Daniele Vavassori aka "Vava77". Intervista

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Un giorno leggevo in una Instagram story un artista che diceva di "non prendersi sempre troppo sul serio". L'ironia è quell'elemento essenziale che nella nostra vita non può non esserci. Oscar Wilde disse che "L’umanità si prende troppo sul serio. È il peccato originale del mondo. Se l’uomo delle caverne avesse saputo ridere, la Storia avrebbe seguito un altro corso."  Ed allora perchè non cercare l'ironia anche nella musica? Daniele Vavassori, aka Vava77 ha fatto diventare l'ironia parte integrante della sua arte. Vava77 ci ha presentato il suo nuovo inedito "Se me la dai", che promette di contagiarci al ritmo della Disco Music dei Bee Gees, e si è raccontato alle nostre pagine.

Tra le tue peculiarità c'è sicuramente la riscrittura in chiave ironica dei testi delle  canzoni, ma come avviene il processo di riscrittura, sei tu che scegli le canzoni o sono le canzoni stesse che te ne suggeriscono la riscrittura, magari alcune canzoni hanno delle sonorità che si prestano meglio di altre a determinati argomenti?

«Il processo di scrittura avviene in modo molto spontaneo partendo proprio dai miei gusti musicali. Se c'è una canzone che mi piace o mi ricordo di un pezzo che è stato un tormentone o anche una canzone storica, allora si accende la lampadina. In primis, deve piacermi la canzone e da lì poi comincio a riflettere e lavorare sulla metrica, perchè la metrica è importantissima, nel senso che devi poter incastrare le parole. Solitamente, dal ritornello o da una frase in particolare che mi colpisce, comincio a lavorare anche sulle assonanze».

Ti senti un riscrittore di testi impegnato, quali argomenti culturali ti piace trattare maggiormente?

«Non c’è nulla o quasi di intenzionalmente culturale in ciò che faccio, è quasi sempre istinto. A volte parlo di argomenti che mi stanno a cuore, magari a livello sociale. A volte è puro delirio e divertimento, un gioco».

Tra l'altro, tu scegli canzoni non proprio facili da riscrive e reinterpretare, ho ascoltato canzoni dei Queen, dei Bee Gees. Se Me la dai è la tua ultima canzone, riprendendo appunto Stayin' Alive dei Bee Gees, che promette di essere tra le grandi Hit estive. Quest'estate si ballerà sui ritmi di fine anni 70, vacillerà il trono delle regine dell’estate?

«I tormentoni estivi sono spesso deprecabili, dal punto di vista autoriale, in quanto magari ricalcano quei cliché che li rendono così di massa, ma c’è da dire che in alcuni casi sono uno spasso, se non altro da ’smontare’ come faccio io e da prendere un po’ in giro. Per quanto riguarda i mostri sacri, invece, la sfida è proprio quella di rendere omaggio a modo mio a quelli che considero veri e propri pilastri. Quando faccio questo, l’intento è sempre celebrativo, mai offensivo, nonostante il registro sia spesso sopra le righe».

Quali grandi cantautori o gruppi della musica italiana ti hanno accompagnato nella tua crescita musicale? Mi vengono in mente gli Squallor, Federico Salvatore, Tony Tammaro, gli Gnometto Band…

«Può sembrare strano, ma i miei ascolti sono sempre stati ’seri’. Non ho mai ascoltato band demenziali, come quelli che citi nella domanda, solo una brevissima fase in cui ho canticchiato qualcosa di Elio e le storie tese (che apprezzo molto), ma generalmente ho sempre ascoltato band o musicisti dal repertorio inedito definibile come ’standard’ e quasi tutti del panorama internazionale, pochissime influenze a livello italiano. Questi alcuni tra i miei preferiti: Beatles, Queen, BeeGees, Lionel Richie, Billy Joel, Elton John, Joe Cocker, John Mayer, Sinatra. Mi piace la musica suonata bene e apprezzo il bel canto».

Se me la dai è accompagnata da un video che avete curato nei minimi dettagli, nulla è lasciato al caso, neanche l'outfit. Rimanere in qualche modo vicino all'originale rende tutto più credibile?

«La formula in cui credo è proprio quella di fare rivivere, a chi guarda e ascolta, proprio l’atmosfera originale, accorgendosi qua e là che qualcosa non quadra per colpa dei testi (ride)».

Qual è  stata la prima canzone che hai riscritto e quale era l’argomento?

«La primissima canzone è stata Orobian Rhapsody, rifacimento del celebre brano dei Queen. Col senno di poi mi sarebbe piaciuto affrontarla adesso, con accorgimenti più dettagliati, frutto di qualche anno in più di esperienza».

Nelle tue riscritture parli di vita vissuta, di tue esperienze?

«A volte sì, a volte no. Ci sono quasi sempre cose che ho visto accadere e che magari rimescolo a istinto».

Canzoni e anche doppiaggi di alcune scene di film, possiamo aspettarci un doppiaggio di un intero film?

«Il doppiaggio di un intero film mi è passato per la testa più volte. Sarebbe un’impresa a dir poco immensa da gestire e credo che l’unica strada sarebbe quella della traduzione fedele, sostituendo soltanto la lingua. In quel caso, una proiezione in una sala cinematografica sarebbe d’obbligo, magari sottoforma di evento, ma credo rimarrà un sogno nel cassetto per via della quantità di lavoro».

A quale canzone stai lavorando adesso e quali sono i tuoi progetti futuri?

«C’è una canzone che sto ‘massacrando’ con dei grandissimi musicisti, ma di più non posso dire. Nessun progetto a lunga scadenza, navigo a vista, come sempre».

Dei tuoi sfottò si è mai offeso qualcuno, hai mai ricevuto lamentele?

«La gente non si offende; vuole farsi sentire. A volte da dietro la tastiera partono lusinghe e commenti costruttivi, a volte critiche costruttive, altre volte vere e proprie cattiverie. È curioso quello che può far scaturire una semplice parodia nella testa di alcune persone. Nello stesso video trovi il giorno e la notte sottoforma di commenti e capisci quanto si può essere diversi. A volte c’è da divertirsi nel leggere anche i commenti più atroci. Si capisce la potenza della rete in tutte le sue forme».

A me piace abbinare la musica alla cucina e, quindi, ti chiedo se tu fossi un piatto che piatto saresti e perché?

«Bellissimo questo tuo abbinamento! io credo che sarei un piatto esotico speziato. Una cosa che ti resta addosso qualche giorno, buono per te che lo mangi, ma non sempre piacevole per gli altri che ti stanno accanto».