Lo Sputnik tour di Luca Carboni a Napoli. Recensione

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«Siamo segni del tempo, siamo un paese una democrazia, io e te siamo milioni, secoli e generazioni con un'utopia…» inizia con queste parole lo Sputnik tour di Luca Carboni approdato a Napoli il 26 ottobre scorso alla Casa della Musica grazie alla Veragency. Segni del tempo è una traccia dell’album “...le band si sciolgono” (2006) e dà il titolo anche a un meraviglioso libro del 2007 edito da Aliberti in cui Luca Carboni si racconta a Massimo Cotto.
Una bellissima scenografia con un grande video wall sullo sfondo che manda immagini digitalizzate ed è proprio con “Amore digitale” che continua con la sua energia questo live, un amore oramai ridotto a emozioni virtuali “Ho collegato la wi-fi col cuore”, brano che fa parte del suo ultimo nuovo album Sputinik. 
Terzo brano è “Il tempo dell’amore” inedito incluso nella fortunata raccolta uscita nel 1999. 
Nel nuovo album Sputnik Luca Carboni ha voluto fortemente delle collaborazioni con altri cantautori, come Calcutta, Dario Faini, Federica Camba o Alessandro Raina autore anche della canzone “I film d'amore”.

               
«É sempre una grande emozione esser qui a Napoli, i tour sono un viaggio bellissimo che ci portano spesso in posti in cui non siamo mai stati ed è bello scoprire posti nuovi, gente nuova, palchi nuovi, locali nuovi, affetto nuovo ed è davvero emozionante, ma è ancora più emozionante quando si torna in posti cui ci si sente a casa e qui a Napoli, alla Casa della musica appunto, è davvero bello avervi qui, buon concerto!»
Così Luca Carboni saluta il pubblico napoletano e attacca con “Io non voglio”, altro brano da Sputnik che ha come autore anche Calcutta
Segue “L'amore che cos'è” dall’album Carboni (1992), l’amore che invade senza darsi tante spiegazioni e abbandonarsi completamente a esso. Dopo arriva un’altra canzone da Sputnik, “2”, un numero che, forse, dà la spiegazione alla canzone precedentemente cantata:«Tutto quello che ho, Non è una vita sola, Non lo è stata mai, Non è un amore solo, Non lo è stato mai. É 2, noi 2

                                           
«C’è una canzone che segna ancora di più il concetto di viaggio nel tempo ed è il rapporto che c’è tra padre e figlio, ne parlavo prima qui con altri padri. Ci rendiamo conto, praticamente, che viviamo gli stessi minuti, le stesse ore, ci telefoniamo, siamo in diretta, ma siamo in epoche diverse e questo è raccontato nella canzone che s’intitola L’Alba.» Con queste parole Luca Carboni presenta un’altra canzone da Sputnik. 
Bologna è una regola”, secondo bellissimo singolo del fortunato album Pop-up (2016) premiato nella categoria Album Oro ai Wind Music Award, cui Luca Carboni descrive l’amore per le sue radici, trasformando storie quotidiane in veri inni e Luca dice di questa canzone: «Non ci sono solo io dentro questa canzone, ci trovo davvero tante altre vite, altre generazioni, altre storie, tante altre facce.».
Continua questo meraviglioso con “Sputnik” e “Ogni cosa che tu guardi” altri due brani tratti dal suo ultimo album.

                 
E poi arriva una canzone simbolo della carriera di Carboni, “Il mio cuore fa ciock!” che dopo averla cantata dice:
«Grazie Napoli, ci tengo a ricordare un sito che, adesso è difficile annotarsi, www.ilbattitodelcuore.it cui c’è la possibilità di vedere “Il mio cuore fa ciock!”, un video molto bello che abbiamo realizzato durante la settimana internazionale del cuore. Abbiamo riarrangiato la canzone e cantata insieme a degli amici che hanno avuto dei problemi un po’ importanti di cuore, d’ictus, che, però, si stanno riabilitando. Hanno formato un coro ed è venuta una cosa che mi è rimasta dentro. Spero che quest’informazione possa servire a qualcosa, se riuscite andato a vederlo, è una versione non così ricca, ma molto più rarefatta.»
E prosegue presentando il siparietto acustico: «A volte si riflette un po’ su come nascono le canzoni, a volte me lo chiedono ed io sono l’ultimo a saperlo come nascono. Ho sempre invidiato, ammirato e cercato di imitare a volte, soprattutto da ragazzo, quelli molti sicuri di sé con molte certezze, invece,  io avevo molte insicurezze, dubbi, incertezze, domande e, forse, mi sono detto che le canzoni nascono soprattutto, almeno per quanto mi riguarda, dalle domande più urgenti, forse anche quelle più illuminanti o semplicemente quelle più disperate e più o meno nascono così, non tutte, voglio invitare sul palco un pezzettino della band Fulvio Ferrari e Vincenzo Pastano.»

            

Così inizia la parte acustica del concerto con sintetizzatore e chitarra presentando canzoni che fanno parte dell’immaginario collettivo della musica italiana, la sua voce non è mai stata perfetta, ma rimane distintiva: “Farfallina”, “Gli autobus di notte”, “Stellina (dei cantautori)” e “Silvia lo sai” che fanno parte dell’album Luca Carboni, 1987, tranne Stellina, tratta dall’album LU*CA (2002) e su Silvia, nella seconda strofa, rientra tutta la band.

Poi arriva il primo singolo estratto da Pop-up (2015) “Luca lo stesso” scritto con Dario Faini e musicato da Tommaso Paradiso (The Giornalisti), brano premiato come Singolo di Platino ai Wind Music Award 2016.
 A questo punto Luca presenta e ringrazi tutti quelli che lavorano con lui dai tecnici audio a quelli luci e prosegue con “Prima di partire”, altro brano da Sputnik e dopo arriva la grande “Inno nazionale” che tra luci bianche, rossi e verdi il pubblico napoletano si scalda ancor di più e si alza tutto in piedi, sì perché stranamente era un concerto seduto. 
Inno nazionale, tratto dall’album Mondo world welt monde (1995) è accompagnato anche da un bellissimo video per la regia di Alex Infascelli e di questo brano c’è anche la versione spagnola tradotta da Miguel Bosè.

In quest’ultimo segmento Luca Carboni presenta dei brani musicati in versione dance, cambiamenti che spesso Luca ha avuto nella sua carriera, per abbracciare più persone, soprattutto i giovani fruitori di musica, e comincia con “10 minuti” (Pop-up 2015) in verisone originale che fa ballare tutti e che poi sconfina nella canzone dei Red Hot Chili Peppers, Give It Away.

                  
Lo spettacolo di quasi due ore è stato una lezione di narrazione magistrale presentando i suoi successi che perdurano nel tempo, come “Ci vuole un fisico bestiale”,  singolo tratto dall'album “Carboni (1991)” registrata poi anche in duetto con Jovanotti e inserita nell'album “Fisico & politico “.
Un altro segmento ancora più scatenante è il dj set con Gino Latino con una serie di brani strepitosi Mare mare (Carboni, 1992), Una grande festa (Sputnik, 2018), Fragole buone buone (…intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film, 1984) e Vieni a vivere con me (Luca Carboni, 1987), per garantire al pubblico di andarsene con i volti sorridenti e impazziti di felicità, ma anche Luca, ai saluti finali, era visibilmente contento e felice del calore del pubblico napoletano e di aver regalato una grande performance live.