25 anni dalla morte di Federico Fellini

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25 anni dalla morte di Federico Fellini

25 anni fa, il 31 ottobre 1993, moriva a Roma il più grande regista di tutti i tempi: Federico Fellini.
In quest’articolo non parleremo dei suoi 5 Oscar, di cui uno alla carriera, né dei suoi film, né del suo rapporto con la moglie Giulietta Masina, neppure del  suo alter ego Marcello  Mastroianni, né del mitico Studio 5 di Cinecittà, dove fu allestita la camera ardente e neppure della difficoltà di reperire fondi per realizzare i suoi film-sogni. 

Parleremo di Federico Fellini e di Toulouse –Lautrec, ricordando un’interessantissima mostra, tenutasi nel 2003 a Roma, nel complesso del Vittoriano e curata da Alessandro Nicosia.
I punti di contatto tra queste due grandi personalità del mondo della cultura sono molteplici ed anche le analogie storiche sorprendenti.
La Parigi di Toulouse-Lautrec di fine ‘800 è concentrata sullo sforzo di recuperare una sua  identità culturale dopo l’amara sconfitta di Sedan; la Roma di Federico Fellini è quella del dopoguerra che deve dimenticare le ferite profonde e dolorose del ventennio fascista e gli orrori del conflitto mondiale. 
Parigi si rinnova con la Belle Epoque, con una fioritura di artisti incommensurabili tra i quali spicca Toulouse –Lautrec, Roma con la Dolce Vita che segna un momento di grandi cambiamenti per la Città Eterna, immortalati nell’omonimo film del grande regista riminese.
Ma i punti di contatto non terminano qui. Ne possiamo trovare almeno altri due: l’amore per le donne o meglio l’universo femminile e il circo.


Il tema delle donne lega profondamente i due artisti. Toulouse-Loutrec, ritrae quelle  “appassite” del Moulin Rouge: la Goulue (che lo chiamava affettuosamente “l’ometto peloso” o “il mio omino”), Jane Avril, Yvette Guilbert e una miriade di prostitute ritratte nei loro momenti più intimi tra un cliente e l’altro; Fellini quelle dalle forme giunoniche  come Anita Ekberg  ne “La Dolce Vita", o quelle sofferenti  e minute come Gelsomina o ancora  Cabiria, Sylvia, Gradisca….
Fellini dice:«A me sembra di aver fatto sempre e soltanto film sulle donne. Io mi sento completamente arreso alle donne, sto bene unicamente con loro: sono mito, mistero, diversità, fascino, tensione di conoscenza, sguardo per vedere te stesso. Sono tutto, le donne. Mi sembra che, col suo alternarsi di luce e oscurità, d’immagini che appaiono e spariscono, il cinema stesso sia donna. Come in un ventre di una madre, stai al cinema, fermo e raccolto, immerso nel buio, aspettando che dallo schermo t’arrivi la vita…».
Altro tema centrale d’ispirazione per entrambi è il circo, o meglio il mondo circense. Essi trasferiscono nei personaggi caratteristici di quell’ambiente ovvero clown, acrobati, domatori, incantatori di serpenti, lanciatori di coltelli, trapezisti, cavallerizzi, la loro sfrenata fantasia e inesauribile creatività.

                      
Toulouse-Lautrec andava spesso ad assistere a spettacoli circensi come lo stesso Fellini. Entrambi sono attratti da quel mondo, dove tutto diventa possibile: tripli salti mortali, piroette su una sola gamba, battute intrise d’ironia e di ferocia, allegria carnascialesca e… malinconia.
Piccoli circhi a conduzione familiare dove le ballerine danzano con calze sfilate alla flebile luce di un unico riflettore, Augusti che suonano tristi nenie alla tromba, pagliacci con poco cerone sul volto rigato di lacrime…
Toulouse –Lautrec andava al piccolo circo Fernando accompagnato dal suo primo insegnante di pittura, un certo Princetau, Fellini al Circo Orfei dove conosce la Moira
Fellini lega l’arte circense al cinema.  «Vivere con una troupe che sta realizzando un film, non è come la vita del circo? Artisti stravaganti, muscolosi operai, tecnici, specialisti estrosi, donne belle da farvi svenire, sarti, parrucchieri, gente che viene da tutte le parti del mondo…».

                                               
Avendo tra le mani il bellissimo catalogo della Mostra  edito da  Skira, ecco un sogno che vorremmo condividere con Vincenzo Mollica, noto critico cinematografico, espresso nel suo articolo “Chissà”:
«Mi ha sempre incuriosito la possibilità di far incontrare persone distanti nel tempo e immaginare le domande che si sarebbero scambiate, l’ironia nelle risposte, la voglia inesauribile di giocare con la vita. Che meraviglia sarebbe stato vedere Toulouse- Lautrec e Federico Fellini nei loro atelier preferiti ovvero i ristoranti dove entrambi, tra una portata e l’altra, riempivano i tovaglioli di facce, di corpi; sentirli parlare di donne e di bugie tra un sogno e l’altro. Chissà come avrebbero reinventato Roma e Parigi con le loro scorribande  e chissà come si sarebbero sporcati di colori, se mai avessero deciso di fare un quadro insieme…».
Grazie  a entrambi ma in particolare al nostro Federico che ci ha condotto con gli occhi di un bambino nel mondo dei sogni  dove tutto può avverarsi, dove tutto si rinnova e resta eterno, incancellabile nei ricordi come lo stesso Fellini.