutti gli argomenti con un po' di leggerezza. Non abbiamo appesantito i toni e dove l'abbiamo fatto è stato con ironia, come in “Inferno” una situazione di inferno. Abbiamo deciso di trattare diversi argomenti della nostra vita, ma trattandoli con leggerezza, non con superficialità, ma non appesantendo troppo gli argomenti perchè si tratta di canzoni e, secondo noi, la musica deve divertire, non essere comica ma intrattenere, deve divertire rimanendo comunque piacevole».

Un'altra canzone che mi ha incuriosito molto è Merda perchè si parla di amore. Come vi è venuta quest'idea di parlare d'amore in una canzone chiamata Merda?

«Beh, innanzitutto è provocatorio, ci siamo immaginati un protagonista che viveva una situazione particolare d'amore, magari era un po' che non trovava la sua anima gemella o che non s'innamorava di una ragazza e il messaggio è questo, il mondo diventa brutto senza l'amore e, allora, uno non trova neanche nel lessico la parola giusta per esprimere qualcosa di bello, non gli viene in mente nessuna frase positiva e anche un po' una critica al mondo di oggi che, da solo input negativi, siamo abituati sempre a parole un po' legate alla negatività e quando poi ad uno gli capita una cosa bella, non sa nenache come esprimersi, sa solo dire è il contrario di merda, è il contrario del brutto, questa è stata la provocazione».

Per quanto riguarda “Umilissimo” potremmo vederla anche come un eccesso di consapevolezza in se stessi?

«Questa è molto profonda come domanda. Potrebbe essere così, in realtà, questa è la canzone più sbarazzina dell'album. Abbiamo visto qualcuno che a volte è un po' troppo pieno di sé. Sì l'eccesso è quello lì, è talmente pieno di sé che lui si sente umilissimo. Il paradosso talmente umile che usa il superlativo per descriversi».

Voi cantate, infatti, “esiste solo una verità, la mia”...

«Il protagonista della canzone diciamo ha molte certezze (ride)».

Siete musicisti, quindi, c'è stata da parte vostra una ricerca nella musica del passato italiana o internazionale?

«Assolutamente sì, abbiamo attinto dai grandi del passato, non escludiamo nessuno, non siamo quelli o Beatles o Rolling Stones. Ci piace un po' di tutto e quello che si ascolta nel disco, lo posso sentire nel live, infatti, nel disco gli strumenti vengono suonati insieme, alcuni vengono messi dopo. I sintetizzatori sono sovraincisi, ma dal vivo abbiamo proprio un uomo in più per mettere i sintetizzatori, infatti, siamo cinque anziché quattro per rispecchiare i suoni. Per la ricerca, ti do ragione, perchè c'è una ricerca anche dei suoni per cercare di stare un po' nella poesia della musica vera, suonata, ma anche mettere qualcosa di moderno, come con l'uso dei sintetizzatori per rendere questa musica attuale. Il compromesso, ovviamente, è sempre molto difficile, come lo è accontentarsi anche da parte nostra che componiamo. Non sei mai contento però, a un certo punto, bisogna chiudere il disco, trovare la giusta via di mezzo e mandare le proprie idee».

Progetti futuri, promozione, concerti. Che cosa state programmando?

«Stiamo suonando live, abbiamo degli appuntamenti per tutta l'estate e, per fortuna, siamo abbastanza pieni. Siamo già in studio per realizzare un album nuovo, proviamo a mettere nero su bianco le idee che avevamo in cantiere.  Non ultimo, c'è un brano di questo album “Officina” che non abbiamo tanto considerato, però nel concorso di Musicultura a Macerata è stato molto apprezzato, per cui adesso ci siamo messi sotto a fare il video di questa canzone e sarà il prossimo imminente progetto che non era previsto, ma la canzone è stata molto gradita, quindi, ci piace esprimerci con un video, anche perché il mondo moderno richiede anche molto l'impatto visivo, forse il solo file audio non basta più. Oggi la musica oltre che ascoltata viene anche vista».

A me piace abbinare la musica alla cucina. Ti chiedo, quindi, se voi foste un piatto che piatto sareste e perché?

«Allora abbiamo parlato di semplicità, quindi, in questo caso, ci vedrei un aglio, olio e peperoncino (ride)».

Però in un piatto semplice si potrebbero nascondere delle difficoltà...

«È vero, siamo d'accordo, anche qualche canzone è composta da quattro accordi. Tutti quanti abbiamo studiato chi, pubblicamente, nei conservatori chi, privatamente, musica, ma abbiamo visto che trovare qualcosa di carino, con i semplici quattro accordi, delle belle canzoni, quelle di una volta, è veramente difficile, quindi, ad uno spaghetto aglio e olio ,per provocazione, ci abbinerei, come abbiamo fatto con la canzone Merda, del peperoncino sopra che va un po' a scuotere (ride)».