«Il meglio è stato il disinteresse nei miei confronti da parte di chi poteva chiudermi qualche porta». Intervista a Simone Schettino al Cilea con "Fondamentalmente Show 2.0"  

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«Il meglio è stato il disinteresse nei miei confronti da parte di chi poteva chiudermi qualche porta». Intervista a Simone Schettino al Cilea con "Fondamentalmente Show 2.0"  

Dal 28 marzo al teatro Cilea di Napoli arriverà Simone Schettino con il suo divertentissimo e irriverente spettacolo  "Fondamentalmente Show 2.0" per la regia di Vincenzo Liguori, con la partecipazione straordinaria di Francesco Mastandrea e con Annalisa Barbato. Live band con Federica Celio e i Luna Nova.
Coreografie di Anna Malinconino e Naomi Bonanno con la supervisione di Fabrizio Mainini, nel corpo di ballo dello spettacolo ci sono anche due ballerine selezionate tra le allieve del Cilea Academy. Le musiche di Frank Carpentieri. Produzione: Tunnel 
«In "Fondamentalmente Show 2.0" si ride e anche tanto, basta essere disposti a ridere di se stessi.» (dalle note di regia).
I tuoi spettacoli sono diversi da settimana in settimana…
«Lo stesso spettacolo o lo stesso titolo è aggiornato giocoforza, anche perché una volta si diceva ne passerà di acqua sotto i ponti, ora manco più i ponti stanno resistendo, diciamo la verità questa nazione sta cadendo a pezzi. Di giorno in giorno i problemi del Paese cambiano, aumentano, come anche quelli personali, ed è chiaro che lo spettacolo riguarderà sempre l’attualità e un problema trattato oggi, tra otto mesi comunque è superato, non perché irrisolto, ma ne saranno sopraggiunti altri.» 
Sei un baluardo della comicità a livello autoriale, i giovani di oggi sono affascinati dai talent, ma di talento se ne vede poco in giro. Qual è il tuo punto di vista?
«Mai ispirarsi a qualcuno, anche se è un tuo idolo, un tuo mito, rischi sempre di diventare la brutta copia. Soprattutto i mammasantissima in questo settore, quando sento dire “Sembra l’erede di”, no, per me è già sminuire sia il mammasantissima sia il nuovo artista, perché significa che è la copia di, allora, lasciamo stare i numeri uno dove stanno, e soprattutto, che ognuno abbia qualcosa di suo, di originale e abbia il coraggio di sperimentare, poi è chiaro, va bene o non va bene, quello è un terno al lotto, ma cercare di ricalcare le orme di qualcuno, perché così si va sul sicuro, alla fine sei solo una brutta copia.»
Solitamente quanta improvvisazione c’è nei tuoi spettacoli?
«Dipende sempre dal contesto, se succede qualcosa va benissimo, ma se deve essere forzata, no. Molte volte c’è anche un’improvvisazione “studiata”, che non ha niente a che vedere con l’improvvisazione stessa. Spesso si va a colpire qualcuno tra il pubblico, già avendo, però, un cliché di battute prestampate, basta trovare solo il personaggio, è quella non è più improvvisazione. Se succede qualcosa bene venga, come ad esempio, spesso capita che, a un quarto d’ora dall’inizio dello spettacolo, entra qualcuno ed è un fatto odioso, perché è come se durante una partita dopo il primo quarto d’ora, l’arbitro dice: “Uagliù, fermatevi un momento si stanno riempiendo i distinti”. Non è possibile durante un’azione, a teatro succede. Allora, a quel punto, o t’incazzi dentro e la rivolti in modo comico, perché a noi artisti non è concesso e anche giusto così, incazzarsi sul palco, o “schiattammo ‘a dinto!” (Scoppiamo di rabbia dentro)».
Alcuni teatri fanno entrare in galleria chi della platea arriva in ritardo, oppure lanciamo una petizione ai teatri “Porte chiuse a spettacolo iniziato”…
«Va benissimo, anche se fino ad oggi sono state fatte migliaia di petizioni e nessuna è servita, lanciamo anche questa e campiamo di petizioni.»

                     
Hai subito mai dei problemi o critiche negative per quello che dici durante gli spettacoli?
«In verità, non se ne sono mai fregati. Penso che la cosa positiva, sotto questo punto di vista, sia di essere trascurato, s’interessano poco oppure pensano che quello che dico non arriva fino in fondo, ed è meglio così perché mi ha concesso, nonostante abbia superato i cinquant’anni, di continuare a dire quello che volevo, quindi, non ho mai trovato le porte chiuse. Il meglio è stato il disinteresse nei miei confronti da parte, invece, di chi poteva chiudermi qualche porta.»
Non è per piaggeria, ma tu sei “unico” nella tua comicità… 
«Ritorniamo al discorso di prima, a me non è che non piacciono altri comici, anzi, quelli che sono i numeri Uno, in generale, li riconosco anch’io, sono cresciuto con loro, ma guai a prendere ispirazione dai mostri sacri. È meglio avere delle defaillance personali, piuttosto che emulare i grandi.»

Domanda banale, qual è il tuo segreto della tua comicità?
«Mi rendo conto superata una certa età, non puoi essere identificato tra i giovani di oggi come un mito o un artista da seguire, è vero anche che, per l’adolescente di oggi, la comicità è tutta un’altra cosa. Il web ha creato altri tipi di situazioni, addirittura in modo negativo, e ha stancato pure perché quando vieni bombardato da cose comiche, non si vede più la qualità o meno, a un certo punto, devi staccare la spina e dire:”Basta! Non ne voglio sapere più”. Questo è l’effetto che sta facendo, però sono dei corsi e ricorsi storici, come attualmente c’è un po’ di flessione, interesse nei confronti della comicità, così tornerà, è sempre successo.»