"Bisogni Primari" è l'ultimo inedito di Roberta De Gaetano. Intervista

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“Bisogni primari” (Orfeodischi/Distrokid) è il secondo singolo della cantautrice siciliana Roberta de Gaetano. Il brano, caratterizzato da sonorità pop e dalla presenza di sintetizzatori analogici che rimandano a scenari anni ’80, è prodotto dal cantautore e produttore siciliano Toti Poeta. È prevista l’uscita di un singolo ogni mese fino a novembre, periodo in cui partirà un intenso tour autunnale.

Roberta De Gaetano ci ha presentato il suo ultimo brano "Bisogni Primari" e si è raccontata alle nostre pagine.

Partiamo dal tuo ultimo inedito, Bisogni primari, cosa ci racconti in questa canzone?

«Questa canzone è una rivalutazione dei nostri bisogni primari, tutto quelli che ci fanno vivere, ma in questa canzone dico non bastano e metto alla pari altri bisogni altrettanto importanti quali la libertà di pensiero e comunque tutto ciò che ci fa stare bene».

Leggevo che ti rifai a scenari della musica anni ’80, ma ci sono degli artisti ben precisi che ti hanno ispirato per questa canzone?

«Effettivamente, con la mia produzione, abbiamo studiato delle sonorità e abbiamo notato che in queste sonorità mi rispecchiavo molto e, quindi, abbiamo portato avanti questo filone anni ’80, ma non c’è un artista in preciso».

La canzone è accompagnata da un video, hai dato anche tu dei suggerimenti?

«Il video della canzone tratta di un inseguimento rocambolesco con finale a sorpresa e il mio partner è mio fratello Andrea De Gaetano. È stato molto complicato trovare un’idea che ci piacesse e alla fine il produttore ha avuto questa fantastica idea di farmi correre a luglio (ride). Abbiamo trovato macchine bellissime, ma senza aria condizionata (ride). Non poteva essere una mia idea (ride), ma ho capito che, comunque, era una bella idea».

Mi ha incuriosito un aspetto di questa canzone e lo voglio collegare con una tua altra canzone “Non è vero”. Tu inizi Bisogni Primari dicendo “non ho più voglia di…” sono negazioni, ma che in realtà ci dicono quello che tu vuoi realmente...

«Esatto, è una negazione che afferma quello che non mi sta più bene, è una mia presa di posizione. Non è stata una cosa pensata e voluta, ma quando immagazzini nella mente, poi ti escono da sole. Non avevo mai pensato a quello che mi hai detto però è vero (ride). Adesso che mi ci fai pensare, anche in altre canzoni ci sono delle similitudini».

Tra i brani che hai scritto e che verranno pubblicati possiamo trovare un elemento in comune?

«Sì, l’elemento in comune sta nel linguaggio delle canzoni che parleranno di miei pensieri personali e tematiche sociali, ma prevalentemente parlano di me. Sicuramente avranno anche un collegamento da un punto di vista musicale».

Come scrivi una canzone, scrivi pagine e pagine e poi, ad esempio, scegli solo venti parole, ma che siano funzionali alla canzone?

«Sì, questo l’ho fatto al CET, la scuola di Mogol, e lì ci hanno spiegato varie tecniche tra cui partire da una melodia già fatta e poi su questa scriverci un testo. Questo sicuramente è il metodo più difficile. I pezzi che ho scritto non sono stati cercati, sono venuti fuori da soli suonando la chitarra. Succede sempre quando attraverso momenti particolari della mia vita. “Non è vero”, per esempio, è nata in macchina mentre stavo guidando e mi sono venuti in mente melodia e testo e le ho registrate in una nota vocale».

A me piace abbinare la musica alla cucina e, quindi, ti chiedo se tu fossi un piatto quale saresti e perché?

«Sicuramente sarei il mio piatto preferito che è pasta con speck, gorgonzola e radicchio».